I panteschi nell’agro romano e pontino.

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Mio suocero, Giovanni Battista Ferrandes, arrivò a Nettuno – nel 1953 – da Pantelleria, la vecchia Corsira, l’isola accarezzata dai venti, dal sole africano e mare blu cobalto. Pantelleria è conosciuta come l’isola dei capperi e del passito, posto di agricoltori provetti ed intraprendenti, ancor prima che di pescatori, sempre pochi. Oggi è diventata una meta turistica molto frequentata vista la sua bellezza, una perla che ha mantenuto le sue origini, usi, costumi e tradizioni.
La posizione geografica di Pantelleria è singolare: tanto vicina alle coste siciliane, quanto più lo è a quelle tunisine e definita “portaerei del Mediterraneo”.
Così i panteschi, dovendosi difendere e proteggere da continue invasioni arabe spagnole – il cognome Ferrandes deriva da Fernandez – normanne, francesi, curarono poco la pesca, dovendosi rifugiare nell’entro terra e costruendo caratteristiche abitazioni in pietra lavica, i “dammusi”, che diventarono tutt’uno con il paesaggio.
Pantelleria contava 20mila abitanti alla fine della prima guerra mondiale. L’aumento della popolazione, che non trovava più sufficientemente possibilità di sostentamento, li costrinse ad emigrare, dirigendosi dapprima verso Tunisia e Libia e poi, dopo la seconda guerra mondiale, approdare in Sicilia e nel Lazio. E così ad Aprilia, Anzio, Nettuno, Tre Cancelli, Latina, Le Ferriere, Borgo Montello, Borgo Grappa arrivarono numerosi, su richiamo del nonno o del cugino, dello zio o dell’amico del cuore: uomini determinati che decisero di portare la loro vena in una zona dedita prima alla pastorizia.
Acquistarono distese per allestire vigneti di Merlot, Trebbiano, uva Italia e Sangiovese, crearono cantine come l’Enotria e i Colli del Cavaliere. A le Ferriere costituirono la cooperativa Corsira per produrre uva da tavola, ancora in attività con successo. Nel 1964 giunsero dalle nostre parti i panteschi di Tunisia, espulsi dal presidente Bourguiba dopo l’indipendenza ottenuta dalla Francia. La zona pontina era perfetta per l’agricoltura: la terra ricca, il clima mite, le distese pianeggianti.


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Paolo Iannuccelli
Paolo Iannuccelli è nato a Correggio, provincia di Reggio Emilia, il 2 ottobre 1953, risiede a Nettuno, dopo aver vissuto per oltre cinquant'anni a Latina. Attualmente si occupa di editoria, comunicazione e sport. Una parte fondamentale e importante della sua vita è dedicata allo sport, nelle vesti di atleta, allenatore, dirigente, giornalista, organizzatore, promoter, consulente, nella pallacanestro. In carriera ha vinto sette campionati da coach, sette da presidente. Ha svolto attività di volontariato in strutture ospitanti persone in difficoltà, cercando di aiutare sempre deboli e oppressi. É membro del Panathlon Club International, del Lions Club Terre Pontine e della Unione Nazionale Veterani dello Sport. Nel basket è stato allievo di Asa Nikolic, il più grande allenatore europeo di tutti i tempi. Nel giornalismo sportivo è stato seguito da Aldo Giordani, storico telecronista Rai, fondatore e direttore della rivista Superbasket. Attualmente è presidente della Associazione Basket Latina 1968. Ha collaborato con testate giornalistiche locali e nazionali, pubblicato libri tecnici di basket e di storia, costumi e tradizioni locali Ama profondamente Latina e Ponza, la patria del cuore.