Denis Verdini è in carcere, si è costituito a Rebibbia. Confermata la condanna della Cassazione a sei anni e sei mesi

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Denis Verdini di Ala in aula al Senato durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia posta dal governo sulla legge elettorale Rosatellum, Roma, 26 ottobre 2017. ANSA/ANGELO CARCONI

Per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino, la Cassazione conferma la condanna a sei anni e sei mesi per Denis Verdini, 69 anni, fiorentino, ex senatore di Forza Italia e poi di Ala che adesso è in carcere. Sono i suoi stessi legali ad annunciare in serata che il loro assistito si è presentato a Rebibbia dove ha atteso prima di entrare per un problema burocratico, la mancata notifica della sentenza alla casa circondariale. L’ex parlamentare era già stato condannato a 6 anni e 10 mesi di reclusione in Appello, la Cassazione ha quindi ridotto la pena di quattro mesi per la prescrizione di alcuni reati.

A proposito del carcere, lasciando il palazzo di giustizia Coppi nel pomeriggio, ha detto: “Purtroppo mi pare non ci siano esiti diversi, per fortuna Verdini è un uomo forte e coraggioso, penso saprà affrontare questa prova”.
Le indagini e i processi
Secondo le accuse Verdini avrebbe provocato il dissesto dell’istituto di credito con sede a Campi Bisenzio, centro a pochi chilometri da Firenze, attraverso numerose operazioni “anomale”, realizzate con una gestione “ambiziosa quanto imprudente” e in particolare con una pioggia di finanziamenti nel settore edile (oltre il 52% del credito), soprattutto nei confronti di società del gruppo Btp degli imprenditori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei (anche loro condannati in appello). A dare il via all’indagine la relazione dei commissari di Bankitalia che avevano denunciato gravissime criticità: il Credito Cooperativo Fiorentino fu commissariato nel 2010, poi dichiarato insolvente e assorbito da Chianti Banca.
Verdini – ex coordinatore nazionale di Forza Italia e poi dei moderati di Ala – era stato condannato a sei anni e dieci mesi di reclusione dalla Corte di Appello di Firenze il 3 luglio del 2018. In primo grado gli erano stati inflitti nove anni, poi ridotti per alcune prescrizioni legate ai reati di truffa sui fondi pubblici dell’editoria. Ieri il Pg della Suprema Corte Pasquale Fimiani aveva chiesto l’annullamento con rinvio della sentenza di secondo grado in quanto aveva ritenuto accertati alcuni fatti di bancarotta mentre su “numerosi altri episodi” riteneva necessario un ulteriore approfondimento. Secondo il Pg, inoltre, erano prescritti alcuni capi di imputazione relativi ai fondi sull’editoria. Evidentemente il collegio della Quinta sezione penale presieduto da Paolo Antonio Bruno ha ritenuto che ci fossero gli elementi per confermare quasi interamente il verdetto d’appello.

La Cassazione ha inflitto condanne anche nei confronti degli altri imputati per la bancarotta, ad eccezione del costruttore Riccardo Fusi la cui posizione era stata stralciata. Prescrizione invece per quasi tutte le persone finite a giudizio per la truffa all’editoria (per due è stato disposto un appello bis), compreso l’ex parlamentare Massimo Parisi, fedelissimo di Verdini.
I commenti degli avvocati
Gli avvocati di Verdini si sono detti “profondamente delusi” dalla sentenza “sia perché il ricorso che avevamo proposto a noi sembrava fondato sia soprattutto perché ieri il procuratore generale in un intervento molto motivato e persuasivo aveva chiesto l’accoglimento in larga parte dei nostri motivi di ricorso” ha detto l’avvocato Coppi difensore, insieme alla collega Ester Molinaro, di Verdini.

Di parere opposto Carlo Maria Pisana, avvocato dello Stato: “E’ un successo la sentenza della Cassazione che ha condannato Denis Verdini perché siamo riusciti a mantenere le condanne civilistiche, con una provvisionale di due milioni e mezzo di euro e sequestri già in atto su immobili di pari valore, nella maggior parte dei casi riferibili a Verdini, e anche a Massimo Parisi, immobili per i quali sono già state fatte le trascrizioni in favore dello Stato”. Pisana parla di successo in quanto, pur essendosi prescritti tutti i reati di truffa sui fondi per l’editoria, una trentina di milioni di euro, si sono però salvate parte delle condanne civilistiche al risarcimento.
Le reazioni

“È di dominio pubblico il fatto che io e Denis non ci siamo mai, o quasi, trovati sulla stessa posizione politica – ha detto il senatore Massimo Mallegni, commissario regionale di Forza Italia -. Tuttavia, ritengo questa sentenza, che rispetto, totalmente ingiusta e fuori da ogni logica. Sono amareggiato e mi sento molto vicino a lui e alla sua famiglia”. E Francesco Storace, ex governatore del Lazio scrive sui social: “Nonostante l’accusa avesse chiesto un nuovo processo, la Cassazione ha deciso il carcere. Perché si chiama Verdini. E io gli resto amico comunque come dovrebbe fare tantissima gente”.
Si, Verdini lo ricordiamo un anno fa seduto al caffè Rosati, in piazza del Popolo, a Roma. Lui è sempre stato un grande tessitore amico di Renzi e di tanti altri politici. Lui è intelligente e sa fare politica, ma è caduto nel crac del Credito Cooperativo Fiorentino ed ora è a Rebibbia. La vita puo’ riservare sempre sorprese e le conclusioni, a volte, sono durissime. Ma Denis è temprato ed è coraggioso e saprà soffrire in silenzio e riflettere.

Anche Renato Brunetta, deputato azzurro, parla di “accanimento giudiziario nei confronti di una persona che nel corso degli anni ha già pagato”. E Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera: “Non sarà una sentenza a cambiare il mio giudizio su Denis Verdini, un uomo di valore e un politico capace, grande organizzatore del nostro movimento di cui è stato per anni un motore e un elemento di equilibrio. Le sue scelte politiche successive che, ovviamente non ho condiviso, non hanno minimamente intaccato la stima e l’affetto per lui e per la sua famiglia a cui sono vicina in questo momento”.
(Fonte La Repubblica)


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