Abbiamo ascoltato diversi interventi ieri, in Consiglio comunale, nel merito della mancata costituzione di parte civile del Comune nel processo relativo all’assegnazione dei chioschi sul lungomare di Latina. Come gruppo consiliare, abbiamo preso le distanze dalle reazioni scomposte della maggioranza, che ha allontanato da sé ogni responsabilità sottolineando che la questione è amministrativa, non politica, e va approfondita. A nostro avviso una responsabilità politica c’è, dal momento che la costituzione di parte civile viene decisa attraverso una delibera, da predisporre con un certo anticipo e che non è stata adottata dalla giunta Celentano. Al netto di ciò, anche le giustificazioni della Sindaca lasciano il tempo che trovano.
Al di là delle responsabilità del Comune e di un processo che farà il suo corso, questa vicenda apre un vaso di Pandora e ci dà l’opportunità di fare una riflessione più ampia sul tema della costituzione di parte civile nell’ambito del Comune di Latina. La questione può apparire tecnica, da addetti ai lavori, tuttavia presenta alcuni aspetti problematici che hanno ricadute sulla collettività.
Il Comune di Latina si costituisce parte civile con un proprio difensore in molti procedimenti, anche per reati di poco conto come, per esempio, quelli per piccoli abusi edilizi. Basta dare uno sguardo all’Albo Pretorio per averne contezza. Nel corso di una recente commissione Bilancio, a mia domanda al dirigente Vicaro, è emerso che il Comune non recupera né le spese sostenute per incaricare il legale che rappresenti l’Ente in giudizio, né agisce per il risarcimento del danno.
Questo costituisce un problema, sia per il mancato recupero delle spese processuali, sia per l’aggravio a volte ingiustificato alla mole di un contenzioso che – sappiamo bene – pesa in misura rilevante sul bilancio del Comune riducendone la capacità di spesa. Ci si chiede: quanto grava, ogni anno, questo mancato recupero per un Comune che ha problemi di liquidità? A quanti soldi rinuncia l’Ente? Ha senso costituirsi parte civile in tutti i procedimenti se nemmeno le spese legali rientrano nelle casse comunali?
A fronte di ciò, si imporrebbe la necessità di razionalizzare l’impegno del Comune in questo tipo di cause. Qualche mese fa si è parlato della possibilità di introdurre nel nuovo Regolamento dell’avvocatura comunale una lista di reati per cui l’Ente può costituirsi parte civile. Ma c’era una necessità contingente: in quel frangente la proposta di regolamento era sembrata strumentalmente diretta a evitare la costituzione di parte civile nel processo Latina Ambiente. Tanto che, dopo che a causa del clamore mediatico e previo parere dell’esperto il Comune si è costituito in quel giudizio, il tema del regolamento è sparito dai radar dell’agenda politica dell’amministrazione.
Una lettura onesta, svincolata da quella contingenza, farebbe tuttavia convenire sulla necessità di una razionalizzazione delle cause in cui il Comune può costituirsi parte civile. Ad oggi, invece, mancano una gestione coordinata del settore legale e un’attenta selezione delle priorità da affrontare. E così, contiamo tantissime costituzioni di parte civile, anche per difformità edilizie di piccola entità, e clamorosamente “buchiamo” il processo per intimidazioni mafiose.
Daniela Fiore
consigliere comunale del Partito democratico
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