Berlusconi ha annunciato che sarà in Piazza San Giovanni insieme alla Lega e ai “fascisti” della Meloni, per usare una sua definizione.
Non sfuggirà al lettore appassionato intorno alle cose della politica, come l’ultima piazza condivisa con il leader leghista sia finita male per il Cav, con tanto di “buuuu” e fischi.
Il fondatore di Forza Italia e del centrodestra, geniale innovatore della politica italiana, rischia di finire miseramente schiacciato, soverchiato dal populismo e dal sovranismo di Giorgia e Matteo. I ragazzi, del resto, non perdono occasione per trattare il Cav come un vecchio rincoglionito, un catenaccio di un’epoca perduta. Matteo Salvini lo ha invitato in piazza, sì, ma ha detto alla sua amica Annalisa Chirico su il “Foglio” :”Non possiamo parlare con il linguaggio del 1994, abbiamo bisogno di futuro”.
Un certificato di morte anzitempo per Silvio che non avrebbe alcuna voglia di cedere il passo. O forse sì.
Appare sempre più disinteressato agli affari politici, ammesso che lo sia mai stato, e sempre desto alle cose di famiglia ed al Monza Calcio, il nuovo giocattolino con cui ama trastullarsi insieme ad Adriano Galliani.
A Palazzo delle Stelline un inefficace presentatore, un tempo Presidente del Parlamento Ue, faceva del tutto per galvanizzare una platea del tutto disinteressata a Forza Italia e, ahi noi, perfino a Berlusconi. “Un po’ di entusiasmo, su, forzaaaaaa”!, si sgolava Tajani. Niente, pochi applausi e risate pressoché assenti (per fortuna!) alla barzelletta su Greta, paragonata allo stereotipo della svedese figa. Trattare in quel modo una ragazzina, di cui magari legittimamente si avversa il catastrofismo, ma pur sempre affetta dalla sindrome di Asperger, è una roba schifosa.
La narrazione di Arcore è che abbiamo il Governo più a sinistra della storia della Repubblica e che Renzi sia un pericoloso sovversivo di sinistra, uno che “gioca” nell’altra metà del campo.
Roba da buttarsi per terra e rotolarsi per le risate. Ma quale sinistra, Renzi si candida a rappresentare un mondo liberale che è lo stesso di Forza Italia. Se non fosse che il Cav ed i suoi galoppini, vedi Giacomoni Ronzulli et similia, gli abbiano messo in testa che occorra essere la ruota di scorta di Salvini e persino dei “fascisti” meloniani.
Disprezzati, trattati come gli anziani che si preferirebbe rinchiudere in una qualche Rsa, gli amici di Forza Italia si ostinano a parlare di centro-destra. Una entità metafisica, una categoria dello spirito fuori dal tempo e dello spazio.
“E Forza Italia e siamo tantissimi”, si canta nel formidabile inno scritto dal maestro Apicella.
Peccato che la saletta di Palazzo delle Stelline, più fredda che mai, contenesse soltanto un centinaio di posti.
Sic transit gloria mundi.
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