Due morti nove feriti e tre dispersi nell’esplosione di Calenzano

Sono tutti operai addetti alla ricarica delle autobotti dove si è verificato l’incidente, identificata una delle vittime, si chiama Vincenzo Martinelli di 51 anni di Prato

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Una delle vittime, Vincenzo Martinelli di 51 anni

CALENZANO (FI) – Due morti, nove feriti di cui tre in codice rosso e tre dispersi, è questo il bilancio della terribile esplosione nel deposito Eni di Calenzano avvenuta questa mattina. Sono tutti operai addetti alla ricarica e alla guida delle autobotti dove si è verificato l’incidente, una delle vittime sarebbe già stata identificata, si tratta di Vincenzo Martinelli, 51 anni autista di Prato. Questa la lista dei coinvolti: si tratta un operaio originario di Catania di 57 anni, un operaio di Napoli di 62 anni, un operaio originario della provincia di Novara di 49 anni, un operaio nato in Germania ma italiano di 45 anni e un operaio di Matera di 45 anni. Il più grave dei feriti è ricoverato per le gravi ustioni subite all’ospedale di Pisa. Una perdita di liquido durante le operazioni di ricarica delle autobotti sarebbe stata la causa dell’esplosione e poi dell’incendio. L’alta colonna di fumo è stata visibile anche dai Comuni vicini. Il dipartimento per la protezione ambientale della Regione Toscana è stato allertato per le eventuali conseguenze inquinanti sui corsi d’acqua, nel raggio di 5 chilometri dall’esplosione è stata allestita una zona rossa in cui si è vivamente consigliato di tenere chiuse le finestre e sono state distribuite le mascherine. Chiuse e poi riaperte le autostrade e le linee ferroviarie.

Monia Monni

“La situazione è ormai sotto controllo” fa sapere nel pomeriggio il presidente della Regione Eugenio Giani sulla sua pagina Facebook. “Ci sono 15 aziende nei dintorni che sono state evacuate a scopo cautelativo che hanno subito danni – dichiara ai giornalisti l’assessora alla Protezione Civile Monia Monni- sono in corso valutazioni per capire se si può tornare a lavorare in quei luoghi. Le scuole del territorio sono invece tutte aperte e Arpat è rassicurante sulla qualità dell’aria. La colonna di fumo densa che si è sviluppata era anche molto calda e si è alzata molto. Il vento era piuttosto importante oggi, e quindi si è tutto disperso e non ci sono problemi per la qualità dell’aria”. Anche la presidente del consiglio Giorgia Meloni segue con apprensione la situazione. Per quanto riguarda le cause e soprattutto le responsabilità di quanto è accaduto è il Procuratore Capo di Prato Luca Testaroli a diramare un comunicato: “Sarà aperto un procedimento penale per appurare eventuali responsabilità. Un’esplosione con conseguente incendio e danneggiamento del deposito Eni ha prodotto la morte di due persone e il ferimento di nove soggetti, di cui due molto gravi. Allo stato è possibile evidenziare che al momento dell’esplosione erano presenti diverse autobotti parcheggiate all’altezza degli stalli di approvvigionamento del carbur
ante”.

LE TESTIMONIANZE

“Abbiamo udito un’esplosione enorme, tutti i vetri sono andati in frantumi e le scaffalature sono cadute per terra Siamo usciti fuori terrorizzati per proteggerci e capire che cosa era successo.
Qualcuno ha pensato che avessero gettato una bomba, come in guerra” raccontano alcuni operai degli stabilimenti vicini. “ Il mio furgone si è alzato di due metri da terra e per il boato ora sento poco”, racconta invece un corriere di una ditta di trasporti. Questa invece la testimonianza di uno dei feriti, al momentodell’esplosione nel suo ufficio a cento metri di distanza: “Non ho mai visto niente del genere nella mia vita, sembrava ci avesse attraversato un tuono. Non abbiamo capito che cosa è successo, perché tutto è accaduto in pochi secondi. L’esplosione è stata così forte da farci saltare per diversi metri all’interno del nostro ufficio, i vetri si sono sfondati e ci hanno ferito. E’ stata l’esperienza più traumatica di tutta la mia vita. Sono ancora stordito”.

POSSIBILI RISCHI PER L’UOMO E L’AMBIENTE

Un disastro di ampie dimensioni e non sono da sottovalutare le conseguenze ambientali e per l’essere umano a causa dei fumi sprigionati nell’aria, a confermarlo è la Società di Medicina Ambientale: “La nube di fumo nero sprigionata in seguito all’incendio verificatosi questa mattina presso il deposito della raffineria Eni a Settimello, nel comune di Calenzano, è potenzialmente pericolosa per la salute umana e per l’ambiente. Tra le principali sostanze che possono rappresentare un rischio per la salute troviamo il monossido di carbonio (CO), gas inodore e tossico che interferisce con il trasporto di ossigeno nel sangue, causando vertigini, nausea e, in alte concentrazioni, danni neurologici o fatali; diossine e furani (PCDD/Fs), con effetti cancerogeni, alterazioni del sistema endocrino e immunitario, policlorobifenili (PCB) e Ipa (Idrocarburi Policiclici Aromatici), composti cancerogeni che si sprigionano durante combustioni incomplete e possono provocare danni cellulari e tumorali, Particolato Fine (PM10 e PM2.5), particelle ultrafini in grado di penetrare nei polmoni e nel circolo sanguigno, aggravando patologie respiratorie e cardiovascolari, con un impatto significativo su anziani, bambini e individui vulnerabili, Composti Organici Volatili (COV), tra cui il Benzene, responsabile di leucemie e disturbi al sistema nervoso. Gli incendi in raffinerie rilasciano sostanze inquinanti che contaminano l’aria, il suolo e le acque. Le nubi nere sono composte da particolato, gas tossici e metalli pesanti, che si disperdono rapidamente e possono ricadere su un’ampia area circostante, con contaminazione del suolo e dei terreni agricoli, compromettendo la sicurezza alimentare, e inquinamento delle acque, con le particelle e le sostanze tossiche che possono raggiungere le falde acquifere e corsi d’acqua, danneggiando l’ecosistema e l’approvvigionamento idrico”. Fino a che non saranno resi noti risultati delle analisi ambientali si consiglia alla popolazione di rimanere al chiuso, chiudendo porte e finestre per limitare l’esposizione ai fumi, spegnere sistemi di ventilazione e aria condizionata, evitare attività all’aperto nelle aree interessate, monitorare eventuali sintomi respiratori (tosse, difficoltà respiratorie) e contattare i servizi sanitari in caso di necessità e di non consumare acqua di superficie o prodotti agricoli provenienti dalla zona interessata fino a ulteriori indicazioni.


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