Mario Draghi

LATINA- Tanto tuonò che venne Draghi. Alle 21.15 Sergio Mattarella, scuro in volto, ha annunciato ai giornalisti e al Paese che, dopo il fallimento Fico, le alternative percorribili sono le urne ( 4-5 mesi, il tempo necessario per perdere le risorse del Recovery) o un Governo di alto profilo istituzionale. Insomma, tra meno di un’ora l’ex Governatore della Bce, quel Mario Draghi di cui Giggino Di Maio disse che gli aveva fatto “una bella impressione”, salirà al Quirinale per ricevere, presumibilmente, da Mattarella l’incarico di formare un Governo.

La giornata di ieri segna indubbiamente una svolta nella vita politica ed istituzionale dell’Italia. Certamente termina la cosiddetta “seconda repubblica” (definizione impropria, le Repubbliche mutano al mutare degli assetti istituzionali, vedi De Gaulle nel ’58) nata da una operazione di teppismo mediatico- giudiziario. La sbornia di cui tutti – o quasi- furono vittime e che si riassumeva nel “son tutti ladri”, quindi l’avvento di una forza politica – i cinque stelle – che della antipolitica hanno fatto la loro ragione costitutiva. A distanza di più di vent’anni possiamo dire che aver demolito i partiti, la selezione della classe dirigente, la Politica intesa come professione s’è rivelata una bojata pazzesca.

Ne escono a pezzi gli indegni eredi del glorioso Partito Comunista Italiano. I nipotini di quel Togliatti che fece la svolta di Salerno e pure l’amnistia. A Botteghe Oscure si governava anche dall’opposizione esercitando una egemonia non solo politica, ma anche e soprattutto culturale.

L’essersi abbassati i pantaloni innanzi a Di Maio, Azzolina, Bonafede accettando qualsiasi nefandezza in nome del Governo (dimezzamento del numero dei parlamentari, prescrizione, banchi a rotelle) la dice lunga sullo smarrimento di una classe dirigente.

O Conte o Morte si può accettare da una Paola Taverna, da un Ciampolillo qualsiasi non già da chi s’è formato con Togliatti, Berlinguer, Natta, Pajetta, Napolitano. Ah, il caro Macaluso cosa avrebbe detto e scritto di questo Partito Democratico succursale del grillismo!

E’ evidente che oltre alla morte politica di Giuseppe Conte – uno preso dalla strada e portato a Palazzo Chigi sol perché ben vestito e furbacchione – la campanella fatta suonare ieri sera da Mattarella segna la fine della Segreteria Zingaretti e di quella riedizione della “ditta” alla gricia.

Persino dirigenti locali del Pd si spingono a scrivere sui social media tali frescacce: “Già con Monti abbiamo dato il sangue pagando un costo elettorale altissimo. Se lo votassero Renzi e i centristi il governo Draghi, altro che responsabilità. Pensiero personale”. Certo, personalissimo e del tutto ininfluente pensierino dei guardiacaccia del (fu) Segretario Zingaretti. “Sono lontani quei momenti”, cantava Vasco, quando lo stesso dirigente piddino si prodigava in post scritti in lingua francese a sostegno del più draghiano di tutt’Europa, vale a dire il Presidente Macron.

Addirittura il Presidente Provinciale del PD, Visari, su Facebook sentenzia: “Il recovery found lo gestirà un banchiere… è l’ennesima sconfitta della politica!! MA STO PAESE NON VI SEMBRA UN PO COMMISSARIATO?”.

La situa questa è. I fan del bacio in bocca giallo-rosso si facessero un partitino populista de sinsitra ed anticasta contro i banchieri, gli usurai alla Soros, oddio il complotto pluto-giudaico-massonico!

Mi viene in mente Fossati: “Li vedremo in crinoline, come brutte ballerine. Li vedremo danzare come giovani zanzare” assieme a Roccobello Casalino e al mitico Ciampolillo, quello che lui è immune al Covid-19 in quanto vegano.

 


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