Di seguito, quanto esprime in una nota Nicola Calandrini, Capo Gruppo FdI – An Comune di Latina, sulla questione del centro di Alta Diagnostica:
“Il prossimo giovedì 30 novembre il Consiglio Comunale sarà chiamato ad esprimersi sulla realizzazione del Centro di Alta Diagnostica a Latina, un tema questo che ha aperto un fortissimo dibattito in Città .
Il punto di vista che ho sempre portato avanti è stato quello di attenerci all’Accordo di Programma originale e di non accettare proposte al ribasso; posizione questa largamente condivisa in ambito locale da tutte le forze sociali, imprenditoriali, sindacali, nonché dalla società civile, che hanno ben compreso la portata dell’iniziativa, esprimendosi pubblicamente in tal senso.
Una posizione che mi preme ribadire con forza in questa sede offrendo, nel contempo, ulteriori spunti di riflessione, che collimano, peraltro, pienamente con quanto affermato dal Presidente della Provincia avv. Eleonora Della Penna, augurandomi che possano tornare utili durante il suddetto dibattito in Consiglio:
Ritengo che la richiesta di un parere al Prof. Grassi, sia tardiva e inutile rispetto alla unanime richiesta formulata dal Consiglio quattro mesi fa, giacché nel frattempo si sono determinate certezze che non consentono di derogare a quanto sancito dall’Accordo di Programma. Desidero ricordare che a fine ottobre la Regione si è mostrata disponibile a riesaminare in senso positivo il precedente diniego qualora l’impostazione della pratica venga formulata in adesione alle linee direttrici dei funzionari regionali; il tutto come esplicitato dall’assessore regionale dott. Mauro Buschini in un question time dello scorso luglio e come ribadito nella nota recentemente inviata dalla Regione Lazio alle associazioni di categoria produttive dove si legge testualmente “dichiarandosi disponibile al rilascio delle concessioni necessarie qualora coerenti con la normativa in materia vigente”. E’ fuori dubbio la volontà della Fondazione di rispettare quanto verrà determinato dagli enti partecipanti. Va precisato, inoltre, che il parere espresso dal prof. Grassi riguarda principalmente una valutazione numerico diagnostica delle prestazioni offerte dalla RM 3 tesla ( n. 3384) che innegabilmente sono in numero superiore a quelle della PET-RM 3 tesla (n. 1692), ma non focalizza la netta differenza tra quantità e qualità delle prestazioni. L’Accordo di programma sancisce chiaramente che l’attività principale del nuovo centro deve essere incentrata principalmente sulla scienza e Ricerca ad alto livello con la PET-RM 3 tesla, macchinario questo non esistente nel Lazio e che può produrre incredibili risultati nel campo della ricerca, offrendo alla nostra città la possibilità di affermarsi in campo nazionale e internazionale sul piano scientifico e conseguentemente raggiungere risultati sul piano della più elevata qualità. La nuova proposta della sola RM 3 tesla è inaccettabile perché andremmo a realizzare solo un ottimo centro radiologico ma concorrenziale con alcune strutture sanitarie romane che sono già i possesso di tale macchinario (IFO, Policlinico Umberto I, ospedale S. Lucia, Clinica Pio XI e altri). Non era certamente questo il risultato auspicabile per una crescita del nostro territorio. La relazione iniziale sulla impostazione del Centro era, infatti, incentrata sull’attivazione di un network interuniversitario con protocolli di ricerca avanzata, sviluppati con università, centri di ricerca e ditte costruttrici per lo studio e ricerca ad altissimo livello principalmente per le patologie neurodegenerative, cardiocircolatorie, oncologiche e in altri ambiti medici. Il Centro potrebbe costituire un polo pilota di sperimentazione internazionale proprio perché dotato del macchinario PET-RM 3 tesla, in assenza del quale non si potrebbero raggiungere gli elevati ed auspicabili risultati nel campo della scienza.
Mi chiedo allora perché dobbiamo rinunciare oggi a queste aspettative anche di crescita della nostra città non ricorrendo alcun presupposto negativo? Sollecitiamo sempre la messa in campo di azioni che impediscano la fuga dei nostri giovani laureati all’estero, e che riescano ad attrarre studiosi da altre parti del mondo ma, quando abbiamo la possibilità concreta di poter attivare tali azioni le lasciamo cadere?
Disattendendo il vero obbiettivo ipotizzato per il Centro di Latina e accettando al ribasso, sul piano della qualità, quanto indicato dal prof. Grassi, significa annullare l’attuale Accordo di Programma e riscrivere un nuovo accordo con relative convenzioni da sottoporre ai Consigli Provinciali e Comunali e al Senato Accademico della Sapienza determinando così tempi biblici sia burocratici che politici.
A che pro tutto questo, quando con la ratifica dell’accordo iniziale possiamo arrivare in tempi contenuti a realizzare quanto richiesto a gran voce dal mondo dell’economia, del lavoro e della società civile latinense?
Il mio appello è che Sindaco e Consiglio Comunale riflettano attentamente, perché non si tratta semplicemente di collocare una macchina al posto di un’altra, ma di mettere in discussione il concetto che è stato alla base del Centro di Alta Diagnostica. E’ in gioco l’idea di cosa si debba fare del futuro di Latina, ovvero se vogliamo che rimanga ancorata ad uno stanco passato o se vogliamo trovarle nuove funzioni ed un nuovo modo di farla crescere.
La formazione, la ricerca, l’offerta sanitaria di alta qualità sono gli elementi strategici che devono stare al centro dell’idea del rilancio di Latina, e che passano attraverso l’università, l’industria farmaceutica pontina, il polo sanitario esistente con quello costituito dal nuovo Centro di Alta Diagnostica.
Ecco, questa è l’idea di cui dovremo discutere in Consiglio Comunale, l’idea sulla quale ci giocheremo il futuro”.
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