CARO ANTONIO TI SCRIVO….
E’ vero, i giovani non leggono più,non scrivono (a mano),stentano a comprendere e elaborare concetti. Loro sono incolpevoli a differenza dei veri colpevoli,in primis un Ministero della Pubblica Istruzione (io continuo a nominarlo tale e non per nostalgia!) che non ha voluto mutare lo status-sistema di una scuola non aggiornata, lasciando i docenti a bagnomaria cioè sguarniti di un serio aggiornamento così metodologico come umano, oserei dire antropologico. Nel tuo articolo (La Repubblica,18 luglio) invochi con buona ragione di tornare all’antico -le poesie a memoria poiché la memoria implica la conoscenza- “Torniamo all’antico e sarà un progresso” aveva detto il vecchio Verdi! Gli insegnanti,quelli qualificati, ce la mettono tutta ma non possono farcela: è come trovarsi in mano un copione scadente e pretendere di ricavarne un capolavoro. Nello slabbramento attuale con insegnanti sempre più approssimativi, sempre più comparse e non attori,presidi burocrati di marca scadente, ignari della didattica, diciamo improvvisati e posticci, a mio avviso, è difficile pure addestrare gli allievi nella memoria. Dei nuovi vincitori di concorso ci si potrà fidare,per ora con riserva. E’ vero che i nuovi potenti mezzi e strumenti tecnologici, per nulla magici né miracolosi, hanno fortemente infettato anche il pianeta scuola, ma è altrettanto vero che la media degli insegnanti si trincera dietro la (mezza) verità che i giovani etc. etc. Ma loro,insegnanti e presidi, che cosa fanno per contrastare un sistema a dir poco obsoleto, insensato e “corrotto” cioè estraneo al fatto culturale? Se la cultura,oggi, specie nel nostro paese già culla dell’Umanesimo,è
è intesa come un effimero, è pur vero che la rinuncia a fare cultura nella scuola è una colpa che ricade pesantemente sugli alunni. Analfabeti quanto si vuole, refrattari pure, ciononostante insisto nel ritenerli incolpevoli: è fin troppo facile considerarli carne da macello come pure è semplicistico,mi permetto di dire,
pensare che basterebbe mandare a memoria qualche poesia. A meno che l’attività-operazione divenisse un “gioco”, tra il teatrale e il musicale….Ma che vor dì?! Parliamone insieme,poi, tu e io andiamo in una scuola (ti saprò dire quale), chiediamo di parlare con l’alto dirigente (!), chiediamogli di incontrare alunni e docenti per spiegare loro, tu,il tuo articolo (stando a quanto scrivi e dicono,caso mai l’avessero letto, non l’avranno capito!), io il mio pensiero. Se dovessimo essere messi alla porta, tu e io, pari grado in linguaggio per direttissima, ci toglieremo almeno una soddisfazione! Ti abbraccio.(gmaul)


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