Dott.ssa Simona Conte, giovane medico di medicina generale: “Evitiamo le auto diagnosi, andiamo dal medico. Quanto è bello il rapporto medico-paziente!”.

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La Dott.ssa Simona Conte

 

LATINA- Siamo coetanei, io e Simona Conte. Anzi, io e la Dott.ssa Simona Conte, giovanissimo medico di medicina generale. “Il medico della mutua”, per citare il titolo di un celebre film, il punto di riferimento per intere comunità e famiglie.

28 anni, originaria dell’isola di Ponza, Simona si è laureata alla Università “La Sapienza” del polo pontino. Ha da poco aperto il suo studio di medicina generale in Viale Pierluigi Nervi, presso la Torre 5G di Panorama.

Ci incontriamo alla fine di una giornata di lavoro, per lei assai intensa.

 

Mi interessa sapere quando hai deciso che saresti diventata un medico…

 

Già dal Liceo. Mi piaceva la medicina, ma non sapevo se sarei entrata, il test è difficile. Mi piace aiutare le persone e farlo da medico. E’ bello il rapporto che si crea fra medico e paziente, soprattutto nella medicina di famiglia. Avevo timore di quel test, poi l’ho fatto e sono entrata qui a Latina.

 

Perché, fra tante specialità, hai scelto la medicina generale, cioè essere un medico di famiglia?

 

Non è stata una scelta fatta subito. La medicina generale mi è iniziata a piacere durante l’abilitazione: subito dopo la laurea ho passato un mese nello studio di un medico di medicina generale. E’ lì che mi sono appassionata, soprattutto del legame di fiducia che si crea fra il medico ed i pazienti. Rispetto all’attività di un medico ospedaliero, ad esempio, hai la possibilità di accompagnare le persone lungo un arco molto ampio della vita. Il medico di medicina generale non è un semplice prescrittore, ma un professionista che si occupa delle patologie e delle branche più diverse della medicina, dalla dermatologia alla psichiatria.

 

Il Covid ha cambiato la professione del medico di medicina generale?

 

Sì, tanto! Il Covid-19 è, al momento, la malattia più incidente. Ha condizionato la nostra stessa organizzazione, la modalità di ricevere i pazienti in studio, quindi di visitare. Si è lavorato moltissimo a livello telematico e telefonico, riducendo considerevolmente il rapporto personale con i pazienti.

 

La pandemia e l’emergenza da essa generata, ha dimostrato l’importanza della medicina del territorio e della necessità di potenziarla?

 

Assolutamente sì, adesso più che mai. Fra l’altro aumenta il numero dei colleghi che, raggiunta l’età della pensione, non trovano giovani medici pronti a sostituirli. Ho avuto diretta esperienza di persone che son rimaste senza medico, di fatto sole a fronteggiare il Covid-19 o altre patologie.

 

Forse anche perché, negli scorsi anni, c’è stata una bassa attrattiva della medicina generale. Molti giovani medici sceglievano altro, dopo la laurea….

 

A livello universitario la medicina generale non si fa tantissimo. Adesso le cose stanno cambiando, già dal terzo anno gli studenti possono affrontare lo studio di questa disciplina. Anche io all’inizio, proprio per non avere contezza del mestiere, pensavo di fare gastroenterologia.

 

Adesso hai aperto il tuo studio di medicina generale: come reagiscono i pazienti cui viene diagnosticato il Covid-19?

 

C’è un ventaglio molto ampio di reazioni, tanti profili. Pensiamo ai giovani, ad esempio: magari sono sempre stati sani, non hanno mai avuto bisogno del medico e, scoprendosi positivi, cedono al panico. C’è chi ha molta paura, chiama tutti i giorni, magari chiedendo di assumere antibiotici o cortisone….

 

Oh, e qui ti volevo: è sparita dalle farmacie di tutto il mondo l’azitromicina. Gli antibiotici, per i pazienti Covid, vanno presi?

 

No, assolutamente. Va evitato il fai da te, la prescrizione del Dott. Google. Occorre sempre recarsi o contattare il proprio medico di medicina generale.

 

Quando un paziente che ha il Covid deve cominciare a preoccuparsi e magari chiamare il 118?

 

E’ bene che il paziente abbia in casa, oltre al termometro e all’apparecchio per la pressione, un saturimetro, facilmente reperibile in farmacia o online. Il paziente deve preoccuparsi quando i suoi parametri vitali si alterano: quando l’ossigenazione scende da 92 in giù ed inizia ad avere affanno, dispnea oppure avverte un insolito affanno sotto sforzo.

 

Cosa diresti ad un No Vax, che magari ci sta leggendo?

 

Gli leggerei i numeri dei ricoveri ospedalieri e delle terapie intensive, affollate in larghissima misura da pazienti ostili ai vaccini. Gli citerei anche il caso di quei due paesi siciliani, Palazzo Adriano e Roccafiorita che, avendo il 100% di cittadini vaccinati, da mesi sono Covid Free. Poi potrei anche citargli il caso di molti pazienti con un quadro clinico pregresso severo, vaccinati, che avendo contratto il Covid sono guariti senza alcuna conseguenza negativa.

 

Quali sono le patologie preesistenti che possono peggiorare la situazione di un paziente Covid?

 

Tutte le patologie che indeboliscono il sistema immunitario. Malati oncologici che fanno la chemioterapia o terapie immunosoppressive, il paziente diabetico, cardiopatico, obeso o affetto da bronchite cronica.

 

La cosa più bella che ti è capitata in questi primi mesi di attività?

 

Ne ho in mente tante: quando riesci a curare una persona, stabilendo così un rapporto di fiducia molto intenso. E’ stato bello quando, al termine della sostituzione di un medico, molti suoi pazienti mi hanno scelta come loro medico.

 

La scuola è un campo minato, fra il rischio di contagi e la Dad: le mura scolastiche sono sicure?

 

Sono parzialmente sicure. Ho molte amiche insegnanti e si ritrovano ogni giorno con alunni positivi, c’è molto disagio. Facendo un rapporto “costi- benefici”, forse la Dad – al momento – potrebbe essere consigliata. Sono davvero troppi i casi in cui il virus si estende nelle famiglie a partire dal bambino o dal ragazzo.

 

Cosa ti auguri nel tuo futuro professionale?

 

Innanzitutto di crescere, di imparare sempre di più curando ed aiutando i pazienti con tutte le mie forze!

 

 

 

 

 

 


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