“Empire of Light”, un puzzle di ottusità e di sentimenti umani che solo l’amicizia e il cinema possono rendere riconoscibili e terapici

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Titolo: Empire of Light

Genere: sentimentale, drammatico

Durata: 119 min

Regia: Sam Mendes

Sceneggiatura: Sam Mendes

Musiche: Trent Reznor, Atticus Ross

Paese Produzione: USA, UK

Cast: Olivia Colman, Micheal Ward, Colin Firth, Toby Jones, Tom Brooke, Tanya Moodie, Hannah Onslow, Crystal Clarke, Monica Dolan, Sara Stewart, […]

In Empire of Light, Hilary (Olivia Colman), la vicedirettrice del cinema Empire in una città del sud dell’Inghilterra, è una donna single di età avanti negli anni, che soddisfa gli sfoghi sessuali a richiesta del direttore Donald Ellis (Colin Firth) traendone anche lei beneficio solo momentaneo, in quanto al suo medico curante confessa : Mi sento un po’ … apatica, credo. È il periodo degli anni ottanta, in cui ci sono tumulti e atti di razzismo in quella parte del Regno Unito. Un giorno, Ellis presenta Stephen (Micheal Ward), un giovane inglese nero come nuovo assunto, a tutta la squadra degli assistenti che vi lavorano. A Stephen Hilary dà tutte le informazioni  e le istruzioni necessarie per il lavoro che dovrà svolgere. E durante questo momento tra i due nasce qualcosa di sentimentale –  attraverso un atto poetico, un piccolo raggio di luce … una fuga –  che li scuote e ne rivela un’incipiente amicizia,. osannata nel cinema Empire dalla proiezione  della pellicola Momenti di gloria (1981) di Hugh Hudson. Un artificio questo che serve a suggellare l’incipiente amicizia tra i due, in quanto è, appunto, l’amicizia il sentimento dominante che toglie dalla mente ogni steccato inibente che deriva dai pregiudizi, dagli stereotipi e dalla violenza, che tuttavia Stephen, a causa del colore della sua pelle, deve sopportare al di fuori del lavoro. Non è un caso che per un pestaggio brutale Stephen finisce in ospedale, dove per rassegnazione confessa ad Hilary:  Beh, sì, e ovunque ti giri, non è così?

Sam Mendes, che ha mostrato la sua bravura di regista sin dal suo primo lungometraggio American Beauty (1999), con cui vinse il Premio Oscar per Migliore Regista a cui se ne aggiunsero altri quattro, avendo saputo mettere con perspicacia e cognizione di scopo in risalto gli aspetti dell’animo umano, drammatici e sentimentali, ritenuti immorali da una parte della società statunitense, in Empire of Light affronta diverse questioni attualissime, che riguardano gli aspetti peculiari del comportamento dell’essere umano: la solitudine, la depressione, il razzismo, l’amicizia, il maschilismo, le relazioni extraconiugali, ma anche e soprattutto l’efficacia salvifica e cognitiva del cinema, tant’è che la visione di Oltre il giardino (1979) di Hal Ashby trasmette a Hilary, che per la prima volta nella sua vita vede un film pur avendo lavorato da sempre nel cinema Empire, un messaggio fondamentale, e cioè che La vita è uno stato mentale.

E, in quel cinema c’è Norman (Toby Jones), il proiezionista delle pellicole che, dimentico dei suoi problemi familiari per i numerosi e pregevoli film che ha proiettato e che ha apprezzato dal primo fino all’ultimo fotogramma, è un uomo buono, un quasi filosofo disgiunto dalla realtà, il quale per risollevare l’animo depresso di Hilary, che perde la vicinanza, ma non l’amicizia, di Stephen ammesso finalmente all’Università di Bristol, le dice: Questo posto è per quelli che vogliono fuggire, per quelli che non stanno bene altrove. Un luogo dove rifugiarsi per vincere la crisi interiore che ciascun essere umano ha in sé! Perché come dice Hilary a Stephen: Nessuno ti darà mai la vita che vuoi. Te la devi andare a prendere.

Il film Empire of Light è stato presentato al Telluride Film Festival 2022  e al Toronto International Film Festival 2022, oltre ad avere avuto una candidatura sia al Premio Oscar 2023 sia al Golden Globe 2023 e tre candidature al BAFTA 2023.

Filmografia

American Beauty (1999), Era mio padre (2002), Jarhead (2005), Revolutionary Road (2008), Skyfall (2012), Spectre (2015), 1917 (2019).

Francesco Giuliano

 

 


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Francesco Giuliano
Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).