LIVORNO – “Perché Livorno dà gloria soltanto all’esilio e ai morti la celebrità” canta Vinicio Capossella nella sua canzone dedicata a Modigliani. Il centenario della morte di Angiolo Tommasi, il 15 ottobre, è stato festeggiato ieri con colpevole ritardo e solo grazie all’iniziativa personale della pronipote Alessandra Rey e della Galleria Athena nell’ambito della mostra dedicata all’800 e al ‘900 con alcune opere e una teca contenente alcuni ricordi di famiglia, come la lettera alla bellissima e prediletta figlia Ida, l’articolo che ne annuncia la morte dello scrittore Ivo Senesi pubblicato anche in Brasile e la sua caricatura firmata da Gino Romiti. Eppure la fama di Tommasi fuori da Livorno è stata enorme, senza confronto a Parigi dove addirittura si è dovuto demolire una parete per fare entrare una sua grandissima tela in una nota galleria, in tutta Italia quando per festeggiare il 150 esimo anniversario dell’Unità d’Italia si è riprodotto sui francobolli il suo splendido quadro “Gli Emigranti” conservato alla Galleria Nazionale di Arte Contemporanea a Roma, in tutto il Sud America, in seguito ai 3 anni di missione esplorativa dell’emisfero australe insieme all’anarchico Pietro Gori con le sue opere esposte in una personale a Buenos Aires e una sua grande tela al Museo dell’Arte Italiana a Lima in Perù, e poi a Firenze, dove insieme al fratello Ludovico noto violinista dell’epoca, Francesco Fanelli e Plinio Nomellini fondò il gruppo impressionista di Via San Gallo e ancora a Torre del Lago dove insieme all’amico intimo Giacomo Puccini fondò il glorioso Club della Bohème. Nato in una famiglia di artisti, pittori e musicisti, Angiolo Tommasi fu allievo di Marco Lemmi, conobbe e frequentò Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Giosuè Carducci, con il quale
partecipò a un interessante cenacolo culturale, dipinse insieme al maestro Silvestro Lega per tre anni e fu ritrattista ufficiale dei personaggi importanti livornesi. Notissimo il ritratto conservato al museo Fattori di Pietro Mascagni a cui era legato da una profonda amicizia e di Davide Malenchini, inoltre eseguì uno dei più famosi ritratti del grande tenore Caruso durante il suo soggiorno a Livorno.
Macchiaiolo e impressionista, sperimentatore e innovatore della “pittura dal vero” e pittore delle grandi tematiche sociali, fu un artista dal profilo universale: “Le opere sono usate e conosciute in tutto il mondo ma qui a Livorno se non lo promuoviamo noi chi lo deve fare? – protesta Alessandra Rey, operatrice culturale internazionale nell’ambito della letteratura e della commedia teatrale – per il centenario sarei potuta andare a Lucca per commemorarlo – continua – ma lui è sempre stato molto legato allo spirito livornese e a Livorno dove ha sempre mantenuto lo studio sugli Scali Olandesi”. Anche la cappella di famiglia con affreschi di pregio alla Cigna vicino alle Terme del Corallo dove ne è conservata la sepoltura, rischia di andare perduta, ci fa sapere Alessandra Rey, che lancia un appello: “Da anni versa in stato di abbandono e il tetto sta venendo giù, la chiesa è in mano alla Curia e anni fa sono arrivati anche i soldi per mettere una lapide, il sito è iscritto al Fai e alla Sovrintendenza delle Belle Arti ma nessuno si decide a fare niente”. Al funerale di Angiolo Tommasi le cronache ricordano la profonda commozione dell’amico Pietro Mascagni: “…Quante lacrime caddero dagli occhi di Pietro Mascagni lungo la via dolorosa…”
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