LATINA- Ho letto con grande letizia il libro di Giorgio Maulucci “Confesso di avere insegnato. Diario di un viandante tra scuola, cinema e teatro” edito da Atlantide editore. Con il Preside Maulucci mi lega una affinità elettiva, come si usa dire, fatta di sensibilità e passioni. Il libro è una lettura fondamentale per gli alunni, i docenti e chiunque abbia lasciato nella scuola superiore una parte importante della sua anima.
Preside, nel libro lei ha scritto pagine su una Latina inedita piena di cultura e di bellezza. Leggendole, mi veniva alla mente la beffarda canzone di Gaber “Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono”.

Io non direi purtroppo. Mio malgrado lo sono, latinense. In questa città ho sempre avuto difficoltà a riconoscermi, in quanto non sono stato altrettanto riconosciuto.

Lei racconta di un tormentato esame di geografia, all’università. Il libro a me sembra essere una cartina geografica della nostra città attraverso il cinema..

Latina é stato un set cinematografico se non mancato, almeno trascurato. La città anche su questo avrebbe potuto ricavare molto di più. Ha conosciuto certamente il suo periodo d’oro, come quando Marco Ferreri vi si stabilì per più di qualche settimana per girare ”Storia di Piera”.

Nel 1954 lei vede “Senso”, di Luchino Visconti e si innamora del cinema. Nel libro é molto presente il Cinema dell’Aquila.

Gli anni ‘50 sono stati gli anni della mia pre-formazione. Certamente il cinema ed in maniera collaterale anche il teatro. In estate, nell’arena del cinema dell’Aquila, si rappresentavano anche le  opere liriche. Fu un luogo ri-creativo per eccellenza. Erano anni in cui la gente al cinema ci andava, eccome.

I ‘60 per lei arrivarono a ritmo di musica. Nel libro c’è un Giorgio Maulucci ballerino..

Mi piaceva molto ballare, sono stato un ballerino frenetico. Quando uscivano nuovi balli, li sperimentavo subito ed imparavo in fretta. Il rock and roll, il cha cha cha e poi il Twist . Ho coltivato questo sport, mentre ahimè sono stato sempre resistente alla attività sportiva, con grande dolore dei miei genitori.

Nel 1969 lei si laurea con Ettore Paratore, il principe dei latinisti. Nel libro gli dedica pagine molto belle..

Ho dedicato al Prof. Paratore un capitolo intitolato “L’unico”. L’incontro con lui é stato uno di quegli avvenimenti che ti segnano. Nel mio caso, non solo culturalmente ma anche teatralmente. Paratore era l’esempio per eccellenza di un docente-attore. Ho avuto la fortuna di avere altri maestri eccellenti come, ad esempio, Sapegno ed Argan, ma lui era consapevole di trovarsi davanti al pubblico degli alunni.

Un’altra figura presente nel libro da cui lei sembra aver attinto la passione per l’insegnamento é Maria Stella, insegnante di Storia dell’Arte al Liceo, sbaglio?

Maria Stella, certamente, molto incline al melodramma. Quando la ricordiamo con Francesco Tetro, anch’esso suo alunno, ci commuoviamo ancora. Poi c’è stato anche il Prof. Ubaldo Rosella. Ricordo un venerdì del ginnasio : cinque ore di letteratura italiana. Le prime due passate soltanto a leggere i Promessi Sposi. Con quella voce alla Arnoldo Foá ci ha fatto comprendere il senso delle pagine manzoniane.

Nel 1976 lei, già Professore, porta i ragazzi all’Argentina a vedere “Il giardino dei ciliegi” di čechov. Vuol raccontare cosa accadde in quel frangente?

Accadde che tutte le pomeridiane erano esaurite . Scelsi di portarli alla sera e molti, essendo pendolari, dormirono a casa mia nei loro sacchi a pelo. Il mio atteggiamento é stato forse un po’ garibaldino, ma i ragazzi sapevano benissimo quale era il limite da non oltrepassare.

Lei fu uno dei fondatori del Liceo Scientifico “Ettore Majorana”. Vuol raccontarci come andò?

Diciamo che il Grassi, dove insegnavamo , non é che fosse una scuola così rivoluzionaria. Io ed un gruppo di amici, fra cui Marcello Ciccarelli, venivamo considerati di sinistra o additati come “comunisti”. La Preside di allora,molto acuta ed intelligente, sdoppiò il Grassi. Nacque , dunque, il secondo Liceo Scientifico della città da una costola di sinistra del primo. Ricordo che nel consiglio di istituto Ciccarelli ed io proponemmo di intitolarlo ad Ettore Majorana. Così fu.

Gli anni ‘80 sono per lei quelli del matrimonio. Fu un po’ rocambolesco pare di capire dal libro..

Sì, effettivamente accadde di tutto un po’. A posteriori mia moglie mi disse che aveva capito di essersi sposata con una persona originale. Diciamo pure un casinaro (ride).

Oltre al matrimonio arriva il concorso da Preside, vinto. Dopo un breve periodo a Merano in Piazza Teatro (vedi un po’) , lei viene chiamato a dirigere il Magistrale. Che anni furono?

Sette anni indimenticabili. Appena nominato Preside il Magistrale occupava un’area di Palazzo M. Ci trasferimmo poco dopo nella nuova ed attuale sede di Via Magenta. Il Sindaco Corona mi disse di voler fare una bella inaugurazione. Aveva perfettamente chiara la dimensione culturale della scuola.

Lei cosa si inventò ,dunque?

Chiamai Milva. Ci accordammo e venne un sabato sera a cantare al Manzoni. Ci promise che l’indomani, dallo studio di Domenica In condotta da Pippo Baudo, ci avrebbe salutato. Mantenne la promessa e alla domanda del presentatore sul perché fosse andata ad esibirsi in una scuola rispose :” Perché lì c’è un preside loco”.

Ed infatti il Preside “loco” scrisse , sempre al Manzoni, una deliziosa circolare dal titolo “L’assorbente selvaggio”. Mi ha fatto molto sorridere questo episodio , vuol raccontarlo ?

Venivano da me i bidelli un giorno sì e l’altro pure lamentandosi della situazione in cui versavano i gabinetti. Andammo a vedere nelle fognature e scoprimmo che trattavasi di assorbenti. La circolare voleva invitare le ragazze a comportarsi come a casa. La questione finì addirittura sulla scrivania del Provveditore.

I ‘90, gli anni del Nóstos, vale a dire del ritorno alle origini. Diventa Preside del Liceo Classico “Dante Alighieri”. Il libro ripercorre fedelmente quegli anni in cui lei ha trasformato quella scuola in un tempio di cultura. Vorrei che invece lei mi parlasse di Liliana Di Natale, una figura storica del Liceo…

Liliana è stata il mio braccio destro. Ci conoscevamo fin dai tempi dell’università. Insieme abbiamo preparato l’esame di Paratore ed anche quello di Glottologia con il Prof.Pagliaro. Nello studio, come me del resto, era tignosa puntuale rigorosa. Quando divenni Preside del Classico lei era già a pieno titolo nell’establishment dei docenti. Con grande eleganza ed intelligenza ha condiviso tutto il grande lavoro che abbiamo fatto per i ragazzi e per la città.

La copertina del libro scritto da Giorgio Maulucci 

 


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