E’ morto stamane, nella sua Venezia, Gianni De Michelis. Professore ordinario di chimica all’università Ca’ Foscari, da ragazzo s’appassiona alla politica.
All’inizio ha le idee confuse, come spesso accade quando si è giovani: per un periodo fu monarchico, poi radicale. Certamente mai comunista o democristiano.
Durante un comizio a Venezia, fra gli universitari, sceglie di iscriversi al Partito Socialista italiano che, nella città lagunare, contava una massiccia presenza della corrente di sinistra del partito, vicina a Riccardo Lombardi.
Fu uno degli artefici della scalata di Bettino Craxi verso la Segreteria del Psi. I quarantenni, come vennero ribattezzati allora, ultimarono il progetto autonomista che Craxi aveva appreso da Nenni.
Ministro nei governi Andreotti e Craxi, ebbe la responsabilità di importanti dicasteri e in ognuno di essi lasciò il segno: alle Partecipazioni Statali diede luogo alle prime dismissioni, quando fu Ministro del Lavoro (pensate, carica attualmente ricoperta da Giggino Di Maio!) sua fu la battaglia sulla scala mobile, il cosiddetto decreto di “San Valentino” che la componente comunista della Cgil avversò con forza eppure il referendum diede ragione al duo Craxi- De Michelis.
Di questo rapporto fra i due , di estrema lealtà nella buona e nella cattiva sorte che mai, però, sarebbe potuto sfociare in uno sciocco servilismo, De Michelis diceva :” Se Craxi era Garibaldi, io ero il suo Cavour”.
Alla Farnesina, da Ministro degli Esteri, diede il massimo a livello politico e diplomatico. Il suo fu un impegno instancabile sui dossier più delicati: i Balcani, la gigantesca polveriera del Mediterraneo che era lì da venire e poi, ovviamente, la firma del Trattato di Maastricht. Riuscì persino a duellare -e ad uscirne indenne- con la lady di ferro, Margaret Thatcher, nelle delicate trattative sull’Unione Monetaria.
Con Tangentopoli e con la diaspora socialista, De Michelis tornò in cattedra senza mai dismettere l’impegno e la passione per la Poltica: negli ultimi anni fu eurodeputato e membro della Camera dei Deputati. Indisponibile, fino alla fine, ad una convergenza con gli eredi del Pci.
Potrebbe spiegarsi così il silenzio vergognoso dei maggiori leader della “sinistra” italiana: Zingaretti, Renzi, Bersani, vale a dire gli uomini che hanno avuto e che hanno nelle mani le sorti della sinistra, non hanno speso neanche un secondo del loro tempo per ricordare un grande Uomo di Stato italiano, se paragonato a questa classe dirigente imbelle ed impotente.
A dimostrazione del fatto che, ancora oggi e sopratutto a sinistra, essere socialista rimane un peccato del quale dolersi.
Gianni De Michelis è stato un grande socialista autonomista ed è morto, con disciplina ed onore, da socialista autonomista.
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