LATINA – L’amministrazione comunale di Latina si costituirà parte civile nel processo contro Nicola De Monaco, il geometra dell’ente accusato di aver contraffatto documenti dell’ufficio per utilità personali. Le motivazioni di questa decisione sono ricondotte appunto al danno di immagine, oltre che economico, subito dal Comune di Latina, in quanto i fatti contestati sono stati commessi da un suo dipendente ma in nome dell’intera struttura burocratica che quindi ne ha avuto nocumento. Formalmente il Comune chiederà di entrare nel processo mercoledì, nell’udienza già fissata davanti al giudice dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Latina.

Il procedimento a carico di De Monaco si sta svolgendo in tempi stretti – a giugno scorso la chiusa inchiesta della Procura. Nicola De Monaco, 55 anni di Latina, era finito ai domiciliari ad aprile scorso nell’ambito dell’inchiesta ribattezzata a suo nome, indagato insieme a Christian Pietrosanti e Aurelio Feola. Gli accertamenti del sostituto procuratore Valentina Giammaria avevano smascherato un giro di autorizzazioni facili per le acque reflue fondato sulla falsificazione di documenti. Di qui le contestazioni di falsità materiale aggravata commessa da pubblico impiegato incaricato di un servizio pubblico e corruzione in concorso, più il possesso ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti nella forma lieve.

Nel corso di un interrogatorio davanti al magistrato, De Monaco aveva risposto spiegando che in cambio di somme di denaro aveva contraffatto dei documenti. I suoi difensori però avevano chiesto la derubricazione del reato, sostenendo che non vi era stata corruzione ma truffa, in base a una condotta relativa a un procedimento che risale all’anno scorso. Le indagini erano scattate nel 2019, quando i carabinieri del Reparto Operativo avevano iniziato a scavare su un giro di autorizzazioni facili rilasciate per le acque reflue di alcune abitazioni private. Al termine di una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali, è emerso che De Monaco era riuscito a raccogliere la somma di 11.850 euro, sequestrata in seguito, ossia quando era scattata l’operazione.


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