LATINA – Chiudere definitivamente Al Karama Di Cocco rilancia dopo gli ultimi fatti di cronaca. Questa volta vi è stato un incendio partito dalla Cabina Elettrica che sta al centro di quella “baraccopoli che di fatto è “Al Karama, domani potrebbe succedere di peggio”.
“Al Karama” che in lingua araba significa paradossalmente “dignità”, è nato svariati anni orsono come centro di prima accoglienza su iniziativa della CGIL. Precisamente nel 1994 ad inaugurarlo fu proprio Bruno Trentin, allora segretario generale della CGIL. ”L’iniziativa –spiegavano allora i promotori- vuole testimoniare come la solidarietà da valore astratto, possa diventare una realtà in termini di strutture e di servizi”.
Nel corso del tempo quella struttura, di proprietà della Regione Lazio, ma gestita dal Comune di Latina, è stata dapprima utilizzata quale centro di prima accoglienza per profughi nordafricani e poi è stata occupata da nomadi di origine rom che si sono ritrovati lì con il “passaparola”.
Successivamente vi è stata una presa d’atto della situazione ed un tentativo fallito di gestione con fondi sovracomunali che hanno prodotto l’unico effetto di sperpero di denaro pubblico.
Le condizioni igienico-sanitarie in cui vivono i nomadi (e come tali non dovrebbero stanziare), che vi dimorano, incontrollati ed incontrollabili, in maniera più o meno stabile, sono da terzo mondo: il degrado ed il rischio di malattie sono elevati.
Quel posto è diventato un “ghetto”, un porto di mare dove sbandati, “delinquenti”, lavoratori agricoli in nero, accattoni e povera gente, per lo più di etnia rom, tutti insieme convivono in promiscuità, in condizioni umane disastrose. Un contesto in cui la parola “dignità” richiamata dal nome arabo dato al sito suona come una cinica presa per i fondelli per quei poveracci ed una amara constatazione del fallimento di un modo di fare solidarietà senza risorse e senza strutture e, soprattutto, con il …fondoschiena degli altri! E gli altri sono le casse del Comune di Latina e la gente di Borgo Montello, Bainsizza e dintorni che oltre alla iattura della discarica è costretta a sostenere anche le “scorribande” di minori senza patente per le strade del borgo, furti e prepotenze. Con una percezione della sicurezza per i cittadini e per i loro beni sotto zero.
L’accoglienza vera è fatta di assicurazione di servizi essenziali e, soprattutto, è fatta in vista di una temporaneità della permanenza degli “ospiti” in quel luogo.
Ma soprattutto è fatta quando ci si può permettere di farla: altrimenti è complicità per il degrado umano ed ambientale in cui si ritrovano i potenziali beneficiati che diventano vittime.
Ad Al Karama i servizi essenziali dire che sono “carenti” è un eufemismo. Non ci sono i servizi, punto. Per i suoi occupanti non manca neppure il rischio amianto grazie all’”eternit sbriciolato ovunque” come constatato da inchieste giornalistiche mandate in onda dalla stessa RAI negli anni passati.
Il campo è di fatto anche un ottimo punto d’appoggio per delinquenti senza scrupoli che vi trovano rifugio dopo le malefatte e che lo usano come una formidabile base logistica per portare a termine crimini odiosi: non è lontano nel tempo il sequestro di persona in danno di un cittadino tedesco che sarebbe stato adescato da delinquenti rom in gonnella del campo
Il Comune di Latina non è nelle condizioni né economiche e né logistiche di poter assicurare l’accoglienza adeguata e soprattutto la “dignità” (al karama, appunto!) a queste persone che nelle condizioni in cui si trovano sono solo oggetto di discriminazione ed emarginazione.
Non ci possiamo permettere né da un punto di vista economico e né da un punto di vista di sicurezza ed ordine pubblico di sostenere oltre una situazione che è ai limiti dell’esplosione.
Ma i cittadini di Borgo Montello e Borgo Bainsizza che peccato hanno fatto per meritarsi una maledizione come questa in aggiunta all’altra enorme maledizione della discarica a cielo aperto?
Eppure quella zona ha potenzialità turistiche inespresse ed inimmaginabili: dal turismo archeologico per la presenza di Satricum a quello religioso per la vicina presenza della Casa del Martirio di Santa Maria Goretti.
In ogni caso un dato è certo ed incontrovertibile: AL KARAMA VA sgomberato e CHIUSO immediatamente!
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