Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la convinzione che il femminismo possa essere la salute del mondo si rafforza. Il femminicidio ed ogni violenza fisica e morale sulle donne rappresenta la ferinità e l’inferiorità, non solo biologica, del genere maschio. Questa “bestialità umana” ha avuto una rappresentazione nell’agire politico esercitato sotto forma di maschilismo più o meno sfrenato e che è ricorso anche all’ipocrisia, il fascismo, ad esempio. In Italia solo dei farabutti possono continuare a sostenere che ha “fatto anche cose
buone”.
Il regime fascista, ferocemente antifemminista, che relegava la donna al ruolo di fattrice con il dovere di procreare,
concesse tuttavia alle donne nel 1925 il “diritto di voto”, anche se limitato alle elezioni locali.
La riforma podestarile, entrata in vigore pochi mesi dopo e precisamente in data 4 febbraio 1926 rese però nulla tale legge poiché ogni elettorato amministrativo locale veniva annullato sostituendo al sindaco il podestà non eletto dal popolo ma dal governo.
Le donne in Italia dovettero aspettare fino al 1945 per riguadagnare il diritto al pieno suffragio.
Solo con una nuova Liberazione o rivoluzione femminista il mondo potrà cambiare nella sostanza e non nella forma i rapporti di genere.
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