LAZIO – Secondo le stime elaborate dall’Ufficio Studi della Federlazio e sulla base di una consultazione di un panel qualificato di imprenditori del territorio, l’aumento incontrollato dei prezzi dell’energia impatta in maniera pesantemente negativa sull’attività di almeno centomila imprese manifatturiere, commerciali e terziarie della nostra Regione.

Inoltre, secondo calcoli effettuati dalla CGIAdi Mestre su dati Terna, Arera, Eurostat e Gme, l’esplosione dei costi pesa nei bilanci delle imprese del Lazio per oltre 6,3 miliardi di euro.In questo contesto vi sono intere filiere industriali che rischiano di sospendere le proprie produzioni. Tra queste risulta particolarmente grave la condizione delle aziende energivore come quellesiderurgiche, laterizie e dell’automotive ma sono a rischio anche molti altri segmenti industriali: dalla trasformazione alimentare al tessile, dalla metallurgia alla meccanica e all’elettronica, dalla chimica di trasformazione alle lavorazioni delle materie plastiche.

Soffrono in maniera significativa anche molti settori del terziario: i servizi di ristorazione, ladistribuzione, in maniera particolare il dettaglio, la logistica e i trasporti che sono stati colpiti in questi mesi oltre che dall’aumento delle bollette energetiche,da quello dei costi del carburante.Già in occasione dell’indagine congiunturale, condotta da Federlazio a inizio anno, veniva sottolineata la necessità di un intervento urgente da parte delle istituzioni per far fronte alle criticità causate dall’incremento dei costi dell’energia e dalle tensioni sui mercati di approvvigionamento delle materie prime.

Col trascorre dei mesi la situazione si è ulteriormente aggravata e oggi, dopo la pandemia determinata dalla diffusione del Covid-19, ci troviamo di fronte a quella che, come ha dichiarato il Presidente della nostra Confederazione Nazionale Confimi Industria, Paolo Agnelli, si configura come una vera e propria “Pandemia Energetica”. Questa crisi, che attualmente si presenta in maniera drammatica e mette a repentaglio la sopravvivenza di un grandissimo numero di piccole e medie imprese dell’intero Paese, purtroppo ha radici profonde che da diversi anni sono state richiamate all’attenzione del decisore politico da parte mondo imprenditoriale.

Le imprese e le famiglie italiane pagano il più alto costo dell’energia in Europa da ben prima del conflitto russo-ucraino, non solo a causa di una obiettiva dipendenza e fragilità sul fronte dell’approvvigionamento energetico, ma anche di una serie di imposte e balzelli che storicamente appesantiscono i costi delle bollette.Non si puòpoi non considerare l’anomalia del mercato dell’energia dove lo Stato, azionista di riferimento dei principali player nazionali che stanno realizzando utili smisurati, a tutt’oggi, non è riuscito neanche a incassare gli oltre 9 miliardi delle tasse sugli extraprofitti.

Il Presidente della Federlazio Latina Marco Picca in merito a questa situazione esprime forte preoccupazione e sottolinea che:“Sono necessarie azioni immediate e urgenti, applicando immediatamente il price-cap sul gas. Lo Stato deve fermare questa speculazione e permettere alle aziende di lavorare in modo sostenibile. La situazione che oggi tutti noi viviamo e subiamo è frutto della politica dei “no” che per anni ha guidato il Paese, la stessa politica che ha impedito l’apertura e lo sfruttamento dei giacimenti di gas naturale presenti in Italia, che avrebbero potuto offrire in parte una soluzione al problema ed un sicuro miglioramento e sviluppo dell’economia di quei territori. Senza soluzioni a breve termine, si arriverà al collasso dell’economia del nostro Paese. Contestualmente, sul piano nazionale e internazionale, si intervenga per modificare i meccanismi di definizione del prezzo dell’energia, rendendoli indipendenti dalle dinamiche finanziarie che regolano il mercato del Gas.Si lavori inoltre per incrementare l’apporto delle energie rinnovabili e di tutte le possibili alternative al gas nella produzione di energia elettrica, dal nucleare all’eolico, dai rifiuti alla geotermia per raggiungere in tempi brevi quella necessaria indipendenza energetica del Paese che risulta vitale per l’equilibrio attuale e futuro del nostro sistema socio-economico”.

 


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