Il Buongiorno Dell’Amico. Un buongiorno che è un arrivederci

La rubrica di Evandro Dell'Amico torna dopo le feste, ammesso che quest'anno possano considerarsi tali

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Il 24 novembre 2020 ho iniziato una rubrica telematica “Bongiorno Dell’Amico”, in libera collaborazione con News-24.it

É bastata una telefonata ed un paio di mail per chiarire il  da farsi. Per quei pochi o tanti che hanno letto i miei articoli, mi sembra educata e doverosa una presentazione, dichiarando che ho preso la cosa sul serio, come è giusto che sia la scelta di comunicare pensieri e notizie al prossimo. Dunque, non un trastullo, ma un’erta salita, com’è la vita, nel bene e nel male.

Come nel 2013, quando mi accinsi a scrivere “Il Progetto di una vita”, ovvero la tardiva tesi di laurea in Lettere all’Università di Pisa, sulla vita di mio padre, descritta in parallelo ad un mio nuovo progetto di vita, discussa il 7/7/2014, riportando 108/110. Come quando, più che per narcisismo, ma per onorare la memoria di chi ha lottato nella mia famiglia prima di me, ho tratto un libro dalla tesi di laurea e poi ne sono seguiti altri tre, dal 2015 al 2020. Come quando per avere un’indipendenza economica, dopo aver finito tutti gli esami curricolari nel 1975, decisi che, più che glorie accademiche, era ora che mi trovassi “qualsiasi lavoro”. Dopo estenuanti attese all’ufficio di collocamento, ecco iniziare la strada del Consulente del Lavoro, superando l’esame di abilitazione a cui si interseca il primo incarico semestrale all’INAIL di Carrara come amministrativo, incompatibile con l’esercizio di libera professione. Licenziato per rientro della titolare in maternità, faccio un corso da dattilografo commerciale e mi preparo per il concorso da impiegato presso l’Ente Ospedaliero di Carrara. Due posti “fissi” a concorso, ma arrivo quarto. Segue una serie di incarichi, iniziati il 14 luglio 1979 (anniversario della “presa della Bastiglia”). Partecipo ad una selezione per Ausiliario di primo livello (il più basso grado nella carriera ospedaliera), vengo assunto in pianta stabile il 2 luglio 1980, lavoro in cucina e poi al Pronto Soccorso di Massa. Partecipo ad un altro concorso per impiegato indetto dall’Ospedale di Carrara, ma con quattro posti a bando, sono “trombato” e arrivo ottavo. Continuo a tirar barelle al P.S. H Massa, rifaccio altri incarichi da amministrativo e nel 1984, faccio una selezione per impiegato di concetto, assistente amministrativo presso l’Ospedale di Viareggio (LU). Dieci i posti a concorso, arrivo quarto e vengo assunto come precario a fine giugno del 1984. L’anno dopo, dopo le dure lotte di 100.000 precari in tutti i settori della P.A. In tutta Italia, arriva una “sanatoria” a porre fine ad una situazione ingestibile.

Il 9 gennaio 1986  avviene il fatto più rivoluzionario della mia vita di presunto tale: la nascita di mia figlia. Fino all’agosto 1992 cerco di dare il meglio di me stesso all’Ufficio Economato, all’Ufficio Legale, alla Medicina del Lavoro nella ASL della Versilia e divento pure Segretario del Comparto Sanità FP CGIL presso la Camera del Lavoro di Viareggio. “Tornato in patria apuana”, tramite un concorso per amministrativo del SERT, lavoro con il massimo impegno 7 anni in quella “trincea”, dopodiché ricevo un’offerta che “non sono stato in grado di rifiutare”, da parte del Direttore della Psichiatria e faccio il segretario del Dipartimento di Salute Mentale di Massa Carrara per 10 anni. Fino al 21 dicembre 2018, ho lavorato come Collaboratore Amministrativo, ovvero nella carriera pre-dirigenziale, all’Ufficio del Personale, passando dall’Ospedale di Massa, chiuso (ma riattivato nel 2020 per una decina di posti letto Covid-19), al Nuovo Ospedale Apuane, aperto, sfidando la “treiskaidecafobia” il venerdì 13 novembre 2015. Ho salutato amici, compagni e colleghi, pochi giorni prima della pensione, nella sede CGIL presso il NOA (sede chiusa nel 2020) che mi ha visto sindacalista e delegato RSU di ASL Toscana Nordovest. Chi come me ha vissuto il ’68 con passione, è passato indenne dalla follia degli “anni di piombo”, ha partecipato alle battaglie civili su divorzio e aborto, ha contrastato il revisionismo comunista, il berlusconismo ed il renzismo, non può sentirsi “pensionato” da panchina. E’ necessario che io mi “sdroghi” per almeno tre settimane, da internet…e dai social, ove ogni giorno, con inutile perdita di tempo, contrattacco su FB gli haters ed i negatori del coronavirus. Sento tutta l’inutilità di dialogare con chi ha pietre al posto del cuore e del cervello. Sento il bisogno, da figlio degenere di padre cineasta, di “riavvolgere il film” della mia vita e di riflettere. Mi pongo in una condizione di epochè (sospensione di giudizio) ed atarassia (imperturbabilità, che vorrei raggiungere se fossi saggio, ma non sono) e di amore per i miei cari.

Arrivederci  a dopo l’Epifania. Auguri per il 2021 che non dovrà sforzarsi per essere migliore del 2020.

 


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