Il crollo di Babele (II Parte)

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Il crollo di Babele                                                                                                        Che fare dopo la fine del sogno di Internet?                                                              di Paolo Benanti  (Seconda Parte)

          Nella seconda parte del saggio Il crollo di Babele l’autore, Paolo Benanti, nel continuare a utilizzare le sue numerose letture, riflessioni e approfondimenti, analizza, le trasformazioni che hanno subito le reti sociali digitali e come questa evoluzione abbia cambiato gran parte della relazionalità umana.

Oggi si assiste al crollo del sogno di una Babele digitale che doveva unire il mondo in un nuovo linguaggio universale.  Nel secondo decennio di questo secolo, con studi e dibattiti, si è incominciato ad avanzare dubbi sulle reti sociali digitali, diventate parte integrante della vita di miliardi di persone.

Il primo autore ad avanzare nel 2010 critiche è stato lo scrittore di libri di tecnologia, Nicholas Carr, affermando che l’uso di Internet e del Web, delle nuove tecnologie informatiche, delle piattaforme sociali digitali, nel modificare il funzionamento del cervello sottoposto a un sovraccarico cognitivo, ha influenzato la nostra capacità di concentrarci e di riflettere. Questo nuovo scenario di cambiamento riesce a modellare il nostro pensiero, la nostra memoria e il nostro apprendimento.

Un altro autore, che ha mosso critiche sulle reti digitali sociali, sui dispositivi tecnologici è stato Jason Lanier. Questo pioniere, inventore della realtà virtuale, sostiene con validi argomenti perché i social media, nell’influenzare il comportamento umano e la società, sono intrinsecamente ostili agli utenti.

La critica ai social network, alle piattaforme digitali sociali, e la loro influenza sulla società sono diventate temi molto importanti e discussi per le questioni inerenti alla privacy, per la disinformazione e l’impatto sulla salute mentale. Elementi fondamentali che hanno svolto  un ruolo cruciale nei cedimenti strutturali di Babele sono il like, il pulsante sociale mi piace, che ha rivoluzionato il modo in cui le persone interagiscono sui social network, e il lancio delle piattaforme sociali nel mercato azionario (monetizzando i dati degli utenti).

Nella torre di Babele, che doveva unire tutte le persone del mondo in un nuovo linguaggio digitale, con la commercializzazione delle piattaforme si sono aperte le prime crepe che hanno portato a un  vero e proprio crollo. L’utilizzo eccessivo del tasto like, come tipo di interazione rapida e veloce che soddisfa il bisogno di approvazione sociale e pubblica, influenza il benessere psicologico delle persone creando ansia, stress e insoddisfazione e può portarci  a provare gioia e gratificazione e a non apprezzare le relazioni sociali e le esperienze fuori dal mondo virtuale dei social network.

L’autore indica la tendenza di oggi a realizzare oggetti che affidano al software il controllo, la gestione e la manipolazione della realtà fisica e diventa uno strumento per definire e plasmare la realtà. Questa trasformazione della realtà è vantaggiosa e serve per capire le sfide che viviamo.

La natura dello sviluppo del software e la sua integrazione nei contesti sociali riflettono l’aspetto umano-centrico della tecnologia. Il software, che svolge un ruolo fondamentale nella collaborazione umana, nel progresso scientifico e nella creazione di esperienze umane immersive, sta cambiando il mondo e soprattutto la gestione del potere.

Sono necessarie, nella monetizzazione dei dati degli utenti delle piattaforme sociali, regolamentazioni per garantire che le  stesse piattaforme digitali  operino in modo etico e responsabile per monitorare e moderare i contenuti e il loro impatto sulla formazione dell’opinione pubblica e sulla libertà di espressione. La radicale monetizzazione dei dati degli utenti con l’aggressiva politica economica ha minato la costruzione della torre di Babele digitale.

L’autore, nel riflettere che le innovazioni tecnologiche nascono dalla visione filosofica, si chiede quali credenze, quali idee hanno contribuito a costruire e far crollare la torre. Riferendosi al rapporto tra l’imprenditore Peter Thiel e l’antropologo, critico letterario e filosofo, René Girard (ritenuto il padrino dei like) dimostra come la visione filosofica di questo pensatore francese abbia fortemente influenzato l’innovazione dei social network e il progresso informatico. Le piattaforme  sociali, diventate un nuova forma di ideologia, e i servizi digitali sono strumenti efficaci che influenzano in maniera pervasiva le azioni delle persone, i comportamenti individuali, le decisioni politiche, la socializzazione e la formazione delle identità.

Si è così sviluppato con l’evoluzione del digitale un nuovo movimento filosofico, il postumanesimo, caratterizzato dalla compenetrazione tra reale e virtuale che ha modificato la nostra percezione e interazione con l’ambiente circostante e ha sollevato importanti interrogativi etici.

L’avvento del cyborg e la prospettiva di un’umanità aumentata, potenziata dalla tecnologia, sono diventati temi centrali di discussione che chiama in causa la riflessione etica e filosofica per governare l’innovazione tecnologica e indirizzarla verso un autentico sviluppo umano. L’esistenza umana sta cambiando radicalmente per le modifiche tecnologiche e biologiche.

Oggi si parla di transumanesimo, strettamente legato al postumanesimo che, nel promuovere l’uso delle tecnologie emergenti (intelligenza artificiale, nanotecnolgie), potenzia le capacità umane e tenta di superare i limiti biologici come l’invecchiamento, la malattia e la morte. Avremo un futuro in cui l’umanità e la tecnologia (artefice dell’evoluzione umana) si fondono armoniosamente spingendo i confini di ciò che significa esseri umani. La nuova cultura del postumanesimo si caratterizza per una visione ottimistica del futuro in cui la tecnologia è vista come una forza emancipatrice.

Oggi ci troviamo di fronte alle nuove sfide della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale e incominciamo a interrogarci sul significato delle  trasformazioni in atto che stiamo vivendo, sul cambiamento dell’arredo del mondo. Il possesso dell’hardware, del device elettronico, e del software stanno cambiando i principi fondamentali delle società democratiche; gli algoritmi e i dati sostituiscono i processi decisionali democratici.

La politica e l’agire politico, attraverso la sorveglianza digitale, le grandi masse di dati e la manipolazione delle emozioni, stanno subendo un notevole cambiamento minacciando la libertà di pensiero critico e di azione delle persone. Le piattaforme digitali, l’uso dei dati prodotti dagli utenti, il potere del digitale sono diventati una questione politica che riguarda la privacy, la trasparenza, la manipolazione dell’opinione pubblica e l’integrità del processo democratico. Si è scoperto il potere dei dati nel sostenere le campagne elettorali e sul significato che ha nella vita sociale e democratica globale.

Nella società contemporanea autori come lo scrittore statunitense  Adam Greenfield, il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han e la sociologa   Shoshana Zuboff hanno  messo in risalto con i loro studi e ricerche  la transizione verso un mondo in cui la verità oggettiva e la fiducia nelle istituzioni vengono erose.

          Nel secondo decennio del nostro secolo le piattaforme sociali Facebook, Twitter, e YouTube, capaci di influenzare  i risultati elettorali, il comportamento e la partecipazione civica, insieme alle grandi aziende digitali come Google, Amazon, Apple e Microsoft con la loro potente influenza culturale e tecnologica, mettono in risalto come la loro regolamentazione sia diventata un tema complesso.

L’autore, nello spiegare ciò che ha portato a infrangere il sogno di Babele, esamina il legame che c’è tra le informazioni (elementi chiave delle tecnologie  informatiche) di cui si nutrono le reti sociali digitali e il potere. La caduta della torre non è solo una conseguenza tecnologica ma anche il riflesso delle visioni ideologiche dei leader della Silicon Valley.

Gli studiosi di cibernetica sono i padri della società informatica, delle intelligenze artificiali e di tutto ciò che il digitale sta realizzando nel nostro vivere. Infatti le notifiche degli smartphone, le interazioni con le piattaforme sociali digitali e i like possono essere considerati come sistemi cibernetici di controllo della persona attraverso vari meccanismi che influenzano il comportamento umano. Norbert Wiener, padre della cibernetica e Ludwig von Bertalanffy, con la sua teoria dei sistemi, hanno contribuito a porre le basi dell’Intelligenza Artificiale.

Nella parte conclusiva del libro, Paolo Benanti, nel contemplare le rovine della torre, e tenendo presente lo scenario analogico-digitale che caratterizza la nostra contemporaneità, si pone il problema di come il potere computazionale possa conciliarsi con le istituzioni democratiche e quali sfide ci attendono. È importante saper decidere come realizzare e difendere una democrazia computazionale proteggendola dallo strapotere delle piattaforme.

Negli anni Trenta del secolo come vivremo e cosa faremo, quale sarà il destino dell’umanità, dipenderà da ciò che lasceremo in eredità alle generazioni future dopo il crollo della Babele digitale. La terza decade del XXI secolo determinerà se le democrazie digitali potranno sopravvivere e se saranno definitivamente trasformate in età computazionali governate da algoritmi. L’interrogativo urgente, che si pone oggi davanti agli uomini. riguarderà se possiamo ancora governare le tecnologie che l’uomo ha creato o  se siamo destinati a essere governati da loro.


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