Giorgio De Marchis: “Zingaretti è l’ultima chance per il Pd. La politica? Le passioni non si dismettono mai”.

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Giorgio De Marchis venne eletto per la prima volta in Consiglio Comunale nel 1997 nelle fila del Pds e successivamente riconfermato in tutte le successive consiliature, sempre aumentando il numero di preferenze personali.

Nel 2013 si candida alle elezioni regionali a sostegno di Nicola Zingaretti e, senza sponsor di peso fra i dem, raccoglie un consenso straordinario – 12.343 voti- che per un soffio non lo porterà a Via della Pisana.

Laureato in Scienze Politiche, la formazione post lauream che può vantare De Marchis è di notevole spessore. Ha conseguito, infatti, un Master in “Innovazione e Management nelle Amministrazioni Pubbliche presso l’Università di Tor Vergata, e poi ancora un Corso di Alta specializzazione in “Anticorruzione e Trasparenza” presso l’Università di Roma Tre. Attualmente sta frequentando un Master in “Capitale naturale e aree protette” presso la Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza.

Da qualche tempo è Direttore del Parco dei Monti Aurunci, una riserva naturalistica comprendente comuni delle province di Latina e Frosinone.

Lo incontriamo in un afoso pomeriggio di fine luglio: occhiali specchiati, maniche di camicia bianca, ordina un caffè freddo. Parliamo della situazione politica locale e nazionale, ma De Marchis è sempre connesso con il mondo web e social, di cui è un vero cultore. E’ capace di fare due o tre cose contemporaneamente: rispondere alle mie domande, ai Whatsapp e alle chiamate di lavoro.

Tempo fa scrissi che, nel tormentato panorama del centrosinistra pontino, si avvertiva la sua assenza. Com’è la vita oltre il Consiglio Comunale, gli affanni della politica?

Dopo vent’anni non tanto la lontananza dalla politica ma dal ruolo pubblico aiuta molto, consente di respirare, di rigenerarsi. Mi trovo ad osservare la realtà da un altro punto di vista, se vuole meno partigiano.

Immagino comunque che seguirà il dibattito pubblico di questa città, lo trova mutato da quando lei fece il suo ingresso in Consiglio Comunale, vale a dire dalla fine degli anni ’90?

Sostanzialmente lo trovo peggiorato, comunque molto incattivito in linea con ciò che sta accadendo a livello nazionale. Dal 1993 questa città ha avuto due sindaci, Finestra e Zaccheo, che provenivano da una storia marcatamente di destra, eppure non c’è mai stato nessun atto di violenza verbale né da parte loro né da parte di chi si opponeva. Oggi abbiamo personaggi più neutri e, diciamo la verità, anche un po’ più scialbi ma la carica di astio, di risentimento anche personale la trovo assai più elevata.

Lei in politica ha fatto tante cose: Consigliere Comunale per tanti anni, Segretario dei Ds, quale è stata l’esperienza che in politica l’ha entusiasmata di più?

L’esperienza più bella è stata quella delle primarie da Sindaco, eravamo nel 2011. Sentii, per la prima volta, intorno alla mia figura un’aggregazione importante di forze del cambiamento. Fu un’emozione vedere così tante persone fare la fila, e scoprire poi che il 45% di loro aveva votato per me, fu una cosa importante. Una grande speranza!

Perché il Pd, qui a Latina, non vince mai?

Nelle ultime elezioni amministrative, per esempio, s’è perso perché abbiamo incrociato un momento sfavorevole della storia. Abbiamo fatto un errore di valutazione, io in primo luogo, pensando che l’assenza del Movimento 5 Stelle ci potesse premiare. In realtà stava accadendo un’altra storia, con Coletta che addirittura andava oltre il bacino elettorale dei grillini. Se le elezioni si fossero celebrate sei mesi prima, quando facemmo le primarie, Enrico Forte sarebbe il Sindaco di questa città.

Da qualche tempo lei è Direttore del Parco dei Monti Aurunci, una nuova pagina della sua vita professionale, la entusiasma?

Sì, ci terrei a specificare che è un incarico di tipo dirigenziale e non di natura politica. E’ una esperienza che volevo fare, per la quale ho anche una preparazione culturale e professionale specifica. Il Parco dei Monti Aurunci è un ente pubblico, ma allo stesso tempo è un ente pubblico molto particolare che gestisce una importante area protetta. Aver fatto, nella mia esperienza precedente, politica mi ha aiutato molto nel considerare il rapporto fra la macchina amministrativa e la politica stessa. E’ un ruolo bellissimo, perché ti consente di coniugare l’attività amministrativa classica con la tutela e la salvaguardia della natura.

Molti- compreso chi scrive- l’hanno criticata per il compenso che percepisce da Direttore. Se l’è presa?

Adotto, ormai da anni, lo stesso atteggiamento che fu di Margaret Thatcher nei confronti della stampa avversaria: semplicemente, non la leggo. I commenti un po’ velenosi sui social media, quindi, non li leggo più.

Non da oggi lei è forse l’uomo politico più vicino al Presidente Zingaretti. Il Governatore del Lazio si candiderà alla Segreteria nazionale del Pd. Sfida complessa, non trova?

E’ una candidatura, quella di Nicola Zingaretti, che aspettavamo da tempo. Penso che sia l’ultima possibilità che ha il Pd per rilanciarsi, all’interno di una dimensione nuova. Conosco troppo bene Zingaretti per pensare che si candidi con l’obiettivo di ricostituire i Ds o per fare una operazione nostalgia. Ha sempre puntato, in politica, nell’innovazione e nel cambiamento. Bisogna celebrare il nostro congresso il prima possibile ed aprirci ad altri mondi e realtà. Noto che molti osservatori, come per esempio il Direttore Mentana, stanno celebrando il funerale del Pd: ma non sono gli stessi che nel 2014, con il partito al 41% incensavano Renzi come un leader pressoché eterno? Indubbiamente il 4 Marzo gli elettori hanno bocciato il progetto renziano. Ora occorre portare in salvo il Pd, ed in questo senso la candidatura di Nicola Zingaretti è la più adatta.

Chi non la conosce bene pensa che lei sia un massimalista di sinistra. Ora, io un po’ la conosco e so che non è così. A proposito, di Liberi e Uguali cosa pensa?

L’operazione che ha portato alla nascita di Liberi e Uguali non mi è piaciuta. Io sono un liberal, e francamente non sono bei tempi in Europa e nel mondo per noi. Penso che se la sinistra voglia sopravvivere non possa rinunciare al riformismo, anche in un tempo dove la globalizzazione ha acuito le differenze e le distanze sociali. Queste nostalgie alla Liberi e Uguali sono state ampiamente giudicate dagli elettori il 4 di Marzo. Spero che quel contenitore si esaurisca, ed alcuni di loro possano tornare a dialogare con il Pd in una dinamica riformista, non certo terzomondista.

Ha visto da vicino molte amministrazioni comunali. Coletta come sta lavorando?

Coletta avrebbe dovuto assumere come modello di riferimento quello di Zingaretti, ovvero andare oltre la storia di Latina. Invece lui ha scelto di essere contro quella storia, che può essere discussa ma è comunque la nostra. Lui avrebbe dovuto avere la capacità di imporre un nuovo modello culturale. Recuperare la Latina della fondazione e poi degli anni ’70 e poi ancora della destra e proiettarla altrove. Ha scelto, invece, lo scontro e si sta rivelando una strategia perdente.

Tre anni ancora e poi Latina andrà di nuovo al voto. Quale ruolo avrà il Pd?

Bisognerà comunque attendere l’esito del congresso nazionale per rispondere compiutamente alla sua domanda. Io spero nel ritorno di una dialettica normale tra centrodestra e centrosinistra. Il problema è che alla destra che abbiamo conosciuto negli anni passati, quella cioè che aveva una cultura di governo e con la quale si poteva discutere anche su posizioni divergenti, si è sostituita una destra becera rappresentata da Salvini.

In una città un po’ addormentata, ci siamo destati per il concerto di Calcutta. E’ stato presentato, dalla maggioranza che governa Latina, come un evento di eccezionale importanza. Cosa ne pensa?

Un grande successo, è vero. Tra l’altro sono stati molto bravi, perché hanno unito il concerto di Calcutta con la notte bianca. Ho notato una grande esaltazione da parte della politica, ma la città il giorno dopo è tornata quella del giorno prima. Mi chiedo se non sia il caso di candidare Calcutta Sindaco, invitando Coletta a fare altro.

Ovviamente scherzo! Lo scriva che la mia era solo una battuta (ride).

Cosa farà nei prossimi anni Giorgio De Marchis?

Continuerò a fare quel che sto facendo, mi piace molto. Se ci sarà l’opportunità riprenderò anche il filo della politica attiva. E’ nel mio Dna, però ci sono molti modi per farla.


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