Il fantastico mondo di Gianni Rodari

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 L’inventore di fiabe, favole, storie e filastrocche              (seconda parte)                                                                      La lettura è quel sesto senso che va piantato, annaffiato, curato. I libri sono semi: alimentano la mente, accrescono l’intelligenza, la creatività come il cibo irrobustisce le ossa.                                Gianni Rodari

         Con i suoi numerosi  libri scritti e letti da generazioni di bambini e insegnanti, Gianni Rodari ha avuto l’incontestabile merito di essere stato, e di essere ancora oggi, oltre un famoso scrittore di libri per ragazzi, anche l’unico autore italiano a vincere nel 1970 il Premio Andersen, il maggior riconoscimento mondiale, paragonabile al Nobel, per chi si occupa di letteratura per l’infanzia. Per lui scrivere fiabe sorridenti, favole allegre, filastrocche divertenti, racconti umoristici era un’attività utile oltre che piacevole.

Gianni Rodari, grande maestro di fantasia, ha sempre messo i ragazzi al centro della sua attenzione professionale e ha insegnato a molti docenti, genitori e animatori culturali il potere della lettura come piacere. Per lui un libro è come un amico con cui intraprendere un viaggio e al quale rivolgersi per chiedere consiglio.

  Ha scritto il pedagogista e storico dell’educazione Remo Fornaca che «Rodari punta molto sulle contraddizioni, sugli stacchi, sulle dissolvenze, sul magico, sull’irreale e le parole e gli oggetti, la macchine, le persone hanno una loro specifica identità… Con giochi linguistici mette in movimento parole ed immagini, libera sequenze verbali, costruisce situazioni fantastiche rivedendo un mondo troppo unilaterale di intendere la tecnica, la scienza, la logica».                                                                                         La ricca produzione rodariana con le sue valenze culturali, educative, letterarie e politiche, è servita per rivalutare la capacità del bambino di diventare produttore di cultura attraverso il libero gioco della fantasia e una rielaborazione creativa della conoscenza del mondo.                                                                                                                                                           Con la sua inesauribile creatività e la sua fantasiosa scrittura ha pubblicato più di 100 volumi. Per ricordare il suo ricco patrimonio, lasciatoci in eredità, viene proposta una panoramica essenziale dei suoi principali scritti che hanno avuto diverse riedizioni.

Le avventure di Cipollino (1951). Un romanzo il cui protagonista è un ragazzo che, non potendo andare a scuola, quella vera, va alla scuola del mondo, cercando di capire dove sta il male e dove sta il bene. Un libro che diverte nel seguire le strabilianti astuzie con cui Cipollino combatte e vince la superbia del Principe Limone e i suoi manutengoli come il Cavalier Pomodoro.                                                                                                                   Filastrocche in cielo e in terra (1960). Il celebre testo, illustrato da Bruno Munari con una grafica rivoluzionaria, dimostra che Gianni Rodari era un uomo versatile che ha inventato divertenti filastrocche, storie, novelle, poesie e canzoni ed era capace di raccontare le cose ai più piccoli come nessun altro autore. Lo stesso Rodari dice di questo suo libro: «Non ho mai chiamato “poesie” le cose che ho fatto in versi ma “filastrocche”, o al più “poesie per ridere”, “poesie per sbaglio”».

Nella prefazione del libro Davide Lajolo, in forma di lettera all’autore, scrisse: «Questo libro segna qualcosa nella storia d’Italia di questi anni, perché i bambini che diventeranno tuoi lettori cresceranno e le ricorderanno come momenti della loro vita».

Favole al telefono (1960). Uno dei libri più famosi, dove il protagonista, il ragioniere Bianchi di Varese, usa il telefono per raccontare la fiaba della buonanotte alla piccola figlia. Le storie divertenti, caratterizzate da nonsensi e paradossi, da strani giochi verbali e invenzioni linguistiche, presentano sempre un insegnamento e una morale, anche se, come ha detto lo stesso Rodari agli scolari di Treviso, una storia «se ha una morale, ce l’ha perché viene fuori da sola, io non ci penso mai, prima».                                                                   

Gip nel televisore e altre storie in orbita (1962). È una raccolta di racconti di fantascienza per ragazzi che furono pubblicate sul Corriere dei Piccoli prima di essere raccolte in volume. Con lungimiranza e ampiezza di vedute, rispetto alle tecnologia,  Rodari diceva: «La televisione è una tigre di carta. I bambini da essa prendono quello che vogliono, quello che li interessa. Se hanno altro da fare, fanno altro, non rimandano una partita di pallone per la televisione…».                                                                                                                                                       Il pianeta degli alberi di Natale (1962). Una lunga novella fantascientifica dedicata «ai bambini di oggi, astronauti di domani» dove, descrivendo le più curiose caratteristiche di un mondo bizzarro, si trovano strabilianti  invenzioni come la caramella istruttiva e lo staccapanni, la tristecca ai ferri.                                                                                                            La freccia azzurra (1964). È un bellissimo treno elettrico, sul quale la notte del 6 gennaio i giocattoli fuggono dalla bottega della Befana. Una folla di coloriti personaggi popola le splendenti vetture della Freccia Azzurra, la cui marcia è protetta ai fianchi da pellerossa e cow boys.                                                                                                                                                              Il libro degli errori (1964). «Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli» diceva Gianni Rodari; autore che si divertiva con gli strafalcioni grammaticali a inventare storie e filastrocche. Non tutti gli errori sono da correggere perché possono essere una fantastica occasione per inventare storie. Con lui anche l’errore diventa oggetto di  scherzo, di favola e di ironia. Il mondo sarebbe bellissimo, se ci fossero solo i bambini a sbagliare.                                                                                                                                                                              La torta in cielo (1966). Un libro nato dalla collaborazione con la classe quinta della maestra Maria Luisa Bigiaretti, nella scuola Collodi della borgata romana del Trullo, diventato un film interpretato da Paolo Villaggio e Didi Perego. Una storia di fantascienza inventata dai bambini, un messaggio pacifista per il mondo degli adulti.

 Tante storie per giocare (1971)- Il testo si ispira a un fortunato programma radiofonico condotto per la Rai dello stesso autore con la partecipazione dei bambini. L’autore racconta a un gruppo di ragazzi una storia senza finale che essi stessi nella conversazione dovevano proseguire e concludere. L’autore si diverte a smontare e rimontare il linguaggio tradizionale delle fiabe, per estrarne giocattoli nuovi.

Novelle fatte a macchina (1973). Il libro,  illustrato dalla figlia Paola, contiene una serie di storie buffe ed esilaranti, colme di fresca fantasia e di agile estro, con personaggi come un coccodrillo sapiente che si presenta al Rischiatutto, Piano Bill, il cow boy musicale e il postino di Civitavecchia che solleva navi e Colosseo.                                                       

 La grammatica della fantasia (1973). È un libro “teorico” sulle favole, fondamentale per la comprensione della poetica di Rodari, scritto per gli adulti, nato grazie alla serie di incontri con insegnanti di scuola dell’infanzia, elementare e media ai quali presentava «tutti i ferri del mestiere».                                         Questo libretto (così definito dallo stesso autore) profondo, che è stato una miniera di idee e suggerimenti per intere generazioni di insegnanti, testimonia lo spessore culturale e l’inarrestabile inventiva di Rodari che intendeva «comunicare l’essenziale che è alla base delle sue idee  e delle sue forme espressive».                 Famoso è il binomio fantastico, un meccanismo per giocare con la fantasia e le parole. Due nomi di cose senza niente in comune, due parole lontane che, “imparentate”, danno lo spunto per costruire e inventare una storia fantastica.                             Altra modalità per inventare storie era l’ipotesi fantastica: «che succederebbe se la mia casa volasse…». A questo proposito ha scritto lo stesso Rodari: «Tutti gli usi della parola a tutti mi sembra un bel motto, dal ben suono democratico. Non perché tutti siamo artisti, ma perché nessuno sia schiavo».                                                                                                                 C’era due volte il barone Lamberto (1978). Un breve romanzo la cui trama si svolge nei luoghi natali dell’autore «che contiene accenti critici della nostra società che disumanizza con la corsa ai profitti e con sentimenti condizionati dalla ricerca delle ricchezze».  La narrazione invita i lettori a giocare con i nomi e le parole e a contare i personaggi, le situazioni e le scadenze degli eventi raccontati.                                                          

  Il libro dei perché (uscito postumo nel 1984). Libro nato da due rubriche giornalistiche in cui lo scrittore rispondeva alle più differenti domande dei suoi giovani lettori. Secondo l’autore «il gioco dei perché è stato sempre un vecchio divertimento del mondo. Prima ancora di imparare a parlare l’uomo doveva avere nella testa un gran punto interrogativo». Queste le parole chiariscono bene il senso dei “perché” e introducono il lettore all’interno di un’officina letteraria, dove razionalità e fantasia, scienza e poesia convivono.                                                                                                                                                      In occasione della scomparsa di Gianni Rodari il prof. Tullio De Mauro ha detto: «A ogni pagina dei suoi libri rimetteva in gioco le istituzioni linguistiche consolidate, metteva in urto una parola con l’altra, le obbligava a stare insieme nello stesso contesto contro ogni consuetudine, spezzava le regole del gioco prima giocato e faceva di questa continua attività di rottura linguistica e ricomposizione di frammenti, in nuovi testi, il centro della sua attività di scrittore per l’infanzia».                                                                                                                                      Rileggendo oggi i libri di Gianni Rodari che, come ha detto Alfonso Gatto ha scoperto «il senso del nonsenso, la serietà dell’assurdo e del gioco che è la vita vivente», si può scoprire che è stato un autore moderno, anticipatore di un nuovo modo di raccontare, di una nuova narrativa destinata ai ragazzi, concreta e surreale insieme, proiettata verso il futuro.


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