Esuli. Da Pola a Latina
di Salvatore D’Incertopadre
È la narrazione che ci rende umani. La narrazione corrisponde sempre, n un modo lineare, all’esperienza umana, (George Steine
Fin dal suo esordio letterario (2015) abbiamo seguito con particolare attenzione e viva partecipazione le “fatiche” (o gioie) scritturali di Salvatore D’Incertopadre, ma quest’ultimo romanzo Esuli. Da Pola a Latina (Aletti editore) si impone come una prova decisamente convincente per la qualità espressiva, per la nitidezza della capacità comunicativa e soprattutto per l’architettura d’insieme e sequenziale dell’ampia ed estesa narrazione, ben costruita nei minimi dettagli.
Leggendo attentamente i quindici capitoli (190 pagine) della storia ben raccontata degli Esuli, di una delle tante famiglie istriane, costretta a scegliere l’esilio dopo le tristi vicende della Seconda guerra mondiale, la performance letteraria dell’autore col tempo è diventata più evoluta non solo nella trama, ricca di colpi di scena, ma anche nell’impianto e nello stile narrativo più delicato e sensibile.
Un libro intenso e affascinante, commovente e incantevole nella sua leggerezza che sicuramente potrà attrarre diversi lettori. Il romanzo di Salvatore D’Incertopadre è molto interessante sotto vari punti di vista.
Il primo elemento di valore è la sensibilità con cui vengono trattati i protagonisti, che emergono gradualmente dalle pagine del romanzo, acquistando via via una dimensione affettiva ed esistenziale sempre più concreta e dettagliata. Per il lettore, la scoperta dei personaggi avviene pagina dopo pagina. Soprattutto interessanti sono le sfumature delle sensazioni ed emozioni, dei sentimenti, passioni e pensieri dei vari attori della storia narrata.
Un secondo elemento di valore del racconto è la capacità di riversare nell’affresco storico le inquietudini, le angosce di una famiglia unita ma sfortunata, costretta per le tristi vicende
Il romanzo, nel suo rigoroso impianto storico, racconta, infatti, con toni epici le tragiche vicende della famiglia dell’ingegnere Alberto Mori, un sopravvissuto del drammatico evento delle Foibe, un personaggio “nobile”, un “gigante” che riesce a trovare una forte energia interiore nel sopportare le inenarrabili sofferenze per le perdite premature del figlio Paolo, della giovane figlia Lea, affascinante per la sua esuberante vitalità, dell’anziana e saggia madre Margherita e dell’amata compagna di vita Tecla.
Questi personaggi, figure nette e significative che hanno un proprio carattere e un proprio volto, sono centrali nella densa trama del racconto, e sono da collegare strettamente agli altri membri della famiglia, oltre all’ingegnere Alberto e alla figlia Ginesia, anche ai giovani Valerio, il cadetto, e Ben, l’ufficiale inglese, che fanno da sfondo e danno spessore ai caratteri dei protagonisti.
La miriade dei vari personaggi, sempre ben delineati nei loro profili umani e nelle loro ineccepibili comportamenti, dimostra come Esuli è un grande romanzo corale che amalgama scorrevolezza e profondità, tristezza e commozione per le vicissitudini nelle quali i protagonisti dei vari episodi si trovano a vivere.
L’autore ha saputo costruire un romanzo storico avvincente non soltanto per i lettori che prediligono vicende storiche, politiche e militari, ma anche per coloro che amano narrazioni di eventi drammatici egregiamente descritti come l’elegiaca morte dell’anziana nonna paterna, dopo l’appartata visita silenziosa ed emblematica nella vigna padronale.
Nell’epopea della famiglia Mori enorme importanza hanno le donne descritte con acume nei loro sentimenti, stati d’animo, commozioni e dolori della vita.
Nel romanzo di Salvatore, incalzante e denso di colpi di scena, riecheggiano echi della letteratura che ci riportano a scrittori quali Omero, Tolstoj e Manzoni.
All’Iliade di Omero, quando il profugo troiano Enea è costretto ad abbandonare la sua città, la sua terra per iniziare un incerto viaggio per trovare un territorio accogliente e più sicuro per poter continuare a vivere, è accostabile l’episodio della sofferta decisione di Alberto nel dover lasciare Pola, la terra d’Istria per approdare, dopo momentanee soste ad Aversa e Gaeta, nel quartiere “Villaggio Trieste” di Latina.
Altri richiami delle descrizioni belliche della città di Pola portano alle desolanti distruzioni di villaggi e territori russi di Guerra e pace di Leone Tolstoj. La maledetta e spietata guerra foriera di dolore, amarezze e lacrime è lo sfondo di grandi avvenimenti storici, ma le morti e le ferite nel cuore sono la vera catastrofe che colpisce gli attori esuli del racconto. Anche «l’addio ai monti» di manzoniana memoria è accostabile al mesto saluto di Ginesia per la malinconica partenza dalla terra nativa, l’Istria, verso luoghi non conosciuti per affrontare con coraggio e determinazione una nuova vita.
Il romanzo emozionante e di grande respiro di Salvatore D’Incertopadre, Esuli. Da Pola a Latina, è apprezzabile non soltanto per la trama che coinvolge il lettore dalla prima all’ultima pagina, ma per la qualità del linguaggio scorrevole e trasparente, vivido e diretto, per la sua coerenza, morbidezza, ed elasticità che incoraggiano il lettore a continuare a seguire, capitolo dopo capitolo le avventure dei protagonisti.
È auspicabile che l’autore, capace dei scavare in profondità nell’animo dei protagonisti dei suoi romanzi, continui a raccontare, con la sua coinvolgente scrittura, altre storie con la stessa capacità narrativa, riuscendo a disegnare altri personaggi indimenticabili per la complessità delle loro storie e dello loro psicologie e caratteri.
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