Ferragosto ha seppellito per sempre il dramma e la memoria di Chidera Collins Harrison, il ragazzo nigeriano affogato a Latina Lido la mattina del 14 agosto?
Se lo sono chiesto molte persone. Nei social infatti qualcuno ha scritto….già tutto dimenticato? Già archiviata la morte di questo povero ragazzo e l’abnegazione di quelli che si sono prodigati a salvarlo? I fuochi di artificio della vigilia di ferragosto hanno lavato tutto?
Non credo sia così. La morte di un ragazzo di quindici anni avvenuta lontano dalle proprie radici, dalla propria storia, dagli affetti e che ha troncato la speranza di una vita migliore, segna. E segna molto. Così come ha segnato, per sempre, chi quella mattina si è tuffato subito per tentare quello che poi si è rivelato impossibile.
“Ero appena arrivato in spiaggia, racconta Armando Riccardo, assistente capo coordinatore della Polfer di stanza a Roma. Non mi ero ancora tolto la maglietta. Ho sentito gridare aiuto e ho visto il nostro bagnino correre con il baywatch, la palla di salvataggio che hanno in dotazione per i salvataggi, ed entrare in acqua. Ho lasciato tutti i miei effetti personali in spiaggia e mi sono tuffato anch’io”. Michele il bagnino, un ragazzo biondo e esile, è in spiaggia. Piange da due giorni. Meglio non chiamarlo, mi dicono, perchè sta soffrendo molto.
Siamo al Tortuga, a poco più di un chilometro da Foceverde. Sabato mattina, vigilia di ferragosto, Chidera, le zie e i cugini erano appena arrivati e hanno piantato l’ombrellone nel piccolo lembo di spiaggia libera tra gli stabilimenti Tortuga e Piccola Duna. Chidera entra in acqua. Da solo. Quel giorno il mare era molto mosso. E subito è tragedia.
“Non abbiamo perso un minuto e una volta in acqua, continua il racconto, ci siamo diretti verso le boe, dove ci avevano indicato fosse andato il ragazzo. Intanto era arrivato anche il bagnino dell’altro stabilimento e qualche “spiaggino”. E anche altri, sempre personale dei due stabilimenti, ci hanno raggiunto sui pattini. Ci muovevamo con grande difficoltà. In quel punto il mare si muove a ventaglio, perchè si incontrano due correnti. Siamo andati avanti e indietro per 45 minuti, spostandoci anche verso gli scogli. Ma niente. Non vedevamo nulla. Mentre stavamo per rientrare, uno ha intravisto la punta di una spalla. L’avevamo trovato. Lo abbiamo preso e portato a riva. Ma era già morto”.
L’assistente di polizia fa una pausa. Deglutisce. Poichè siamo rimasti tutti segnati dalla morte di questo ragazzo, rispetto il suo silenzio.. E’ un brutto racconto anche per un poliziotto che ne ha viste e vissute tante sul lavoro. Riprende facendo uno sforzo: “Mi rimane difficile dimenticare gli sguardi dei familiari quando abbiamo portato a riva il corpo del ragazzo e lo abbiamo steso sulla battigia. C’era in loro una dignità e una compostezza unica.”
“Conoscevamo tutti quella famiglia. Venivano sempre qua. Una famiglia molto rispettosa”, gli fa eco il proprietario del Tortuga.
Dicono che in quel momento tutti si sono dati da fare per poter restituire a Chidera quei sogni per cui era venuto in Italia. Era qui per studiare ed era arrivato solo l’anno scorso. Figlio unico, risiedeva a Cisterna, con la mamma. Quella mattina lei non c’era. C’erano le zie e i cugini.
“Lei, la mamma, racconta ancora Riccardo con molta fatica, è arrivata il pomeriggio. Io sono rimasto qui fino a quando la mortuaria non lo ha portato via. Sono un padre, spiega, ho una figlia un po’ più grande e non mi sono sentito di abbandonarlo.”
“Ogni anno qui si assiste a una tragedia” dice il proprietario del Tortuga. “ Anche ieri è stata salvata una persona sempre qui davanti”.
E mi indicano come hanno già fatto altri e come io riesco anche a vedere da una posizione privilegiata, gli avvallamenti del mare. Entri e anche se ti sembra tutto regolare, ti inoltri, ma dopo pochi metri non tocchi più. Poi la sabbia si rialza e ritocchi. Se non sai nuotare, sono dolori.
Il motivo è semplice. Spiegano, infatti, quelli del Tortuga, che i frangiflutti sommersi si sono interrotti poco prima del Cancun. “Cirilli quando era in Regione fece avere i finanziamenti. Ma poi si è fermato tutto ”. E la gente continua a morire. Per decenni, dicono un po’ tutti qui, la classe politica si è disinteressata di salvaguardare questo territorio.
“Il mare non può essere una minaccia per i bagnanti”, sostiene ancora Riccardo. E mentre sto per andare via, quasi mi sussurra…”Sa qual è il mio dispiacere più grande? Non essere riuscito a salvarlo. E quegli occhi pieni di tristezza e di disperazione dei cuginetti e delle zie, li ho sempre davanti a me. Difficile dimenticarli”.
Ciao Chidera, da tutti noi.
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