I saggi di Umberto Eco

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I saggi di Umberto Eco                                                                                                      Attraverso la funzione narrativa addestriamo la nostra capacità di dare ordine sia all’esperienza del presente sia a quella del passato.            Umberto Eco

Nella sua enorme produzione saggistica Umberto Eco, geniale semiologo e illustre filosofo del linguaggio, ha sempre dimostrato con lucidità e senso dell’ironia, con spirito critico e agilità argomentativa, l’attitudine investigativa a interessarsi dei temi della poetica e narrativa contemporanee e dei generi popolari e “minori” della letteratura. Nel campo della comunicazione Eco, con i suoi saggi, ha sondato territori e tracciato percorsi di ricerca in gran parte inesplorati.                              Opera aperta  (1962)                                                                            Il volume, che ha come sottotitolo «Forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee», è costituito in buona parte da saggi apparsi, in precedenza, in riviste. È stato uno dei testi di maggior rilievo per le poetiche della neoavanguardia: la musica seriale, la letteratura sperimentale, la pittura informale, il nouveau roman e le applicazioni della teoria dell’informazione all’estetica. In questa silloge saggistica Eco teorizza che l’arte d’avanguardia è produttrice di opere che non sono in sé concluse, ma richiedono la continua integrazione da parte dei lettori e dei tempi futuri. Nell’Opera aperta l’autore ha messo in risalto che la pluralità delle interpretazioni potenzialmente illimitate di un’opera fa sì che ogni grande opera d’arte sia “aperta” a diverse reazioni da parte di chi la legge o la guarda, e ha proposto il concetto di opera d’arte come metafora epistemologica, nel senso che in ogni epoca le opere d’arte riflettono le concezioni della scienza dell’epoca.                                                   Dalla periferia dell’impero (1977)                                                        La raccolta di saggi, scritti per quotidiani e riviste tra il 1973 e il 1976, è organizzata secondo una logica tematica che ripropone l’autore come «semiologo del quotidiano»., sempre attento e curioso critico del costume e del linguaggio dei mezzi di comunicazione di massa. Il titolo del libro si riferisce a ciò che avviene alla periferia dell’impero americano, cioè nei paesi “barbari” dell’area mediterranea.                                               Lector in fabula(1979)                                                                          In questo libro Eco ha proposto l’idea di un lettore modello, ossia del destinatario la cui competenza grammaticale è postulata dal messaggio, e ha distinto l’intenzione dell’autore, da quella del lettore e del testo. Scrive l’autore che «un testo vuole che qualcuno lo aiuti a funzionare», il testo è «un prodotto la cui sorte interpretativa deve far parte del proprio meccanismo generativo». Eco introduce il concetto di «cooperazione interpretativa», dove l’interazione del lettore con il testo è fondamentale. Infatti il testo è una macchina pigra nei confronti della quale il lettore è chiamato a condurre un lavoro di interpretazione e a cooperare al fine di riempire spazi di non-detto o di già-detto. La cooperazione tra autore e lettore produce il piacere e il godimento del testo.                                 Sugli specchi e altri saggi (1985)                                                         La metafora degli specchi, in questa raccolta, suggerisce alcuni dei temi affrontati nei saggi: segno, rappresentazione, illusione, immagine. Il libro raccoglie anche saggi di estetica, interpretazioni di fenomeni della cultura popolare, letture critiche di testi, scritti filosofici e semiotici. Gli scritti, che sono interventi accademici e giornalistici, sono stati raggruppati per nuclei tematici inerenti questioni sull’arte e sulle comunicazioni di massa.             I limiti dell’interpretazione (1990)                                                       Ad orientare Eco sul tema dell’interpretazione è stato Luigi Pareyson,  professore (con il quale si è laureato) che lo ha aiutato a prendere definitivamente le distanze dall’estetica di Benedetto Croce. Il tema del “limite” può essere assunto all’interno della sua epistemologia, del metodo e del suo centrale interrogativo: Quid sit veritas?                                       Il limite è il guard-rail che consente di andare avanti senza perdere la rotta, è ciò che definisce validità, correttezza e responsabilità della ricerca di senso, facendosi principio epistemologico, euristico ed etico. L’autore chiarisce quali sono i limiti del linguaggio verbale rispetto a quello visivo, i limiti della linearità rispetto alla simultaneità del visivo, i limiti dell’astrazione verbale rispetto alla visività percettiva dell’immagine.      Sei passeggiate nei boschi narrativi (1994)                                    L’autore del Nome della rosa espone in questo ciclo di conferenze, tenuto alla Harvard University nel 1993, la passione di leggere libri, le sue riflessioni sulla narrativa e sul modo di leggere i romanzi. Per Eco «Leggere racconti significa fare un gioco attraverso il quale si impara a dar senso all’immensità delle cose che sono accadute e accadono e accadranno nel mondo reale. Leggendo romanzi sfuggiamo all’angoscia che ci coglie quando cerchiamo di dire qualcosa di vero sul mondo reale».                     Sulla letteratura (2002)                                                                     È un’altra raccolta di saggi che può essere considerata come una naturale continuazione delle Sei passeggiate nei boschi narrativi. Il libro raccoglie una serie di scritti occasionali scaturiti da incontri, simposi, congressi, seminari, tutti incentrati sul problema della letteratura. Si tratta soprattutto di considerazioni e riflessioni che vertono sulle funzioni della letteratura, su alcuni autori, scrittori e poeti che Eco ha letto, studiato e commentato a lungo come Aristotele, Dante, Joyce, Borges e altri.                                 In questi saggi, inoltre, l’autore si sofferma sull’influenza di alcuni testi letterari, sullo sviluppo di certi avvenimenti della storia, sulle questioni del narrare, sulla natura dei mondi possibili della finzione e su alcuni concetti chiave della scrittura “creativa” per cui la stessa attività di scrittore di romanzi e di saggi diventa oggetto di analisi e di riflessione  sul fare letterario.                                                                                                  A passo di gambero (2006)                                                                   Il libro  raccoglie una serie di articoli e interventi pubblicati tra il 2000 e il 2005 che si riferiscono ad eventi politici e mediatici. Già nel titolo l’autore esprime un giudizio sul marciare all’indietro della nostra società, in riferimento agli sviluppi tecnologici e ad altri fenomeni riguardanti le grandi migrazioni, l’antisemitismo, il populismo mediatico, lo scontro delle civiltà, le radici culturali dell’Europa, il ruolo degli intellettuali.                      Costruire il nemico (2011)                                                                    In questa raccolta di saggi si trovano i continui interventi sulla politica italiana, sull’analisi di temi come il populismo, la guerra e la pace, il fascismo eterno, il politicamente corretto, le radici dell’Europa, l’antisemitismo, il razzismo, le migrazioni, la tolleranza e l’intollerabile e il relativismo. Per l’autore «avere un nemico è importante non solo per definire la nostra identità, ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell’affrontarlo, il valore nostro. Pertanto quando il nemico non c’è, bisogna costruirlo».

In tutti questi testi di saggistica Eco, con la sua acuta capacità di analisi, intelligenza ed erudizione, dimostra, con le “armi” della riflessione filosofica e della semiotica, di sapere leggere il presente storico-culturale in cui è vissuto.


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