Rifletto oggi sul motto latino Primum vivere, deinde philosophari ovvero prima si pensi a vivere, poi a fare filosofia. Si suole attribuire la frase al filosofo Hobbes (1588-1679) anche se in realtà il nucleo concettuale appartiene ad Orazio ed a l suo carpe diem, locuzione latina tratta dalle Odi del poeta latino (Odi 1, 11, 8), traducibile in “afferra il giorno”, ma spesso resa con “cogli l’attimo”. Nella contestazione dello heghelismo, anche Kierkegaard e Schopenhauer fanno ricorso al principio: primum vivere, deinde philosophari. Entrambi utilizzano il medesimo principio, che peraltro aveva acquistato già dall’antichità il sapore della sapienza proverbiale. La frase tedesca Erst kommt das Fressen, dann kommt die Moral (Prima viene il mangiare, poi viene la morale), tratta da “L’opera da tre soldi” di Bertolt Brecht , può essere assunta come una variante.
E venendo, dopo la digressione filosofica, al nostro tempo di coronavirus ed alle sue varianti, mi chiedo se vale la pena di vivere, strenuamente, se tutt’attorno abbiamo costruito una società in perenne conflitto con la Natura. Essendo Evandro Dell’Amico e non Egesia, il filosofo persuaditore di morte, lotterò fino allo stremo per salvare la mia, unica, vita. Soprattutto da chi, a causa dei suoi comportamenti folli, mette a repentaglio la mia esistenza di fragile sessantanovenne, in attesa spasmodica di vaccino anti covid 19. Ma per ingannare l’attesa, appena posso mi consolo immergendomi nell’ambiente che mi circonda. Ieri, in un raro momento panteistico, ovvero in uno di quelli in cui l’uomo si sente tutt’uno con la Natura, passeggiando lungamente sulle sponde del fiume Frigido, a Massa, incantato da scorci meravigliosi e facendo foto, ho concluso che l’unica soluzione non è sopravvivere, ma vivere conciliati con una natura che non è né matrigna né benefica, va solo rispettata. Dal Big Bang, nelle sue innumerevoli evoluzioni. Mi rendo conto che con tutte le atomiche a disposizione ed avendo come unico scopo il profitto e non la salvaguardia ambientale, siamo in grado, per la prima volta della storia, di portare il genere umano all’estinzione. Mi preoccupa molto la perdita di diversità delle specie vegetali ed animali. Noto che mentre le api spariscono sempre di più, le cavallette, zanzare e mosche aumentano esponenzialmente. Noto che uragani, alluvioni, scioglimento dei ghiacci polari ed incendi imperversano ogni anno di più. Se non riusciremo ad invertire questo ciclo letale, sarà l’Apocalisse. Quindi, in un mondo rovinato, che ci si sta a fare? Sento la colpa di non aver lottato abbastanza per lasciare un mondo migliore ai miei figli e nipoti. Ma non è mettendo in croce i “boomer” che essi salveranno il loro culo. Solo mettendo in discussione la nostra indifferenza, ci salveremo, forse, tutti o quasi. E non basterà un vaccino anti covid 19, di qualsiasi marca ed efficace con qualsiasi variante.
È come se stessimo procedendo controcorrente…
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