CORI – Sabato 17 settembre alle ore 18.30 farà tappa a Cori, nel chiostro di Sant’Oliva, ‘Dentro Roma’, uno speciale reading dedicato a Pier Paolo Pasolini, a cento anni dalla nascita, realizzato in collaborazione con il Sistema Territoriale delle Biblioteche dei Monti Lepini. Si tratta di una nuova produzione di Matutateatro, con Titta Ceccano e Giuseppe Pestillo, sound design di Francesco Altilio e Mirjana Nardelli.
Nel 1950 Pier Paolo Pasolini giunge a Roma, dapprima disoccupato, poi insegnante precario. Più per necessità che per volontà, grazie a quella che egli chiamerà ”una coazione del destino”, entra in contatto con il mondo delle borgate.
Armato di taccuino e curiosità, annota “modi idiomatici, punte espressive o vivaci, lessici gergali presi di prima mano dalle bocche dei parlanti fatti parlare apposta” e mai con freddezza, ma sempre con una grande dose di coinvolgimento umano ed emotivo, con rispetto e capacità di ascolto, si impadronisce di quella lingua urlata dalla gente di borgata che sprigiona un’incontenibile energia, una lingua gergale contaminata dalla recente migrazione interna, una sorta di eloquio di banda parlato da una certa malavita di quartiere. Da questo ascolto e dall’osservazione partecipe e complice della realtà popolare che lo circonda, nascono i romanzi romani col loro sperimentalismo linguistico.
“Ragazzi di vita” esce nel 1955, è il suo primo grosso successo letterario. L’argomento, di una crudezza allora del tutto inconsueta, l’impasto linguistico nuovo, la pietà e l’arte che tengono uniti gli episodi di un romanzo corale e centrifugo attirano l’attenzione di pubblico e critica. Mentre le accuse di oscenità all’opera e l’atteggiamento persecutorio verso il suo autore, pur contribuendo a creare attenzione attorno al libro, feriscono Pasolini.
Il romanzo manca di un vero intreccio: Pasolini sviluppa diversi fili narrativi, a volte li sospende per poi riprenderli, mentre a volte li perde e li abbandona, tutto dentro una certa ricorsività delle situazioni, in un tempo ripetitivo che si avvolge su se stesso in maniera circolare. È come se di volta in volta si presentassero al proscenio i diversi personaggi del racconto che impariamo a conoscere spesso con i loro soprannomi: il Riccetto, il Caciotta, Amerigo, il Lenzetta, Genesio, Alduccio e Begalone.
La messa in scena, a metà tra un reading e una mise en espace, si muove su due direttrici. Da una parte segue la natura cinematografica del racconto restituendo, grazie al disegno sonoro del compositore Francesco Altilio, l’immaginario filmico che la lettura del testo produce, tra assonanze musicali e citazioni sonore dal cinema pasoliniano.
Dall’altra valorizza gli elementi comici del testo, quelli, si direbbe “picareschi”, che sembrano derivare dalla tradizione della Commedia dell’arte (fame, sesso e denaro caratterizzano i bisogni dei ragazzi di vita, così come quelli degli zanni), elementi comici presenti e frequenti accanto a quelli tragici ed elegiaci, in un continuo inseguirsi di comico e tragico, lirico e prosaico, alto e basso che è la cifra più potente e intima di questi romanzi romani di Pasolini.
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