FIRENZE- In occasione della Giornata della Memoria, celebrata con numerose iniziative in tutta la Toscana, anche quest’anno il Consiglio Regionale della Toscana ha voluto ricordare le vittime della Shoah e dello sterminio nazifascista con una seduta solenne che ha visto la partecipazione, accanto ad Eugenio Giani, dello storico Giovanni Gozzini e del consulente per le politiche della memoria Ugo Caffaz.
In particolare, l’intervento di Gozzini si è concentrato sul ruolo fondamentale degli insegnanti nella costruzione di una memoria che sia ancora attuale, senza “fare altarini e scadere in celebrazioni”. L’invito che rivolge a docenti e studenti è infatti quello di porre continue domande alla storia, di interrogarsi sulle scelte e sulla libertà dei singoli individui anche quando oppressi da regimi totalitari, a dimostrazione che è sempre possibile “andare controcorrente”.
“Queste persone” ha sottolineato lo storico riferendosi ai 600 tedeschi che salvarono altrettanti ebrei davanti alle macerie di Berlino “salvando una vita hanno salvato il mondo intero”, proprio come, alla fine del capolavoro di Spielberg, viene ricordato ad Oskar Schindler dagli internati che era riuscito a salvare.
L’intervento di Gozzini non si esaurisce qui, e continua soffermandosi sull’importanza di scardinare lo stereotipo degli “italiani brava gente”, un mito che già lo storico Angelo del Boca aveva provato ad abbattere ma ancora duro a morire, un tema difficile da ignorare quando si tratta di ricordare gli orrori perpetrati in Libia ed in Etiopia durante l’occupazione fascista. Inoltre, non si può dimenticare il ruolo che svolsero i campi di concentramento italiani, ingranaggi ben oliati di una macchina di morte che si estendeva nel centro dell’Europa, impegnati nella deportazione di ebrei, di oppositori politici, di Rom e di Sinti, anche e soprattutto dopo l’armistizio.
Prima ancora dello sterminio, come ricorda Gozzini, le leggi razziali avevano però già avviato un processo inesorabile di spersonalizzazione dell’essere umano, un processo che oggi può essere rovesciato soltanto restituendo un nome, una storia e soprattutto una voce alle vittime dello sterminio ed ai sopravvissuti che, ancora oggi, possono donare testimonianze di inestimabile valore. Eugenio Giani conclude infine la seduta ricordando l’impegno delle sorelle Andra e Tatiana Bucci, sopravvissute ad Auschwitz, l’importanza di iniziative come il Treno della Memoria ed il sentito coinvolgimento di tanti giovani toscani, invitati a “non cedere alla morte ed al sonno della coscienza”.
“Con i regimi totalitari, capaci di cancellare persone e popoli, si tocca il fondo del destino della civiltà umana – ha concluso – A noi il compito di rispondere con gli anticorpi del rispetto per l’altro e delle diversità, trasmettendo i valori più alti del vivere”.
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