LATINA – Terremoto stamane alla Camera di Commercio di Latina dove i Finanzieri del comando provinciale di Latina hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal Gip del tribunale, Giuseppe Cairo, su richiesta del Sostituto Procuratore, Gianmaria, nei confronti di due funzionari infedeli Andrea Di Stefano e Giuseppe Luciano, entrambi residenti a Sezze, indagati a vario titolo, per le ipotesi di reato di corruzione continuata e truffa aggravata in relazione a false attestazioni di presenza in servizio. Altri 7 impiegati risultano indagati.

Le indagini, svolte dal nucleo di polizia economico-finanziaria, hanno consentito di raccogliere gravi indizi in ordine al coinvolgimento attivo in diversi episodi corruttivi di due funzionari della Camera di Commercio di Latina, i quali, dietro indebiti compensi economici, si sarebbero adoperati per agevolare la definizione, ovvero velocizzare l’iter di pratiche istruttorie di competenza, relative, ad esempio, a cessioni di quote societarie, variazioni di sedi legali, deposito bilanci, messa in liquidazione e cancellazione dal registro delle imprese. In particolare, uno dei funzionari aveva il compito di ricercare “potenziali clienti” a cui proporre la gestione rapida e sicura delle pratiche, da indirizzare successivamente al secondo, il quale, una volta raggiunto l’accordo sul “compenso extra”, pattuito per la prestazione richiesta, predisponeva i documenti necessari all’esecuzione della pratica amministrativa, curandone la rapida esecuzione . Durante le indagini è emerso anche che il buon esito e l’effettiva rapidità garantita nella definizione delle istruttorie, rispetto alle ordinarie tempistiche aveva consentito ai due funzionari di accreditarsi presso vari professionisti e di ampliare, di fatto, il proprio bacino di utenza di beneficiari. Inoltre, in più di un episodio è stato rilevato che i professionisti, al fine di assicurarsi maggiore celerità nel perfezionamento delle pratiche da richiedere alla Camera di Commercio, erano disposti a corrispondere ai due funzionari un ulteriore compenso “extra” in denaro preliminarmente concordato. Tale modus operandi comportava un aggravio dei costi da sostenere per l’utenza, che andavano ad aggiungersi a quelli ordinariamente previsti a titolo di diritti di segreteria, bolli, diritti camerali, etc.. Il vantaggio, per i professionisti, era rappresentato dalla sicurezza circa il buon esito della procedura e del suo perfezionamento in tempi assolutamente più contenuti della norma. Per uno degli indagati il provvedimento cautelare riguarda anche l’ipotesi di reato di truffa aggravata in relazione a false attestazioni di presenza in servizio. Nello specifico, sono emerse circostanze in cui lo stesso, pur risultando presente a lavoro, di fatto si trovava in altre zone e non per ragioni del suo ufficio.Andrea Di Stefano e Giuseppe Luciano ora si trovano agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni di Sezze. Sono difesi dagli avvocati, Claudio Maria Cardarello e Silvia Balducci.

Naturalmente sui due vige comunque il principio di presunzione di non colpevolezza in attesa della pronuncia dei vari gradi di giudizio.


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