LIVORNO – Il Mercato Ittico di Livorno in Venezia versa in un totale stato di abbandono, sporcizia e degrado. L’imponente immobile per la vendita al dettaglio e all’ingrosso del pesce costruito nel 1973 tra il ponte di Santa Trinità e la Fortezza Vecchia, scendendo dallo scalandrone di via della Venezia, presenta il primo brutto spettacolo, ovvero il ristorante abbandonato e omonimo “Il Mercato del Pesce” aperto per 5 anni e adesso chiuso da neanche un mese ma con ancora le strutture fuori e abbandonate. Ci sono le sedie, le insegne e i tavoli, che la notte diventano bivacchi per drogati e sbandati. Col risultato di un mare di spazzatura, bottiglie di birra, cestini stracolmi e fioriere in cui sono esplose le erbacce infestanti. Solo circa dieci metri più avanti gli esercenti dei ristoranti della “Venezia bene” della Movida e del turismo aperti, curati e puliti, confidano: “Confermiamo lo schifo, l’Aamps viene poco e qui facciamo tutto noi, poco più in la la notte è pieno di drogati”. Per fare il giro dell’immobile si può risalire oppure imboccare un vicolo per salire sugli Scali delle Ancore, perché proseguire è impossibile a causa, come se non bastasse, degli operai dell’Enel che hanno transennato l’area. Quindi risaliamo e proseguiamo il giro del Mercato Ittico, saliamo i gradoni e lo spettacolo che ci viene offerto è ancora peggiore. Intanto i miasmi maleodoranti sono fortissimi anche in pieno pomeriggio per la spazzatura. Poi ci sono le erbacce che spuntano numerose e altissime dalle fughe del mattonellato e le aiuole che sembrano abbandonate da anni. Come se la struttura che da questa parte è vista dal suo retro, fosse invisibile mentre invece è l’esatto contrario, data la vicinanza alla Venezia, il quartiere dei locali. Il retro della facciata presenta le porte in legno cadenti, semiaperte e fissate alla meglio per un livello di degrado strutturale irrecuperabile. Poi ci sono crepe nell’intonaco del cemento armato fino alla sommità dell’altissimo tetto a “capanna” e ci sono alcune finestre lasciate totalmente aperte probabilmente anche in caso di pioggia che lasciano intravedere pile di faldoni e di raccoglitori di documenti abbandonati a qualsiasi intemperia. A completare il quadro giacciono alcuni masselli del Porta a Porta dell’indifferenziata dell’Aamps abbandonati accanto alla struttura ma di proprietà e competenza della vicina agenzia di viaggi Austral: “Li mettiamo lì perché sennò da noi veniamo infestati da gabbiani e piccioni” confessano due impiegati appena usciti dall’ufficio. Gabbiani e piccioni ma anche e soprattutto topi di ragguardevoli dimensioni, ci fa il gesto della misura con le braccia un’architetta non livornese di un’altra azienda vicina: “È qualcosa di veramente indescrivibile la sporcizia che c’è, spero che qualcuno prenda provvedimenti, è vergognoso”. Proseguendo il giro della struttura incontriamo sul lato lungo cataste di macerie abbandonate, mobili in disuso abbandonati sul camminamento come in una discarica e un piccolo ingresso chiuso e abbandonato con il campanello staccato. E arriviamo alla facciata, l’unico dei quattro lati dipinti a vernice, il lato da cui si entra ogni mattina presto per l’asta del pesce. I miasmi sono ancora più forti e se la tinta sulle crepe del cemento della struttura da questa parte da per lo meno un’apparenza credibile, sono gli enormi sacchi della spazzatura a decine abbandonati per terra accanto ai cassonetti strapieni a parlare un’altra lingua. “A pulire dovrebbero pensarci le ditte per le pulizie che lavorano qui – afferma un venditore seduto in macchina in attesa del cliente – vengono quando vengono”. Si fa in tempo a guardare anche all’interno ma si vede solo una serie di pannelli, sporco per terra, alcuni tavoli rovesciati un nastro per le segnalazioni di pericolo e in lontanza l’arena in cui si battono le aste del pesce e la situazione all’interno per quanto si può vedere non sembra migliore che fuori, tutto intorno alla struttura, vicino ai gioielli della Fortezza Vecchia e della Venezia, dove chiunque dovrebbe avere il diritto a una passeggiata romantica con un panorama mozzafiato invece di ritrovarsi immersi nel puzzo e nella spazzatura. Mistero e allarme anche per la sicurezza per i bivacchi presso quello che resta del ristorante “Il Mercato del Pesce” abbandonato a fine estate dai gestori: “I vecchi proprietari erano romani e prima di questo avevano il ristorante La Raffineria in viale Ippolito Nievo” affermano dal ristorante più vicino sugli Scali delle Ancore.”. Se invece vogliamo consolarci un po’ da questo quadro negativo nel pieno della Livorno più bella non ci resta che salire sul tetto dove venne realizzata nel 2014 la famosa installazione artistica di Libera Capezzone che verniciò un enorme pesce gigante con la scritta “Lische Squame Coda Amore Libertà”. Lassù a sporcare non dovrebbe arrivarci nessuno.
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