Oggi è un brutto giorno, lo è quando ti metti a sfogliare l’edizione telematica de Il Tirreno, tuo giornale preferito sin dall’adolescenza, voce del territorio da sempre e ti rendi conto di vivere in una città capoluogo di Provincia come Massa ove al giusto, si spera sempre, corso della giustizia, ad opera dei magistrati, viene soppiantato dalla lotta politica più spregiudicata ovvero quella sul piano personale. “Bugliani sotto attacco” titola in prima pagina il quotidiano citato, edizione di Massa Carrara.
Giacomo Bugliani è un Consigliere Regionale del PD che ha ottenuto, a Massa Carrara, nel settembre 2020, 11.625 (tantissime n.d.r.) preferenze ed è attuale Presidente della Prima Commissione del Consiglio Regionale della Toscana. Rispetto all’indagine sulle case famiglia gestite dalla Cooperativa Serimper a Massa Carrara, vi sono stati rinvii a giudizio, da parte dei Magistrati, per 11 indagati, tra i quali il Presidente del Consiglio Comunale di Massa, il sig. Stefano Benedetti: “per traffico di influenze”. Rebus sic stantibus, l’accusa è di natura politica e si riassume nel fatto che la sorella del Consigliere è dipendente della Serimper e, stando alle intercettazioni, questo avrebbe fatto supporre ai dirigenti della Cooperativa, la necessità di un do ut des. Non mi ergo certamente io ad avvocato difensore del Consigliere del PD, essendo lui, oltre ad uomo di cultura e Presidente di un notissimo Premio Letterario che è gloria per la città di Massa, noto avvocato. Io sono dall’adolescenza un garantista ed aspetto le condanne al terzo grado di giustizia, prima di colpevolizzare qualcuno. So per esperienza familiare di cosa odora la calunnia di cui fu vittima mio padre Bruno Dell’Amico, nel giugno del 64′, quando era Assessore da 8 anni al Comune di Carrara e fu arrestato con l’ accusa di concussione. È ancora vivissimo nella mia memoria, mi porto sulla pelle e l’ho documentato nel mio primo libro sulla vita di mio padre, quel furibondo, tossico clima politico che i giornalisti di allora battezzarono “scandalo edilizio”. Le modalità tecniche della mala politica che getta fango, oggi, come ieri, sono sempre le stesse, ma lasciano vittime sul campo, aldilà della verità delle accuse. Mio padre uscì dopo un mese di carcere, ove era entrato sano, con un diabete conclamato che non gli guarì, per essere stato assolto, nel 1968, dal giudice in tribunale: “Perché il fatto non sussiste”.
La caratura di chi oggi ordisce questa campagna scandalistica contro Giacomo Bugliani è “nientepopodimenoche” tal Gianni Musetti. Io nulla ho da dire su costui, a livello personale, non conoscendolo e mai volendolo conoscere. Per chi volesse approfondire la conoscenza, basta scorrere il suo profilo pubblico su Facebook, ove rinnovella i suoi trascorsi di camerata, di trumpista e che riconosce Ratzinger come unico Papa. Questo dirigente provinciale di Forza Italia, ivi, si intrattiene telematicamente con Stefano Benedetti, anzidetto Presidente del Consiglio comunale di Massa, già citato in premessa, in quanto indagato e rinviato a giudizio nel caso Serimper. Al Presidente va dato atto della sua coerenza. Egli, fieramente, non ha mai rinnegato l’orbace. Che difficilmente uno può riporre definitivamente nell’armadio, se si è bazzicata in gioventù la destra extraparlamentare -come è noto in tutta la città di Massa- e si sono intrattenuti rapporti amichevoli con i leader italiani della destra più estrema.
In onore alla coerenza a destra, Gianni Musetti ama fotografarsi in post nel suo profilo con il “rivoluzionario” Nicola Franzoni di Marina di Carrara, noto neo marciatore su Roma ed orinatore sul palazzo del Viminale (e, quindi, pluri denunciato) che si appresta ad organizzare presso il suo ristorante Il giardino, per l’8 maggio, salvo arresti preventivi, il raduno nazionale degli ultras negazionisti del coronavirus, no vax, no mask.
Io non ho nulla ed altro da aggiungere. L’accusatore a cui Il Tirreno oggi dà amplissimo risalto, ovvero Gianni Musetti, ha un curriculum politico invidiabile per ergersi a Torquemada di Bugliani. Merita anche una “foto di gruppo” che compariva, come foto principale, fino all’altro anno, sul profilo pubblico del citato Presidente del Consiglio comunale di Massa, Stefano Benedetti con la sotto dicitura: “Come ai vecchi tempi”. La giustizia faccia il suo corso, tenendo conto della circostanza, che è un vento passare da accusatore ad accusato.
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