Veniva considerato un bassotto col suo metro e 78 centimetri ma nel basket l’altezza è relativa quando si tratta del ruolo di regista, il giocatore che ha il compito di inventare l’azione, trovare i segreti cunicoli nella difesa avversaria e servire i lunghi il più possibile vicino a canestro. Maurizio Pagni – 60 anni, di professione ingegnere – è un innamorato del basket, non ha mai smesso di frequentre palestre e parquet, organizzando anche interessanti tornei estivi riservati a tante categorie di giocatori. Nato nel 1962, di origine livornese – terra fertile per i cesti – “Pagnetto” ha cominciato a giocare con il Cos Latina guidato da Angelino Muzio, amico di Don Cruccas – appassionato cestofilo di chiara origine sarda – il direttore del’Oratorio Salesiano Don Bosco. I ragazzi si allenavano tutti i giorni all’aperto dalle 14 alle 16, mai una sosta, nemmeno con la pioggia battente. Maurizio disputò presto il trofeo minibasket riservato alla categoria Aquilotti, rivaleggiando in bravura con il play dell’Ab Latina Luca Marchetti detto Raga, veniva “battezzato” come il giocatore messicano dell’Ignis Varese. Pagni era il playmaker nell’immaginario del tifoso, nel delicato ruolo che costituisce uno dei due elementi dell’imprescindibile asse playmaker-pivot. Lui lo incarnava in maniera classica. La carriera è cominciata nel Cos Latina, poi Sicma Sud, Duprè Gomme, Virtus Latina. Qualcuno gli rinfacciva di essere più guardia che regista ma si sbagliava: Pagni era quello che faceva girare la palla, metteva in ritmo i compagni e, all’occorrenza, non disdegnava di rendersi pericoloso nel tiro da fuori con buona tecnica.
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