Franco Ferrarotti: Omaggio al “Maestro”

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Il dubbio è l’anima dello spirito critico, ma anche la precondizione della vita interiore.

          Un importante maestro per la mia vita è stato Franco Ferrarotti, il mio professore, scomparso il 13 novembre 2024. Quando ho saputo  della sua morte, una miriade di ricordi e una vena di tristezza ha invaso la mia mente.

Ho subito pensato, per gratitudine verso uno dei miei maestri spirituali, di dovergli rendere omaggio recandomi presso l’Aula Magna dell’Università La Sapienza di Roma perché da sempre ho condiviso la sua visione della sociologia come strumento di comprensione e cambiamento sociale.

La sociologia, infatti, come scienza sociale mi ha affascinato  non solo come una disciplina teorica, ma mi è servita per partecipare con maggior consapevolezza alla realtà sociale.                                                                    

Franco Ferrarotti è stato il padre della sociologia italiana, un pioniere e un innovatore che, con la sua capacità comunicativa e con rigore critico, ha aperto nuove vie.          Nel 1962 ha vinto il primo concorso di Sociologia nella Facoltà di Magistero di Roma e ha avuto un ruolo importante nella nascita della prima facoltà di sociologia a Trento. Nella sua lunga carriera accademica ha insegnato in varie università straniere. Nel 2001 è stato insignito del Premio per la carriera dell’Accademia Nazionale dei Lincei.

Durante i miei studi universitari ho seguito con impegno le sue preziose lezioni di sociologia, rimanendo sempre affascinato dalla sua serietà di studioso, osservatore attento dei fenomeni sociali, e dalla sua indole battagliera.                                    Con lui ho sostenuto gli esami di sociologia con un meritato trenta che mi ha indotto a chiedergli la tesi di laurea. È stato, per me studente, un punto di riferimento prezioso perché in diverse occasioni ho preso parte ai suoi dibattiti   aperti e partecipativi su temi politici, culturali e sociali.

Ho letto e studiato alcune sue opere importanti come il Trattato di sociologia uno dei testi accademici più influenti in Italia, che ha segnato intere generazioni di studenti. Ho imparato grazie a lui a considerare la sociologia una scienza che aiuta a comprendere la condizione umana nel contesto storico e che la ricerca sociale offre all’uomo i termini in base ai quali può costruire il suo progetto di vita.

Fra le sue numerose pubblicazioni ho letto con particolare interesse professionale Storia e storie di vita (1981), Homo sentiens (1995), La televisione (2005). Dalle sue ricerche, dai suoi lavori ho imparato a riflettere sull’analisi critica delle trasformazioni sociali e culturali del tempo.  Un libro  importante per me è stato Libri, lettori, società (1997), nel quale il maestro analizza la crisi della logica della scrittura nel quadro della società globale, specialmente, in riferimento  alle società tecnicamente progredite.

Una sua lezione di vita, che porto con me, è racchiusa in  questa sua saggia riflessione: «Siamo soltanto ciò che ricordiamo di essere stati. Giunti al termine della propria vita, gli esseri umani tendono a esaminare la loro permanenza su questa terra volgendo lo sguardo all’indietro: cercano di analizzare quel che resta del loro passaggio. Tentano soprattutto di sottoporre a una attenta indagine ciò che ricordano di essere stati».

 

 

 

 

 


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