Commercianti pontini sempre meno felici in periodo di Covid. Via Piave è una arteria delle più conosciute a Latina, quella che conduce verso il centro cittadino, arrivando da Roma. Vedere tante vetrine di negozi chiusi fa un certo effetto in una zona in precedenza particolarmente vivace dal punto di vista commerciale, un bel biglietto da visita per chi metteva piede per la prima volta nel capoluogo pontino. Hanno cessato l’attività negozi grandi e piccoli: vendita di macchine da cucire, ristoranti, auto usate, scarpe, abbigliamento, alimentari, lampadari, videogiochi, divani, riparazioni tv , vasi di terracotta, speso anche per motivi familiari. I commercianti rappresentano da sempre un settore di fondamentale importanza nella vita cittadina.
È accertato che si risparmia anche sull’Inps: il 50 per cento degli operatori, titolari dei negozi, non pagano più contributi per se stessi. Il caro affitti è un flagello per l’intera città, sono centinaia gli sfratti esecutivi. Alla galleria Pennacchi, in corso Matteotti e alla galleria Cisa – in via Cairoli -la crisi è ancora più evidente, anche se quei due complessi non hanno mai fatto la fortuna dei commercianti. Sono sparite banche, due librerie, un supermercato alimentari, un mobilificio, un vuoto per chi vuole trascorrere qualche ora a fare shopping in pieno centro.
Un osservatorio sugli affitti sarebbe un vero toccasana, nei quartieri Piave e centro storico sempre più negozi restano chiusi proprio a causa delle richieste esorbitanti di affitto. Un negozio di 50 metri quadri costa 1500 euro al mese, per 100 metri quadri ne servono almeno 2 mila, cifre impossibili da corrispondere con gli incassi attuali. È per questo a Latina hanno chiuso decine di negozi. Chi prolifera sono i negozi di moda in franchising, le sale slot, bar alla moda, friggitorie, gelaterie e pizzerie.
Uno studio di Confesercenti nazionale quantifica 50 mila abusivi in Italia e un giro d’affari di 5 miliardi di euro. Così si fanno chiudere i commercianti storici. Nessuno ha contribuito, in questi lunghi anni di crisi, a cercare di risolvere il problema. In pochi hanno ascoltato le giuste lamentele di chi chiede aiuto per non far morire gli ultimi coraggiosi. Il commercio on-line, poi, è sempre più diffuso, le prospettive non sono esaltanti. Con la pandemia le vendite in questo settore specifico sono aumentate notevolmente.
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