PRATO – L’uomo di 57 anni è un artigiano di Prato, aveva contratto un debito di 500.000 euro a causa di una fideiussione firmata nel 2012 per cercare di salvare la piccola azienda per cui lavorava ed i relativi dipendenti.
Una storia come tante, nel pieno della crisi economica, dove piccoli imprenditori ed artigiani hanno riscontrato enormi difficoltà ad andare avanti e molti, pur di non gettare la spugna, hanno rischiato la pelle apponendo firme a prestiti e fideiussioni. In questo caso però, era stato un socio di minoranza nonché dipendente a metterci la faccia, firmando lui stesso la fideiussione.
L’uomo lavorava come artigiano in una piccola azienda di termoidraulica. Il titolare, per scongiurare il fallimento, aveva fatto entrare nel capitale sociale i suoi dipendenti, facendo prendere all’uomo la responsabilità della fideiussione, nonostante possedesse una piccola quota della società.
L’ha salvato la legge denominata Salva suicidi, eloquente il nome della norma, studiata appositamente per scongiurare il perpetuarsi della scia di suicidi iniziata durante la crisi economica del 2008. Molti piccoli e medi imprenditori, nonché molti privati, hanno contratto debiti che non sono più stati in grado di pagare, così, al culmine della disperazione, sono in tanti a togliersi la vita.
Grazie a questa legge, un giudice di Prato, ha potuto azzerare l’enorme debito contratto dall’uomo, impossibilitato ad onorarlo. Il giudice ha valutato la buona fede e preso ciò che era realmente nelle possibilità dell’artigiano (70.000 euro, n.d.r.), sdebitandolo di 430.000 euro.
La Stampa riporta le parole del difensore:
Se un attimo prima il nostro assistito ci avesse chiesto consiglio nel merito, io gli avrei detto di non farlo
-Spiega il legale dell’uomo-
Abbiamo capito subito che c’erano tutti gli estremi per passare il vaglio della meritevolezza e ottenere la sdebitazione. Perché lui non si era mai esposto prima, aveva sempre pagato le tasse e mai aveva giocato d’azzardo. Aveva messo la firma su debiti che non erano suoi, e probabilmente lo aveva fatto senza nemmeno conoscere, in modo compiuto, tutte le conseguenze di quella firma
Si è quindi deciso di applicare la legge 3 del 2012 detta, appunto, Salva suicidi. Il procedimento si è aperto nel luglio del 2014 e si è concluso dopo oltre cinque anni.
L’artigiano in questo lasso di tempo si è visto pignorare parte della casa, il proprio mezzo di locomozione e lo stipendio.
Il liquidatore è interceduto a favore del debitore, sottolineando, in una relazione indirizzata al giudice, come questi fosse pienamente collaborativo. A quel punto è giunta l’inaspettata svolta.
Oggi l’uomo ha trovato un nuovo impiego e può finalmente guardare al futuro libero da debiti.
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