LATINA- Nostalgia politica. Dov’è finita la classe dirigente? Che fine han fatto i partiti con annesse scuole di formazione, sezioni, circoli, giornali ed attività le più varie?
Se Catone il Censore potesse parlare muterebbe il suo “Delenda Carthago”, in “Delenda Politica”. Ed infatti la Politica italiana è stata distrutta quando essa ha deciso di rinunciare al suo dominio ed alle sue prerogative prostrando il capo alla magistratura. Quando, all’inizio dei tragici anni ’90, si scelse la via giudiziaria per far fuori gli avversari politici. Lo confessò candidamente un galantuomo come il Senatore Gerardo Chiaromonte, Presidente dei Senatori comunisti, nel corso di un incontro con Bettino Craxi.
Tangentopoli fu l’esplosivo che sgretolò un sistema politico che, bene o male, aveva garantito il progresso e la stabilità democratica. Una vera e propria rivoluzione che pelosamente venne accettata da gran parte del sistema politico.
Un clima da pogrom durato vent’anni le cui evoluzioni hanno consentito che un comico condannato per omicidio colposo fondasse un partito e governasse il Paese. Di più, si è concesso ad un passante senza alcuna esperienza politica o istituzionale di poggiare le terga nella stessa poltrona di De Gasperi, Andreotti, Fanfani, Moro, Craxi.
La pandemia e la crisi da essa scaturita hanno disvelato, inevitabilmente, i limiti e le contraddizioni di personaggi da circo equestre. Tant’è che il Presidente della Repubblica si è trovato costretto a richiamare Mario Draghi dal buen retiro di Città della Pieve. L’ex Governatore della Bce, oltre ad essere la più autorevole “riserva della repubblica”, è un leader europeo da tutti riconosciuto. Lo stesso Bruno Tabacci, una volta compreso l’inutilità dell’operazione “responsabili”, ha ricordato che quando Obama aveva un problema alla Casa Bianca era solito dire: “Chiamate Mario!”.
Un personaggio di tal schiatta non può essere liquidato come un tecnico tout court. Deve essere considerato per quel che è: uno degli uomini politici più capaci di cui disponga il vecchio continente. Dispiace assistere alla scena desolante dei veti, dei distinguo, finanche delle critiche mosse da alcuni personaggi che non sarebbero degni neanche di allacciare le scarpe dell’ex numero uno della Bce.
Uno come Mario Draghi non può esser appeso alle decisioni di Vito Crimi, alle idiozie di Grillo o alla farsa dei voti espressi su internet. Una mascalzonata a cui hanno dato il nome di democrazia diretta. Se avessero letto bene Rousseau, avrebbero compreso come quella teorizzazione sia del tutto incompatibile con un grande Paese liberaldemocratico come l’Italia.
Il Governo Draghi farà bene all’Italia sui temi più caldi: contrasto alla crisi sanitaria ed a quella economico-sociale. Potrà anche costituire una gigantesca opportunità per ciò che rimane di una classe politica deformata da anni di vuoto ideale.
Una occasione per ripensare il funzionamento dei partiti. Una occasione per riportare i cittadini ad occuparsi della cosa pubblica, della Politica non a partire dalle viscere o dai rutti ma dallo straordinario e non semplice confronto fra idee diverse.
Potrà essere una occasione per la destra: meno sovranista, più europeista. Meno felpe, più cravatte. Meno demagogica, con più senso dello Stato.
Ugualmente anche la sinistra avrà l’occasione di ripensare se stessa. Magari ammettendo che il progetto del Partito Democratico, oggi, non ha più alcuna ragione di esistere. Le due grandi culture – anzi tre- democristiana, comunista e socialista potranno organizzarsi liberamente nelle forme e nei programmi a loro più congeniali.
C’è chi nell’arcipelago della sinistra, ad esempio, immagina una alleanza strutturale con i populisti i manettari i giustizialisti ed i fautori della democrazia diretta. Bene, una tale ipotesi è in contrasto con ogni riformismo e con la tradizione della sinistra italiana. Dunque, il nuovo Governo avrà il merito di far emergere con chiarezza quanto la seconda repubblica sia nata da una rivoluzione falsa e bugiarda. Si è voluto buttare l’acqua sporca con tutto il bambino e ci si è ritrovati, come un tragico gioco dell’oca, al punto di partenza.
Occorre ricostruire la Politica, ripulirla dalle macerie degli ultimi decenni. Soltanto così potremo consegnare alla storia un epilogo felice di questa crisi nera.
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