LIVORNO – Passata la paura si passa alle polemiche. Perché di paura si è trattato. A raccontarci quella che da una manifestazione sportiva poteva trasformarsi in un pomeriggio da incubo, è Edoardo Ghelardi, vogatore del rione San Jacopo, l’armo tra i primi insieme al Pontino ad abbandonare il campo di gara della Risi’atori di ieri sera, in seguito alla violenta perturbazione che ha causato anche delle pericolose trombe marine, visibili da tutto il lungomare.
“Non è possibile che nel 2024 la Capitaneria di Porto permetta lo svolgimento di una manifestazione con queste condizioni meteo”, attacca così Edoardo, 25 anni, Vigile del Fuoco e vogatore da cinque anni sui gozzi, di cui uno nel Pontino due anni anni fa, e gli altri tutti nel San Jacopo. La Gara, stando a quanto riportato da Edoardo, per la giuria doveva svolgersi ad ogni costo, sono stati i vogatori a non gareggiare, e l’annullamento è avvenuto solo dopo il ritorno dei gozzi a terra, con San Jacopo e Pontino in testa, ma con l’Ardenza e l’Ovosodo che vivono momenti di paura in fuga dalla perturbazione e poi la grandine, l’acquazzone e persino un fulmine che va a colpire il motore di una gabbianella del seguito del Venezia, spaccandolo. È arrabbiatissimo Edoardo Ghelardi, tanto più perché la tendenza da lui ravvisata, al termine dei fatti, è stata quella di minimizzare, con Salvetti che non annulla neanche la cena in piazza Mazzini, che verrà comunque quasi disertata da tutte le cantine, e il Comitato Gare Remiere, che pubblicherà lo stesso le foto dei vogatori sorridenti in darsena al ritorno alla fine del disastro: “Ci hanno fotografato in un momento di relax, eravamo sorridenti ma era solo il calo dell’adrenalina dopo aver scampato il pericolo”, protesta il Sanjacopino. “Usciti dal Molo Novo – inizia il racconto – neanche dopo dieci minuti abbiamo avvistato la tromba marina in direzione Meloria, eravamo tutti al traino delle gabbianelle. E altre due di trombe marine più piccole si avvicinavano, una da nord e una da sud. Quando siamo arrivati alla Meloria e avremmo dovuto iniziare le operazioni di riscaldamento abbiamo parlato con la giuria. Ci hanno risposto ridendo: “Ma cosa volete che sia, ci sarà da divertirsi di più”. “Se lo dite voi…” è stata la nostra riposta. Nel frattempo le due trombe marine più piccole si sono unite alla prima, e sono diventata quella più grande, poi fotografata da tutti. Inizia anche a piovere e in un attimo siamo sotto il diluvio, ci sono i fulmini e c’è persino la grandine. Noi e il Pontino decidiamo di rientrare, ovviamente sempre a traino delle gabbianelle. Ma Ardenza e Ovosodo, i primi verso sud e l’Ovosodo verso la Capraia, vanno in difficoltà. Poi riusciranno ad arrivare a terra tranquillamente, ma in alcuni momenti abbiamo pensato che ce la potevamo vedere brutta. Si pensi che un fulmine è andato a colpire il motore della gabbianella del Venezia con gli spettatori a bordo con anche due bambini e noi siamo stati costretti a svuotare i gozzi con i secchi che erano pieni d’acqua.
Abbiamo anche sbagliato direzione all’inizio, andando verso sud perché non si vedeva niente, neanche il faro. È stato un miracolo, potevamo ritrovarci tutti chissà dove, soprattutto l’Ovosodo. L’errore è stato minimizzare il rischio. Si vedeva chiaramente e da tempo che la gara era da annullare, invece ufficialmente è stata stoppata alle 18 e 30, solo dopo che siamo tornati in darsena. I più arrabbiati di tutti siamo noi e il Pontino, ma anche il Venezia è nero”.
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