Non lo dimenticherò mai. Ritrarre un uomo che per tutta la vita si è interessato di pugilato e… disinfestazioni è cosa accattivante. Chi abita a Latina da anni ha già capito che si tratta di Mario Libertini, uno di quelli che la mattina vedevi in piazza insieme a un capannello di amici. Diceva Enzo De Pasquale, regista televisivo scomparso qualche tempo fa, che a Latina sono tre le persone che devi tenerti amiche. La teoria – espressa simpaticamente e con una certa ironia – dal personaggio che ha personificato di più lo sport in Rai era la seguente: “Se vuoi che parlino bene di te devi essere tenuto nella massima considerazione da Mario Libertini, Tommasino Cifra e Alberico Scibilia, detto il dottorino”. Semplice, Enzo De Pasquale – grande conoscitore della città – sapeva che i tre re di piazza del Popolo erano il manager della boxe, il direttore sportivo del calcio, il farmacista di piazza San Marco che tifava per i colori nerazzurri. L’introduzione serve per “pennellare” Mario Libertini di Priverno, fondatore e titolare della Lima Disinfestazioni, in via Piave, per tanti anni pugile, organizzatore, presidente della Boxe Latina. Libertini arrivava dai Monti Lepini, da quei paesi dove lo scontro politico era sempre molto acceso ma l’intelligenza arrivava a risolvere qualsiasi situazione. Un certo Libertini, parente di Mario, era quello che girava durante la campagna elettorale del 1948, insieme a un onorevole democristiano, alla continua ricerca di consensi. Il ras dello scudocrociato, a fine serata, disse al suo segretario: “Scrivi Libertì, acqua a Ceriara e luce a Makallè”. La gente cercava questo nelle frazioni. Erano tempi vicini alla fine della guerra, il rilancio economico era garantito dalla Coldiretti, dalle cooperative rosse, dal carisma dei preti in parrocchia. A Priverno nacque la prima giunta DC-PCI del Lazio, grazie ad un sindaco lungimirante come Checchino Antonelli. Il vero laboratorio politico era Priverno dove si formavano maggioranze al di fuori del normale grazie a personaggi sanguigni che sapevano essere alla testa del popolo, come si diceva una volta. Mario Libertini è cresciuto in quell’ambiente, quando il professor Caradonna – democristiano capace – era alla testa dell’amministrazione provinciale, Di Pietro sindaco, altri big della politica a fare da eccellente contorno. Priverno è sempre stata terra di cultura, agricoltura e belle donne. Negli anni ‘50 si è sviluppata una disciplina sportiva che poi ha lasciato un segno tangibile: il pugilato. Mario Libertini è cresciuto in quell’ambiente ovattato e molto avanzato, dove lo sport significava sacrificio, niente altro. Dopo i primi passi nel suo paese di origine, sor Mario si è trasferito a Latina nel 1953 per prendere lezioni di boxe dal maestro Carlo Desideri, nella palestra della Casa del Contadino, un palazzo meraviglioso distrutto dall’ingordigia della speculazione edilizia in corso Matteotti. I primi match come peso leggero nella categoria Novizi, poi per Libertini il grande passaggio nelle Fiamme Oro di Nettuno in un centro sportivo che raccoglieva le migliori promesse della noble art. In vista delle Olimpiadi di Roma 1960, Libertini è stato inserito subito nell’elenco dei probabili olimpici dal commissario tecnico della squadra nazionale azzurra. Ha disputato molti tornei in Italia e all’estero, sperando in una convocazione mai arrivata vista la presenza di colleghi che poi hanno fatto grande la boxe professionistica italiana nel mondo. Il passaggio nel mondo dei pro ha offerto discrete soddisfazioni a Libertini: 15 match nella colonia Pipero Panaccione. Mario frequentava il grande Adriano Sconcerti, il sempiterno Ballarati, quello che ha scritto la Bibbia della boxe, faceva da sparring partner a Sandro Mazzinghi. Straordinarie soddisfazioni e un occhio rivolto alla futura attività lavorativa grazie alle frequentazioni con il commendator Eduino Zucchet, il titolare di una nota azienda di disinfestazioni che lo adorava come un figlio. Mario Libertini ricorda: “Mi sono divertito tanto a fare il pugilato, allora era uno sport seguitissimo con migliaia di spettatori che seguivano le riunioni nei palazzetti e negli stadi. Quando ho cominciato a fare l’organizzatore ho avuto il piacere di far salire sul ring grossi personaggi come Rinaldi e Adinolfi, ho avuto stretti contatti con il meraviglioso Strumolo che a Milano era il più attivo di tutti”. A Latina, Mario Libertini ha organizzato diverse riunioni con Patrizio Oliva, Ciro De Leva, la nazionale Juniores tunisina, quella americana opposte all’Italia. Il palazzetto di via dei Mille arrivava a contenere anche 2000 spettatori. Una volta volò sino a Boston per convincere l’italo-americano Bovenzi – originario di Cellole in provincia di Caserta – per sfidare il milanese Sciortino in via dei Mille. Preparò il tutto nei minimi particolari, i paesani accorsero in massa per tifare il campione arrivato dall’America ma un ko devastante mandò tutto al tappeto con Sciortino in trionfo. Stava per scoppiare il finimondo, Mario guardò negli occhi il leader dei fans di Cellole e tutto si calmò in pochi secondi. Un grande traino arrivava dalla trasmissione televisiva “La grande boxe” condotta da Gigi Molella a Tele Lazio. Libertini mostrava, insieme al giornalista, i più grandi incontri del secolo. Sor Mario ha avuto una vera e propria venerazione per Steve Klaus un maestro ungherese che gli ha insegnato davvero tanto. Mario era sempre presente al palazzetto dello sport di Latina per assistere ad incontri di basket, seduto in parterre con tanto di abbonamento.
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