La Regione Lazio ha convocato i gestori del Servizio Idrico Integrato, gli Enti d’Ambito territoriali e i Consorzi di Bonifica per un incontro tecnico sullo stato dell’emergenza idrica nel territorio regionale, al quale ha preso parte Acqualatina. Il confronto ha evidenziato una situazione particolarmente critica nell’Ato4, dovuta ai bassi livelli delle sorgenti che insistono sul territorio di competenza.
«Come è evidente, nell’Ato4 stiamo affrontando una situazione di estrema difficoltà – dichiara l’Amministratore Delegato di Acqualatina, Ing. Raimondo Luigi Besson. Abbiamo avuto modo di presentare, alla Regione Lazio, alla presenza degli altri convenuti, la situazione gravissima che stiamo vivendo. Abbiamo evidenziato le azioni d’emergenza attivate e quelle in corso di realizzazione, come l’approvvigionamento tramite navi cisterna presso il porto di Gaeta, in grado di immettere 2000 metri cubi d’acqua in rete, dissalatori per l’area del Sud Pontino, l’attivazione della sorgente Forme del Duca, prevista entro il mese di luglio, grazie all’installazione di un impianto di trattamento degli inquinanti presenti nella fonte, motivo per il quale era stata, precedentemente, dismessa. Abbiamo esposto, poi, un avanzamento sulle azioni previste dal piano di lavoro elaborato già a ridosso dell’estate 2016, come i lavori per la realizzazione di un nuovo campo pozzi nell’area “25 ponti” di Formia, il potenziamento delle centrali Capodacqua e Sardellane, l’ammodernamento della centrale Mazzoccolo e l’attivazione dei pozzi Vòlaga, frutto proprio di una stretta collaborazione con la Regione Lazio, nei mesi scorsi. Tutte azioni che hanno già portato, e, in alcuni casi, sono in procinto di portare, risultati reali in termini di portata aggiuntiva a disposizione del territorio. Ma non basta, perché la carenza in corso sta già toccando dei livelli che, solo qualche mese fa, erano impensabili. A questo punto – prosegue Besson – è necessario che tutte le istituzioni, e gli enti a diverso titolo coinvolti, si muovano con il carattere di urgenza che la situazione richiede: serve una convergenza istituzionale adeguata a una situazione di crisi, quale quella che sta vivendo una porzione importante del nostro territorio. Sono necessari, ad esempio, iter autorizzazioni d’urgenza per l’installazione dei dissalatori nel Sud Pontino, ma è necessario anche un supporto in termini di finanziamenti pubblici, perché i costi da affrontare sono ingenti e non possono gravare sulla collettività, con la bolletta. E lo sforzo principale, non dimentichiamolo, è richiesto dal risanamento delle reti, unica via d’uscita lungimirante, rispetto al progressivo ridursi delle risorse a disposizione. Su questo puntiamo, ma necessitiamo di un investimento aggiuntivo, rispetto a quanto già previsto nel piano degli investimenti, di 150 milioni circa. Manderemo, come stabilito nelle riunione odierna, relazione dettagliata delle necessità di questo territorio».
Acqualatina ha poi presentato un focus, appunto, sul progetto di recupero di risanamento delle rete e recupero dispersioni fisiche, già in atto da tempo in diverse aree del territorio, con l’ausilio anche di tecnologie di ultima generazione, che permettono l’individuazione di perdite occulte tramite satellite e la riparazione di perdite senza necessità di effettuare scavi. Di fatto, la ricerca delle perdite fisiche si attesta come l’unica soluzione in grado di far fronte all’emergenza idrica, in maniera stabile, nel medio-lungo termine. Per tale motivo, negli anni, il Gestore ha più volte richiesto, alla Conferenza dei Sindaci, un aumento degli investimenti da destinare a questa attività.
Il nuovo Piano degli Investimenti, approvato lo scorso dicembre, prevede 155 milioni di euro, per la ricerca delle perdite. Di questi, oltre 85 milioni di euro per le manutenzioni straordinarie, 37,6 dei quali già realizzati, e oltre 70 milioni di euro per il recupero delle dispersioni fisiche, di cui 10,6 già realizzati o in corso di realizzazione.
Con questi interventi si prevede di portare le perdite fisiche dall’attuale valore del 58% al 49%, ma per raggiungere il valore del centro-nord Italia, il migliore del Paese, pari al 35% di perdite, occorrerebbero, come detto, ulteriori 150 milioni di euro, nel Piano degli Investimenti, da destinare unicamente a queste attività.
Un esempio in più di quanto sia imprescindibile un supporto istituzionale, in questa fase di criticità.
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