Il Buongiorno Dell’Amico. Ammazza…’sta Amazon

Sulle proteste dei lavoratori di Amazon che hanno coinvolto la Toscana (nelle sedi di Pisa e Sesto Fiorentino) e l'Italia intera

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Le proteste dei lavoratori

Buongiorno affezionati lettori, spero che il vostro caffè di metà mattina sia già digerito, altrimenti vi aiuto io.

Quando un giovane trentenne di nome Jeffrey Bezos decise di fondare nel 1994 Amazon nessuno, quasi sicuramente neanche lui, avrebbe mai immaginato cosa era stato appena messo in piedi. La  più grande Internet company ha sede a Seattle, nello stato di Washington.  A distanza di vent’anni, Amazon è il più grande e importante sito di e-commerce al mondo. Suo segreto è la competitività dei prodotti venduti ed i tempi di consegna rapidi. In Italia, ad inizio primavera del 2021, i lavoratori della filiera del colosso U.S.A. si sono ribellati. L’agitazione è stata proclamata dai sindacati confederali Filt Cgil, Fit Cisl e Uil trasporti a cui hanno aderito anche le categorie che rappresentano i lavoratori delle categorie degli atipici e del commercio. Complessivamente lavorano in Italia per le consegne del colosso della logistica 30-40mila persone.

Sciopero di 24 ore degli addetti Amazon, lunedì 22 marzo, e dei lavoratori della filiera del colosso. Prevedibile uno stop alla consegna a domicilio dei pacchi ordinati in rete negli ultimi giorni e conseguenze anche nei giorni a venire. L’appello dei lavoratori di Amazon, tra driver, addetti agli hub e ai magazzini, ai cittadini è il seguente:“Per un giorno ci vogliamo fermare, ci dobbiamo fermare. E’ una questione di rispetto del lavoro, di dignità dei lavoratori, di sicurezza per loro e per voi. Per questo, per vincere questa battaglia di giustizia e di civiltà abbiamo bisogno della solidarietà di tutte le clienti e di tutti i clienti di Amazon”.

Lo sciopero è stato indetto per chiedere «corrette relazioni sindacali per migliorare le condizioni di lavoro per gli addetti diretti ai magazzini e per i corrieri che consegnano i pacchi nelle nostre case. «Vogliamo intervenire sui ritmi e tempi di lavoro dei corrieri, considerando che un driver normalmente consegna 180-200 pacchi al giorno, e su ritmi, tempi e turni di chi lavora all’interno dei magazzini che, oggi con il boom dell’e-commerce esploso con la pandemia, sono diventati ossessivi. Vogliamo un intervento più accurato, rispetto alla salute e sicurezza dei lavoratori di questo comparto e rivendichiamo la necessità di un inquadramento e di una retribuzione diversa per i lavoratori della filiera». In occasione della giornata di sciopero sono stati organizzati presidi di fronte agli stabilimenti, ai magazzini e ai centri Amazon. Personalmente, non posso che esprimere, come ex sindacalista CGIL, la mia solidarietà a questi lavoratori che potrebbero essere definiti gli schiavi del terzo millennio. Ma dopo la premessa sindacale, esplode tutta la mia ira anticonsumistica che covo da oltre 50 anni. Non un sovversivo, non un indomito rivoluzionario, ma un prete, il priore di Barbiana, Don Lorenzo Milani, mi ha convinto, sin dalla mia giovinezza, sull’equità delle sue tesi. Non mi serve rispolverare vecchi slogan contro la società capitalistica, madre di quella consumistica; ricordare parole di profeti della ribellione giovanile come Adriano Sofri di Lotta Continua o Mario Capanna del Movimento Studentesco, divenuto  onorevole di Democrazia Proletaria, ma mi basta citare lo stralcio di un articolo di Avvenire di Francesco Gesualdi  di venerdì  14 Aprile 2017.

“Il rischio di renderci complici di situazioni intollerabili, infatti, sussiste non solo in guerra, ma anche in banca e al supermercato. Tutti sanno che dietro ai nostri consumi si possono nascondere sfruttamento del lavoro, violazione dei diritti umani, degrado dell’ambiente. Sappiamo anche che dietro alle banche si possono nascondere finanziamento del commercio d’armi, fuga di capitali nei paradisi fiscali, riciclaggio di denaro sporco. Quanto più compriamo alla cieca o scegliamo la nostra banca solo in base al tasso di interesse, tanto più rischiamo di sostenere pratiche inaccettabili. Se invece ci informiamo prima di agire e ci comportiamo secondo criteri sociali e ambientali, possiamo spingere le imprese verso un’altra economia. Il che conferma che il sistema è come la statua di Nabucodonosor: all’apparenza forte, nei fatti debole perché ha i piedi di argilla. Quei piedi siamo noi, e sta a noi stabilire se vogliamo trasformarci in un ammasso duro che mette il potere in sicurezza o in una fanghiglia scivolosa che lo fa cadere giù. La differenza la facciamo col nostro comportamento: lo rafforziamo obbedendo alla cieca, lo condizioniamo informandoci e agendo di conseguenza. Ecco l’importanza del consumo critico, della finanza etica, della sobrietà e di tutti gli altri comportamenti responsabili sollecitati anche dalla Laudato si (enciclica di Papa Francesco, ndr). Per concludere, se vogliamo raccogliere il messaggio di Lorenzo, dobbiamo fare trionfare l’«I care» sull’indifferenza. Dobbiamo avere la capacità di rapportarci con i problemi del nostro tempo, le guerre, la crescente disuguaglianza a livello planetario, il degrado del pianeta, le migrazioni forzate, chiedendoci sempre cosa possiamo fare, a partire dalla nostra quotidianità, fino alle vette più alte della politica. Con un’avvertenza: lasciamoci guidare sempre da ciò che è più vero, più corretto, più giusto, mai dalla convenienza.”

Un’avvertenza finale, di ordine familiare. Avviso mia figlia che, finita la pandemia, non sarò più disposto a farmi schiavizzare dalle attese dei corrieri inviati da Amazon per soddisfare i suoi acquisti telematici. Io sono nato andando alla bottega e nei negozi. Ci andavo quando avevo bisogno di qualcosa, avevo una relazione ed un dialogo con i commercianti. Non accetterò più di essere spersonalizzato nella mie propensioni, essere indotto dalla pubblicità a comprare, più o meno compulsivamente, quello di cui non ho sostanzialmente bisogno ovvero  il superfluo ed il non necessario. Non mi faccio infinocchiare dalla pubblicità suadente ed ecologica che passa ultimamente in TV Amazon, preannunciando l’uso di 100.000 auto elettriche. Pensi piuttosto, Amazon, a pagare equamente i lavoratori alle dipendenze, facendoli lavorare in sicurezza, con ritmi e  orari umani! A comprare, se come e quando, lo  voglio decidere io, se telematicamente o fisicamente. Questa, sopravvivendo al coronavirus, sarà la mia ultima battaglia. Non so se morirò democristiano o magari, come vorrei, inguaribile egualitario. Ma almeno, spero, non consumista. Potrebbe essere anche utile rileggere Avere o essere (1976) di Erich Fromm, scritti di Pier Paolo Pasolini, Mario Soldati o celebri aforismi sul consumismo. Concludo con una frase di Vandana Shiva, attivista politica ed ecologista indiana :“La fine del consumismo e dell’accumulo è l’inizio della gioia di vivere”.


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