LATINA – I figli appesi in terrazzo per costringerla a prostituirsi, anche questo tra le violenze che hanno portato all’omicidio di Gloria Pompili. L’hanno sfruttata, torturata psicologicamente e fisicamente, costretta a prostituirsi, approfittando della sua condizione di disagio psichico e sociale, infine l’hanno uccisa in modo violento prendendola a bastonate.
È questo in sostanza quello che emerge dalla sentenza emessa dalla Corte di Assise del Tribunale di Latina e firmata dal Presidente Gian Luca Soana nei confronti degli aguzzini e dei carnefici della povera Gloria Pompili, la giovane ragazza di Frosinone uccisa a Prossedi, in una piazzola di sosta sulla 156, nella notte del 23 agosto 2017.
La zia Loide Del Prete e il compagno di lei Saad Mohamed Mohamed Elesh Salem sono stati condannati a 24 anni di reclusione ciascuno, assolto Hady Saad Mohamed Mohamed per non aver commesso il fatto.
Ma oltre all’omicidio e al quadro agghiacciante di violenze e torture fisiche e psicologiche, emergono altri particolari terribili leggendo le pagine della sentenza che ha ricostruito il quadro sociale e familiare in cui è maturato l’efferato e vigliacco delitto.
Una su tutte colpisce come un pugno allo stomaco: durante gli incontri con i clienti a cui era costretta dalla zia e dal compagno della zia tra le mura domestiche, i figli di Gloria venivano appesi in balcone dentro un cesto per costringerla a prostituirsi senza troppe obiezioni.
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