Enrico Forte, protagonista della vittoria di Zingaretti: “Il Pd ha bisogno di un civismo più maturo, non è più tempo d’infantilismi”.

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Domenica prossima l’Assemblea Nazionale del Pd, eletta lo scorso 3 Marzo, proclamerà ufficialmente Nicola Zingaretti Segretario del partito. “Er saponetta”, come da anni lo chiamano a Roma, ha stravinto in tutta Italia dimostrando ancora una volta di saper unire le più diverse anime della sinistra italiana: da Massimiliano Smeriglio, ex Sel, fino a Dario Franceschini, il potentissimo ex Ministro dei Beni Culturali, che della fu Democrazia Cristiana ha ereditato scaltrezza e resilienza.

Anche a Latina, città recalcitrante e non proprio favorevole al centrosinistra, Zinga ha fatto il pieno di consensi, con file interminabili di elettori paganti (i famigerati due euro che l’elettore democratico deve tenere sempre in tasca!) che hanno invaso il seggio dell’Arca Enel. Si son visti volti giovani, a tratti giovanissimi ed anche tantissimo popolo di una sinistra che da tempo s’era nascosto in palude.

Giorgio Maulucci, intellettuale ed ex Preside del Liceo Classico, prima di votare taglia corto:”Votare il Pd? Non lo so, Zingaretti lo voto ad occhi chiusi”.

Enrico Forte è alla sua seconda esperienza a Via della Pisana, è il Tesoriere del Gruppo Dem, e con il Presidente Zingaretti ha, in questi anni, sviluppato un rapporto franco e diretto. A Latina città è stato lui l’artefice della vittoria di Bruno Astorre su Mancini, quest’ultimo sponsorizzato da quello che fino a qualche mese fa era ritenuto il dominus del partito e cioè Claudio Moscardelli.

Raggiunto al telefono Forte la mette giù chiara: “ Il Pd da solo non va da nessuna parte. Nè oggi, né tantomeno in un prossimo futuro”. Il che fare per il Consigliere dem appare chiaro :”Occorre che tutte le forze che si son mobilitate per Nicola Zingaretti firmando appelli, costituendo i tanti comitati “Piazza Grande” e, conseguentemente, votando Nicola alle primarie del 3 Marzo, ora traducano questa mobilitazione in politica”. E’ evidente che Forte si riferisca ad una nutrita componente di Lbc che ha esplicitamente sostenuto il Governatore del Lazio. Tanto per non fare nomi, al seggio si son visti l’Assessore Di Francia, vero uomo di collegamento fra l’establishment democrat ed Lbc, e poi Gianmarco Proietti, Graziano Lanzidei e molti altri.

“Il Pd deve essere alla testa di una coalizione più ampia -sostiene Forte- che naturalmente includa anche una importante componente civica. Un civismo maturo, però, che sappia legger e far di conto nelle cose della politica. Basta infantilismi!”.

In tutto questo la posizione più ambigua è senza dubbio quella del Sindaco Coletta. Fece un intervento appassionato quando Zingaretti lanciò la sua candidatura, alle Ex Dogane. Dopodiché s’è dedicato al progetto politico di Pizzarotti, Italia in Comune. Un movimento politico che, da solo, stenterebbe a raggiungere l’1% e che la sensazione di chi scrive vuole già morto prima di nascere.

Forte ricorda, poi, che una volta proclamato il Segretario questi dovrà scegliere la squadra che lo affiancherà alla guida del partito. Luigi Zanda, di cui il Consigliere dem è amico personale, sembra blindato a succedere al fedelissimo del giglio magico Bonifazi, come Tesoriere. Zanda è uomo di rara intelligenza e politico navigato, tant’è che intervistato da Repubblica il giorno dopo le primarie s’è lasciato scappare una battuta degna di nota :”Il mio è un incarico immaginario, sarò Tesoriere ma qui non c’è il tesoro”.

Enrico Forte sta vivendo una stagione politica fortunata: dopo avere ottenuto un non affatto scontato bis alla Pisana (aveva contro i pezzi “forti” del partito!), aver contribuito alla elezione di Bruno Astorre alla Segretaria Regionale e di Zingaretti Segretario Nazionale, adesso non gli rimane che tessere la tela della politica con impegno e a testa bassa. Va ricostruito un partito, uno schema d’alleanze, una interlocuzione con le forze produttive e sociali e, sopratutto, vanno messe in soffitta definitivamente alcune rendite di posizione improduttive o addirittura nocive per un necessario rinnovamento del Pd.

L’impressione è che Enrico Forte ne sia estremamente consapevole, come anche della difficoltà di un’operazione così ambiziosa. Lui, intanto, tra un sigaro Garibaldi ed una liquirizia, centrerà pure il prossimo obiettivo.


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