LAZIO – La Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti ha approvato la relazione con le prime analisi sulla qualità della spesa dei comuni, servizi di amministrazione generale, polizia locale e rifiuti. Il servizio rifiuti rientra tra i principali compiti assegnati alle amministrazioni locali e comporta l’impiego di notevoli risorse con il vincolo della integrale copertura dei costi. Anche se in realtà gli extra dovuti a inefficienze si scaricano sul cittadino utente piuttosto che sul bilancio dell’ente. Ecco perché l’argomento è uno dei più importanti in campagna elettorale.

In provincia di Latina e nel Lazio sono stati tanti i temi trattati in proposito ultimamente: dalle conseguenze dovute alle decisioni (o meglio delle mancate decisioni) regionali, al tribunale amministrativo e la scelta caduta sulla discarica di Albano. Oltre ovviamente all’arresto del massimo dirigente regionale nel settore dei rifiuti. Ecco perché l’analisi della delibera delle Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti sui rifiuti e degli altri aspetti considerati relativi a spesa ed efficienza, dovrebbe diventare oggetto di confronto elettorale tra candidati e coalizioni.

Dal report si evince la provincia di Latina al secondo posto, dopo Frosinone, tra quelle dove si spende meno nel Lazio per i rifiuti. La Regione, a sua volta, supera di gran lunga la media nazionale ponendosi al terzo posto in Italia, dopo Basilicata e Campania. I Comuni più piccoli (0-3.000 abitanti) spendono il 12,5% in più dei Comuni medi (3.000-50.000 abitanti), mentre i Comuni più grandi (50.000 abitanti e oltre) spendono oltre il 31% in più dei Comuni medi. I Comuni medi costituiscono, dunque, l’archetipo di migliore qualità della spesa che si riflette direttamente in un minor gettito richiesto alla collettività di riferimento. La spesa del servizio varia notevolmente non solo a livello regionale, ma anche a livello provinciale all’interno della medesima Regione – La raccolta e smaltimento di una tonnellata di rifiuti in Lombardia mediamente costa euro 234, mentre in Basilicata costa il doppio, euro 465; ci sono punte di oltre euro 500, in più di un quarto degli enti in Liguria, Lazio, Abruzzo, Campania e Basilicata.

Tali differenze denotano probabili sacche di inefficienza. Le cause dei diversi livelli di costo non possono che essere verificate attraverso una analisi puntuale delle singole casistiche. In alcuni casi, infatti, l’alto costo del servizio potrebbe essere causato, ad esempio, dalla modalità di raccolta e, dunque, dal diverso output qualitativo del servizio. In altri, gli alti costi potrebbero essere attribuibili alla distanza delle infrastrutture di smaltimento e con ciò attribuibili anche al dialogo fra amministrazioni locali e regionali (che hanno competenze in merito alla programmazione delle infrastrutture di smaltimento). In altre situazioni ancora, il maggior costo potrebbe essere causato dall’acquisizione di alcuni servizi (ad esempio: la raccolta o i costi di smaltimento) eccessivi.


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