LATINA – In un lungo ed articolato comunicato stampa dei Consiglieri LBC al Welfare – Luisa Mobili, Chiara Grenga, Loretta Isotton, Maria Grazia Ciolfi, Valeria Campagnaed Emanuele Di Russo – viene riportato il dato emerso nel corso dell’ultima commissione comunale.
«Rigraziamo – spiegano gli esponenti di maggioranza – l’assessora Patrizia Ciccarelli che con l’audizione nella commissione odierna ha offerto un aggiornamento sentito e importante della situazione dei migranti sul territorio di Latina in relazione ai recenti avvenimenti nel sud della provincia. La commissione è servita a raccontare il continuo lavoro svolto da questa amministrazione e dagli uffici durante i mesi che ci hanno separato dall’ultima occasione di confronto e durante i quali è stato registrato un calo di oltre 200 presenze di immigrati, passando da circa 1000 a 768, stando all’ultimo dato fornito dalla Prefettura a fine giugno.
La nostra amministrazione ribadisce l’impegno a incrementare lo SPRAR e andare verso la chiusura di tutti i CAS, “strutture che non dovevano proprio esistere; dovevano esistere i centri di prima accoglienza (per l’identificazione, screening sanitario e prime cure con una permanenza di 30-90 giorni max) e quelli di seconda accoglienza (per l’indirizzo su progettualità specifiche)” dice la capo UOC del servizio Welfare, Stefania Krilic, ricordando che tali strutture erano previste solo in termini di emergenza.
Il Comune non è stato a guardare, come ha riconosciuto anche il consigliere di opposizione Matteo Coluzzi, e ha coinvolto tutti gli attori istituzionali a iniziare dal Ministero, passando per l’ANCI nazionale e regionale e arrivando alla Prefettura che ha dato disponibilità al percorso di conversione dei CAS in SPRAR ma ha chiesto di attendere il prossimo 21 luglio per il pronunciamento del TAR – relativamente alla sospensiva richiesta da alcune cooperative partecipanti all’ultimo bando – per avere un quadro definitivo e attivare il percorso necessario.
Da subito abbiamo richiesto una triangolazione nel rapporto con la Prefettura appoggiandoci all’ANCI con il fine di garantire i passi necessari per portare a buon fine la conversione dei centri CAS a SPRAR. Una buona reputazione del nostro Comune, riconosciuta a livello nazionale da ANCI e Ministero non solo ci fa fare bella figura ma ci fa attrarre finanziamenti. Diversamente da quanto riportato in modo distorto, il nuovo finanziamento FAMI (fondo asilo migrazione e integrazione) che stiamo ricevendo, di 1,7 milioni di euro, non ci fa aumentare le presenza ma ci permette di avere maggiori strumenti per intervenire per il dopo CAS, il dopo SPRAR e per l’accoglienza a bassa soglia di tutto il sistema welfare.
Potevamo fare di più? Anche la consigliera Giovanna Miele riconosce “stiamo facendo un buonissimo lavoro” e pertanto ci sprona a dar seguito alla circolare ministeriale che “parla chiaro: indica una diminuzione dei CAS a compensazione di questo impegno”. A lei e a coloro che ancora non hanno ben inteso le indicazioni della circolare ministeriale chiariamo nuovamente che la Circolare Ministeriale del 11 ottobre 2016 (sulla clausola di salvaguardia) e quella del 4 agosto 2017 sulle modalità operative della trasformazione da CAS a SPRAR indicano delle percentuali precise di accoglienza dei vari territori che per il nostro Comune si quantificano in 450 unità a fronte delle 81 oggi presenti nel circuito di accoglienza SPRAR. Tale conversione riprenderà, attraverso il supporto di “garanzia” dell’ANCI, al termine del pronunciamento del TAR.
Questa amministrazione ha inoltre sviluppato una rete di cittadinanza attiva e di associazioni in grado di seguire, supportare e monitorare il fenomeno dei migranti, come infatti ribadito dalla assessora: “lo SPRAR è l’unico metodo che garantisce un governo del fenomeno da parte del Comune con tutte le competenze, controlli e sinergie che esso può mettere in moto”.
Il Comune, attraverso progetti qualificati e mirati ad una gestione emancipante, non solo controlla meglio di quanto avvenuto a Fondi nell’ambito della gestione CAS, ma, proprio in virtù del coinvolgimento più assiduo delle strutture, delle cooperative e dei loro ospiti, riduce il bisogno e lo converte in risorsa per tutto il sistema welfare e il territorio. Iniziative come Umuganda, come la sfilata di moda in Piazza del Popolo o come la costituzione di atelier di moda che integrano persone disabili sono fatti che hanno significati profondi di convivenza proficua, sono i risultati di un approccio portato avanti dalla nostra amministrazione che sta chiedendo alle cooperative di caratterizzarsi con specifici percorsi inclusivi, valorizzando le specifiche inclinazioni come ad esempio quella sportivo e quella della cura del verde.
“All’inizio i nostri giardinieri erano molto titubanti, con i loro timori; ora ricoprono volentieri il ruolo di tutor e di passaggio di competenze a ragazzi volenterosi di apprendere e di ricambiare l’ospitalità che stanno ricevendo” afferma la consigliera con mandato al decoro Loretta Isotton. I tirocini formativi volontari sono un bell’esempio di conoscenza reciproca e di avvio del processo di inclusione, ulteriore motivo per il quale il nostro Comune domani è chiamato a relazionare nella sede dell’ANCI nazionale durante il workshop conclusivo per la presentazione dei risultati del progetto Co-AliZIONE (competenza e consapevolezza per la costruzione di reti territoriali e inclusive) dove evidenzieremo il successo del metodo dell’approccio sinergico delle reti territoriali come risorsa strategica per un nuovo welfare.
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