GAETA – Il gruppo criminale vicino ai casalesi, oltre agli appalti sui rifiuti e sul porto di Gaeta aveva anche altre mire. Nell’inchiesta della Dda di Napoli che vede coinvolti Carlo Savoia, Pasquale Vitale, Gennaro Cardone, Anna Scognamiglio ed Ernesto Cardella sono stati trovati i contenuti dei documenti che provano l’interesse del gruppo a interferre nelle gare d’appalto di ben 44 Comuni, quasi tutti del casertano, oltre a Gaeta e Minturno.
Le prove sono contenute nella lista trovata nella sede della società Xeco srl, riconducibile a Carlo Savoia, presso il centro direzionale di Napoli, Isola E7. L’appalto al Comune di Minturno valeva 35 milioni di euro, quello di Gaeta circa 50 milioni ed erano quindi considerati dal gruppo criminale due contratti appetibili e probabilmente aggiudicabili inquinando la gara.
Va detto che nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Savoia e degli altri indagati non è riportata la contaminazione dell’appalto aggiudicato a Minturno né nella procedura ancora in essere a Gaeta, diversamente da altre città campane espressamente richiamate e dove ha contato la compiacenza di amministratori e funzionari.
Presso la stessa palazzina E7 del centro direzionale di Napoli aveva sede anche la centrale di committenza Asmel, che si occupava proprio di appalti dei rifiuti e alla quale ogni Comune poteva iscriversi per affidare alla centrale la selezione del gestore e relativa gara d’appalto, anziché svolgerla da soli. Ebbene, sia il Comune di Minturno che quello di Gaeta in epoca antecedente il 2016 scelsero di rivolgersi alla Asmel. Procedura che poi è saltata perché una sentenza del Tribunale amministrativo stabilì che i Comuni dovevano rivolgersi per le gare d’appalto a centrali che facevano capo al loro territorio.
Ed è questa la ragione per la quale la gara del Comune di Minturno è stata gestita dalla Cuc di Formia, mentre a Gaeta la gara d’appalto è tuttora in corso. Il collegamento con il clan dei casalesi sta nei contatti di Carlo Savoia. Scrive di lui il gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare: «Nonostante la sua incensuratezza, la personalità di Savoia appare assolutamente allarmante. L’inizio della sua fortuna imprenditoriale è stata delineata dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Luigi Cassandra, Giuseppe Valente e Nicola Schiavone che, sostanzialmente lo hanno definito un imprenditore legato a Nicola Ferraro, Nicola Cosentino ed in ultima analisi al clan dei casalesi».
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