Giallo nella Palude Redenta

104

Giallo nella palude redenta                                           “Agnelli, lupi e figli delle tenebre” nella Latina dei primi anni Cinquanta                                                                       di Antonio Scarsella

Anche il territorio pontino, con il romanzo di esordio di Antonio Scarsella, Giallo nella palude redenta. “Agnelli, lupi e figli delle tenebre” nella Latina dei primi anni Cinquanta (Atlantide editore), registra nel panorama della letteratura la presenza del romanzo giallo, genere molto diffuso tra gli scrittori locali. Come scrive nell’Introduzione Floriana Giancotti, il libro di Antonio Scarsella è «Un giallo d’ambiente, meditativo, storico, in cui l’investigatore mentre interroga luoghi e persone, interroga anche se stesso e l’indagine diventa un itinerario interiore di riflessione sugli uomini e sul potere».

Il romanzo di Antonio Scarsella rientra a pieno titolo nel genere giallo perché, nella sua struttura narrativa, ha tutti gli ingredienti del racconto poliziesco: la figura centrale è l’investigatore alla ricerca di prove e testimonianze; l’indagine, costruita su ipotesi, illazioni, piste da seguire per la scoperta dei colpevoli, è un puro esercizio di logica e di attenta analisi basata su osservazioni, raffronti e riflessioni; l’ambiguità di alcuni personaggi apparentemente secondari è riscontrabile nell’’intreccio narrativo; la soluzione degli eventi criminosi arriva al termine del libro; il finale della storia narrata è sorprendente, tiene il fiato sospeso fino all’ultimo capitolo e riesce a trattenere il lettore incollato dalla prima all’ultima pagina.                                                                                                                                                            Il protagonista assoluto della trama del racconto è il maresciallo Duilio Spadon, nativo di Rovigo, (un polentone), un carabiniere leale e fedele alla benemerita arma, che dimostra notevole abilità investigativa sostenuta da una stringente capacità logica di ragionamento e da una tenace caparbietà nel condurre fino in fondo il suo dovere e nello  sbrogliare con indagini accurate e con pazienza la complicata matassa degli eventi verificatisi nel territorio di competenza. Un personaggio metodico che, con il suo quaderno delle indagini, prende appunti, annota orari, avvenimenti, persone, fatti e cose viste e impressioni recepite negli incontri e nei sopralluoghi.

La storia ha inizio con l’omicidio di Ermenegildo Muzzolon, un contadino che viene ritrovato cadavere sotto le arcate del ponte romano del fiume Ninfa-Sisto a Tor Tre Ponti. Nella pianura redenta a questo evento centrale si aggiungono e si intrecciano altri misteriosi avvenimenti: la morte per annegamento in un fosso di Dal Cin, contadino che abitava a borgo Grappa e il ritrovamento del cadavere di Virgilio Criveller, nei paraggi del Canale Mussolini a Sessano-Podgora, un contadino indebitato, sull’orlo del baratro economico familiare.                                                                                                                              Una miriade di personaggi di primo piano, come il commerciante titolare della sede del Consorzio Agrario di Tor Tre Ponti Pietro Moretto e il suo collaboratore Elmo Pirazzi, il contadino Gianni Cavalletto, il giornalista di Paese Sera Giovanni Bartoletto, il tenente Ottaviani, il giudice Giacomo Liberati e altri sono protagonisti del giallo.   Nella trama del racconto compaiono figure femminili molto importanti, ben tratteggiate nei loro profili e ben descritte nei loro comportamenti. Ruoli significativi assumono nella narrazione le mogli, le madri e le suocere dei contadini, mezzadri e pecorari e soprattutto la  giovane Anna Tuzzi, ragazza di diciannove anni con i capelli ricci e gli occhi verdi.                                                                                                                                                                              Nell’insieme veri protagonisti del racconto sono anche i contadini, i mezzadri, i braccianti agricoli dell’Agro redento, i coloni stanziali assegnatari e beneficiari della bonifica del Duce (i cispadani), unitamente ai pastori e alle famiglie povere residenti nei paesi dei monti lepini (Cori, Norma, Sermoneta, Bassiano, Sezze, Priverno)      Costantemente presente nel racconto dell’autore è la dicotomia storico-sociale tra i coloni, immigrati provenienti dal Friuli, Veneto, Emilia Romagna e anche Marche che abitano nella piana redenta, e i pastori locali e gli uomini della collina che abitano dentro le mura, hanno una ben precisa identità territoriale e sociale, culturale e dialettale e manifestano un orgoglio di appartenenza alla loro terra e una forte religiosità.

Nelle pieghe narrative traspaiono spesso conflitti e tensioni, per l’assegnazione delle terre sottratte alla palude con la bonifica, tra i cispadani, i coloni e mezzadri immigrati venuti dal nord Italia che, pieni di debiti, abitano nei poderi assegnati dell’O.N.C. e le popolazioni indigene dei monti lepini, i contadini paesani sezzesi, sermonetani, bassianesi, braccianti montanari autoctoni abitanti nelle colline: una guerra tra poveri per lavorare la terra dopo la bonifica. Nel corso della narrazione è sempre presente una conflittualità sociale e politica dovuta agli scioperi alla rovescia, alle sommosse dei disoccupati, degli operai sottopagati e dei braccianti del monti lepini che contro i coloni chiedevano la restituzione delle terre assegnate nel ventennio.

Il racconto di Scarsella si snoda come un vero viaggio conoscitivo, ricco di spunti di analisi e riflessioni sulla terra pontina bonificata, a partire dalla città capoluogo di provincia, Littoria-Latina, un capoluogo al centro della pianura, con i suoi simboli di potere economico e politico, con le sue piazze, monumenti, palazzi, angoli, strade, case coloniche, negozi, borghi, paesaggi, canali e ponti, fino ad arrivare ai paesi collinari dei monti lepini e a Ninfa.                                                                                         L’intero territorio dell’Agro pontino, con le sue città nuove (Latina, Pontinia, Sabaudia), con  i suoi borghi (Tre Ponti, Santa Fecitola, borgo Faiti, San Donato, borgo Montello), con i poderi della campagna della ex palude  redenta, con le migliare, con le dune e i laghi costieri di Sabaudia, di Caprolace, dei Monaci, di Fogliano, il monte Circeo,  l’antica città di Satricum e il fiume Astura, fa da sfondo alle vicende narrate. La terra pontina, con le sue caratteristiche storiche, geografiche, antropologiche, inerenti le tradizioni, gli usi, i costumi, gli atteggiamenti e i dialetti, è baricentro del racconto.

Ammirevoli e minuziosamente dettagliate sono le descrizioni degli ambienti, dei poderi dell’Opera Nazionale Combattenti, delle case poderali, delle coltivazioni della campagna isolata (i cui abitanti avevano bisogno di protezione per i gravi problemi economici) e dell’intera palude redenta, come parte di un sistema ambientale e territoriale, storico e sociale degno di essere conosciuto, studiato e analizzato.

Meritevole, infatti, è il contributo di Antonio Scarsella per la conoscenza storico-geografica del territorio pontino, per le lotte contadine dei braccianti agricoli, per l’occupazione delle terre, per gli scioperi alla rovescia, per il cambiamento epocale, sociale economico e politico, avvenuto nei primi decenni  del secolo scorso.

Diverse possono esser le chiavi interpretative del romanzo che, al di là del genere giallo, diventa un racconto storico e politico, antropologico e sociologico. Infatti si possono rintracciare analisi e giudizi storici inerenti la politica agraria del regime fascista intesa come operazione politica, economica, sociale e di immagine per creare consenso tra la popolazione. Sono ricostruite, inoltre, notizie storiche sulla politica e riforma agraria del ventennio, sul mondo rurale, sulle promesse di affidare terre ai combattenti della Prima Guerra Mondiale, sulla povertà delle popolazioni indigene e delle masse di contadini escluse dalla bonifica, sulla assegnazione delle terre, sulla battaglia del grano, sugli interventi di bonifica integrale per recuperare aree agricole da coltivare, sul controllo sociale, economico e politico del territorio e dei coloni assegnatari dei poderi e sul sistema politico di potere.                                                                                                                             Oltre alle digressioni e considerazioni di natura politica e riflessioni  di carattere storico e filosofico, il racconto fornisce anche una rappresentazione antropologica della realtà territoriale basata, oltre che sui pregiudizi ideologici e stereotipi culturali, soprattutto sulla mescolanza delle culture presenti nel territorio                                                                                               Giallo nella palude redenta. “Agnelli, lupi e figli delle tenebre” nella Latina dei primi anni Cinquanta è un testo stimolante per quanti hanno a cuore la conoscenza del territorio, la storia dei luoghi, i paesaggi della pianura pontina, gli usi e i costumi delle popolazioni dell’Agro redento.  Si avverte, leggendo le 270 pagine, la squisita e granitica passione di Antonio Scarsella per la politica legata alla storia antica e recente del territorio nel quale è nato, è cresciuto e si è impegnato, in prima persona, come amministratore locale.

Un libro originale per il suo contenuto dal sapore locale e dallo stile sciolto, piacevole, dinamico nel ritmo narrativo e nella prosa. Un romanzo che aiuta a conoscere e ad amare la terra pontina.

 

 

 

 


News-24.it è una testata giornalistica indipendente che non riceve alcun finanziamento pubblico. Se ti piace il nostro lavoro e vuoi aiutarci nella nostra missione puoi offrici un caffè facendo una donazione, te ne saremo estremamente grati.