LATINA- Sono nato in una casa del popolo, si può dire. Benché fossero tutti molto borghesi, buoni studi ottime letture e sicurezza economica dalla loro, gli scaffali della librerie domestiche erano tutto un falciare e martellare di testi, scritti, pamphlet. Carlo Marx, Gramsci, Ingrao, Berlinguer.
Una casa – chiesa del comunismo italiano che, si teneva a precisare, era assai diverso da quello realizzato in Unione Sovietica da Stalin. Sarà, ma crescendo in autonomia e spirito di contestazione mi imbattei in altre letture. Di qui la domanda: “Sì, eravate diversi dalla Russia, ma da quel sistema criminale e sanguinario prendevate una gran quantità di denaro insozzato dalla repressione e dal totalitarismo sovietico: quale differenza?”.
Insomma, l’unica era scindersi da quella unione sacra familiare e farlo alla grande: dunque, mi pensai quale giovane di destra. Insomma, non è che andò benissimo. Troppo liberale e libertario per essere tipo da caserma. Quelli di destra, soprattutto i post fascisti, pensano d’essere impegnati in una guerra civile permanente. Se alzi un sopracciglio, sommessamente operi dei distinguo, sei niente altro che un traditore, una carogna ma che dico, un Badoglio!
A scienze politiche mi imbattei in Carlo Rosselli, Filippo Turati, Pietro Nenni e Bettino Craxi. Capii che c’era, in fondo, uno spazio a sinistra per conservare i valori borghesi nati dall’Illuminismo senza dimenticare quanti fossero rimasti indietro. Un riformismo, una socialdemocrazia che il Partito Socialista Italiano ha incarnato, nella sua autonomia dai comunisti, assai bene nell’Italia degli anni ’70.
Il 1989, con la caduta del muro di Berlino e delle ideologie da esso oppostamente rappresentate ed il 1992, con la “finta rivoluzione” di Tangentopoli, ogni ideologia ha perso il suo senso e la ragione della sua esistenza.
Tuttavia, permangono nel pensiero dell’Uomo dei valori di fondo: riformismo- conservazione, apertura al mondo e alle sue insidie – conservazione e chiusura. Attorno a queste opposizioni si qualifica, oggi, l’impegno politico nel tempo della (post) anti- politica.
Il Partito Democratico, pur nelle contraddizioni che lo hanno attraversato fin dalla sua fondazione, rimane l’unico a chiamarsi “Partito”. Non è indifferente, in un contesto nel quale le forze politiche vivono quasi fosse uno stigma considerarsi, appunto, partiti.
Dunque, la missione del Partito Democratico va ricercata a partire dalla sua denominazione: primato assoluto della Politica nel sistema democratico italiano.
Ecco perché anche a livello locale, qui a Latina, il Pd può e deve interpretare il ruolo di governo come primazia e leadership della politica su una certa tendenza spontaneista e civica trasversale. Riempire, cioè , di contenuto politico le scelte, le linee di indirizzo, le azioni della macchina amministrativa.
Parimenti dovrà ricordarsi, il Pd, che il governo non è il tutto ma una parte del tutto. Si torni a parlare di scuola di formazione politica per giovani e meno giovani che vogliano essere classe dirigente, di cultura, di solidarietà e di attenzione al vasto prezioso mondo dell’associazionismo laico e cattolico.
Le agorà, in sostanza, non dovranno limitarsi ad essere espedienti per nostalgici ed aristocratici baroni della vecchia politica. In questo senso, la riposta più bella alla esternazione del tutto fuori luogo di Massimo D’Alema l’ha offerta Gianni Cuperlo in una bella intervista che potrete leggere su ” Repubblica” di stamane.
Dovranno rispondere, le Agorà, alle ragioni che ho tentato di indicare e credo che in questo senso si muoverà Enrico Letta, la cui azione “centrale” è preziosa garanzia di successo.
Per quel nulla che vale, in data 31\12\2021 ho formalizzato la mia iscrizione al Partito Democratico.
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