DENTRO LA BIBBIA. La teologia alternativa di Armido Rizzi (II parte)

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Carmine Di Sante, nel proseguire la presentazione del pensiero teologico di Rizzi si sofferma (capitolo 7) sulla concezione biblica del prossimo, sull’amore di alterità, che comporta una relazione e una responsabilità per l’altro da sé, un amare il prossimo come se stessi, un prendersi cura dell’altro uscendo da sé, dal proprio io, un aver compassione, come il buon samaritano del racconto lucano, e un farsi prossimo all’altro senza discriminazione, un farsi carico in maniera disinteressata e gratuita dell’altro; in definitiva una prossimità dell’io all’altro che si trova nel bisogno, nell’impotenza, nella dimensione di radicale povertà, indigenza, debolezza (come la vedova, l’orfano, lo schiavo, l’affamato, il senza-tetto, il malato, lo straniero, il forestiero, il prigioniero, l’oppresso… cioè quelle categorie più deboli all’interno del corpo sociale). Farsi prossimo all’altro significa avere com-passione, prendere l’iniziativa di soccorrere l’altro malcapitato, come fa il samaritano, per avere la vita eterna. L’amore verso il prossimo è motivato dal fatto che Dio chiede di essere imitato, di amare il prossimo perché Dio è in lui, (è stato creato «a sua immagine e somiglianza») e perché Dio lo comanda come legge interiore.                                                                                     Nell’ulteriore scavo per la presentazione della teologia alternativa di Rizzi, l’autore presenta (capitolo 8) la concezione biblica del mondo, della creazione che coincide con la signoria di Dio sul mondo, sulla natura  che va letta dentro la creazione: «La terra è mia e voi siete miei inquilini». Il mondo-creatura per l’uomo è un dono di Dio e l’uomo non può essere dominatore del mondo, della natura perché Dio destina la natura, dispone il mondo al bisogno di vita dell’uomo, povero e debole, e al bene comune.                                                                                                                La natura è affidata da Dio alla responsabilità dell’uomo che, in quanto essere di bisogno, dovrà custodirla e difenderla dentro una trama di reciprocità. Pertanto alla luce della teologia dell’alleanza, il mondo, come vita dell’uomo, va visto nella relazione tra Dio e l’uomo, nel legame d’amore che unisce la benevolenza divina all’uomo, amico, partner che ha il compito di ringraziare, di lodare e di benedire la bontà creatrice di Dio.                                                                                                    Nella sua ricerca teologica Rizzi, in diversi scritti, riflette anche sul problema del male, ponendosi delle domande decisive sul senso e sul fine del male: “Perché? Come mai?” “A che cosa serve?” “Dove conduce?”). Nel percorso riflessivo sul problema del male (capitolo 9) propone cinque possibili tipologie di male: il caos (come elemento di disordine), l’esistenza nel corpo (vivere nel corpo è l’essenza stessa del male), la realtà (il pessimismo cosmico), l’ambivalenza dell’essere, l’ottimismo metafisico. Nella concezione biblica il male, interpretato all’interno della logica dell’alleanza, ha origine nella libertà dell’uomo, viene dall’uomo, dalla colpa umana; la sofferenza del mondo ricade interamente sull’uomo, in quanto Dio, estraneo al male del mondo, non tollera la sofferenza che sconvolge l’esistenza umana. Fame, malattia, emarginazione, schiavitù non sono “volute” da Dio.

La pluridecennale riflessione cristologica di Rizzi si articola su alcuni fondamentali principi che si basano sul fatto che per comprendere il Gesù neotestamentario occorre partire dalla sua morte e dalla sua resurrezione. Con bravura Rizzi applica ai testi del Nuovo Testamento l’analisi fenomenologica (che cosa veramente dicono) e il metodo ermeneutico (per comprendere, interpretare il messaggio dei testi). I Vangeli, come testimonianze di fede, come documenta fidei, sono interpretazioni della vita di Gesù e la ragione della vita, morte e resurrezione di Gesù sono la salvezza degli uomini, la redenzione dell’umanità, la liberazione dal peccato e la riconciliazione con Dio. E l’intera esistenza di Gesù,  come incarnazione del Verbo nella carne, va vista nella prospettiva della redenzione. E Gesù, che ha liberato l’uomo dal peccato con la sua morte e risurrezione, non è tanto il simbolo dell’atto salvifico di Dio, ma è il redentore che si è incarnato ed è entrato nella storia.

A fondamento della cristologia, come modalità per intendere l’evento salvifico di Gesù, per Rizzi c’è il kerygma, inteso come libera decisione e assoluta obbedienza di Gesù sulla croce alla volontà del Padre. Alla morte Gesù si è consegnato, l’ha accolta liberamente, non l’ha fuggita, l’ha fatta propria consapevolmente. Gesù è morto sulla croce per la nostra salvezza perché lo ha voluto Dio come atto di amore per gli uomini e segno del suo perdono universale all’umanità, con la quale ha ricostituito l’alleanza. Principio costitutivo della cristologia è la solidarietà (la condivisione nell’assumere il negativo e nel donare il positivo) e l’espiazione, come amore,  è una categoria ineliminabile della cristologia.

Nel penultimo capitolo (l’undicesimo), sempre seguendo il percorso teologico tracciato da Rizzi Di Sante indugia su Cristo e le religioni e sull’idea della salvezza universale. Per la teologia e la cristologia neotestamentaria di Rizzi soltanto attraverso Cristo è possibile raggiungere Dio, perché Gesù è «colui in cui Dio ha riconciliato a sé l’umanità» e le altre religioni, che trovano la loro verità nell’eticità come responsabilità per l’uomo di fronte al Divino, sono autentiche vie e fonti di salvezza.                                                                                                                          Il cristianesimo è una delle religioni elaborata fenomenologicamente e interpretata filosoficamente; esso si presenta come religione di redenzione, «di salvezza cosmica legata alla rigenerazione etica, operata in Gesù Cristo». Ogni religione, come «luogo originario della manifestazione del Senso» è una via che gli uomini devono percorrere per raggiungere il Senso-salvezza.                                                                                                                                                                    Per il cristiano l’evento Cristo (come fondazione della religione), cioè professare la fede in Cristo, è necessario alla salvezza (intesa come alleanza tra Dio e l’umanità), ma per Rizzi l’evento salvifico non è legato alla professione di fede cristologica ma alla coscienza etica dell’uomo giusto. La salvezza universale sta in una esistenza morale, in una vita buona, nella pratica della giustizia, nell’operare per il bene; la salvezza è operante anche fuori della professione di fede in Cristo, e la Chiesa non è altro che la figura storica e sociale della proclamazione di questa salvezza ritrovata nella nuova alleanza in Cristo.

Nell’ultimo capitolo, Oltre le religioni – La coscienza etica, sempre sulla scia dell’indagine rizziana l’autore, Carmine Di Sante, si attarda a riflettere sul complesso fenomeno della secolarizzazione, e sui suoi diversi significati, e del rapporto esistente tra il Cristo e l’uomo secolarizzato. I diversi modi di intendere la secolarizzazione vanno dalla “eclissi del sacro”, “all’approvazione del Senso da parte della ragione”, dalla “formalizzazione della ragione” alla “mondanizzazione del mondo”. Pertanto la religione, soprattutto nella società occidentale, non è stata liquidata dalla secolarizzazione poiché religione e secolarizzazione sono compresenti e si contaminano reciprocamente.

Come docente di filosofia della religione Armido Rizzi affronta anche il problema della secolarizzazione e dell’etica affermando l’autonomia del fatto etico che non necessita di una fondazione religiosa, né di una fondazione razionale poiché appartiene all’’ordine della esperienza morale che è «strutturalmente una conoscenza prima».

La religione e la ragione non sono più da intendere come il momento fondativo, ma interpretativo dell’evento etico. L’esperienza etica, basata sulla obbedienza al giusto in sé e al bene in sé, appartiene anche alle società secolarizzate, agnostiche o atee. Sulla base della “laicità” della coscienza etica, per Rizzi è necessario il dialogo delle culture, l’incontro fra le molteplici etiche per raggiungere un’etica universale, valida per tutti, per ricercare, con un cammino reale delle coscienze, un consenso etico tra le diverse culture.

Dentro la Bibbia. La teologia alternativa di Armido Rizzi è un libro imperdibile, è saggio e narrazione integrati perfettamente, un vero racconto il cui autore ha saputo fondere l’indagine del saggista originale e svelante con la prosa del narratore.                                                                                                              In questo scritto, opera imponente di straordinario spessore teorico, Carmine Di Sante ha saputo alternare momenti di scavo teologico con brani tratti dai sacri testi biblici. Pagine scritte con acume e chiarezza da leggere e da meditare. Con questo corposo saggio l’autore dimostra, oltre ad essere un profondo conoscitore della teologia di Armido Rizzi, di essere capace di rendere con fedeltà estrema la travagliata e seria ricerca teologica e cristologica di un grande e rispettabile studioso della Bibbia.


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