Gli operai preoccupati per il futuro dello stabilimento di Cassino. Mobilitazione dei lavoratori e dei sindaci

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Si vedranno alle 16 di domani e affronteranno la questione automotive con grande determinazione. La crisi che ha avvolto lo stabilimento Stellantis di Cassino tiene migliaia di famiglie con il fiato sospeso e i trenta sindaci del territorio, riuniti in Consulta, sono decisi a far sentire la loro voce. Difficile incidere davvero in dinamiche così lontane dal territorio ma la motivazione è tanta come pure la volontà di non restare fermi di fronte a continui fermi e cali produttivi. Le ricadute sul tessuto sociale sono enormi e si toccano con mano ogni giorno.

«Domani decideremo quali iniziative intraprendere. Siamo pronti alla mobilitazione o a tutte le altre possibilità – ha detto ieri il sindaco di Cassino, nonché presidente della Consulta, Enzo Salera – per sensibilizzare ministeri e organi di governo. Se questa è la linea di Stellantis, quella di prendere benefici e di non farli tornare sui territori, allora il governo deve rivedere la politica sugli incentivi. Noi, comunque, saremo sempre al fianco agli operai. Ma è anche vero che occorre lavorare tutti insieme pure per creare un’alternativa all’automotive».

Ricco, ricchissimo il territorio del Cassinate, infatti, con enormi potenzialità. Fino a quando l’industria automobilistica ha viaggiato in buone acque, poco si è fatto per costruire alternative. Ora che il settore affronta un periodo buio, per molti dei primi cittadini la costruzione di un percorso economico diverso dall’automotive diventa l’unica strada da dover imboccare.
Intanto anche Gioacchino Ferdinandi, sindaco di Piedimonte, ritiene le preoccupazioni di questi giorni «troppo allarmanti per stare fermi, anche se riguardano tutti gli stabilimenti italiani e non solo Cassino.
Sono due anni che si continua a dire che gli investimenti nei vari siti faranno vedere i loro effetti ma, invece, non si vede nulla, se non rinvii.

Abbiamo saputo che delle linee sono state smontate e trasferite in altri siti europei per far posto all’elettrico, se ciò avesse conferma sarebbe una grave perdita perché solo l’elettrico non basta allo stabilimento.
Prima avevano una produzione pari a 400 autovetture a turno rispetto a una potenzialità di 1200, ora pare che siamo arrivati a 160. Quindi, mi domando, come si fanno a garantire i livelli occupazionali della fabbrica e come può l’indotto mantenersi in piedi?

Ci confronteremo con i sindaci riuniti nella Consulta ma non sono da scartare mobilitazioni in linea con quelle annunciate dagli industriali a livello nazionale».
Anselmo Rotondo, sindaco di Pontecorvo ribadisce più volte il concetto dell’unità, fondamentale sulle grandi tematiche che investono il territorio: «Su queste tematiche bisogna sempre fare squadra, indipendentemente dalle ideologie di ciascuno, dobbiamo salvaguardare gli interessi delle famiglie e farlo tutti insieme. A Pontecorvo, poi, ci sono tantissime famiglie che gravitano su Stellantis e noi abbiamo il dovere di fare squadra per un intero territorio e per i posti di lavoro. Siamo in prima linea». In prima linea per qualsiasi decisione o mobilitazione. I sindaci sono motivati e non vogliono certamente restare a guardare mentre migliaia di lavoratori sono a rischio.


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