Caffè (s)corretto. La lunga lista dei candidati a sindaco

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Posto l’articolo sulle sardine latinensi ed esplodono commenti. Anche non graditi, ma fa parte della democrazia dei social, dove i minutaggi di warholiana memoria si ripetono all’infinito. Finchè non ti chiamano direttamente al telefonino, come si faceva prima dell’avvento di smartphone, touch, like & vaffanculi assortiti (leggi heaters).

Mi chiama il filosofo Mauro Cascio, da cui dissento su due cose: la cultura che io vorrei rendere popolare (lui c’ha rinunciato da tempo, anche perché, dice, poi si creano parti anali letterari) e la sua smodata e ingiustificata passione per la Juventus (chi ama il calcio non può tifare per i bianconeri, è un ossimoro su diversi punti di vista e qui ci vorrebbe un articolo a parte). Mauro Cascio parte largo, ma data la confidenza, gli dico di stringere, gli domando dove vuole arrivare e così la spara grossa. Del resto, è abituato, sia perché il filosofo ha, a livello stereotipato, la testa fra le nuvole, sia perché (aridaje) è figlio del tifo bianconero più estremo. Mauro sa come la penso e dove batte il cuore, sa che la magia anarcoliberale mi porta a obiettare in modo obiettivo, poiché si ragiona bene quando sei scevro da legami del monopensiero monocellulare monoteista. Così, vomita la sua (becera) proposta. Abbiamo fatto una riunione qui a casa mia, racconta trafelato, con amici che conosci, e abbiamo deciso: alle prossime elezioni comunali di Latina sarai il candidato a sindaco del Partito repubblicano italiano. Ricorda, continua indefesso, che il primo sindaco di questa città è stato repubblicano (Fernando Bassoli, ndc), inoltre tu hai una storia culturale, ti sei sbattuto per la città… Insomma va avanti per minuti con una serie di menate per sedurre la vanità che alberga in ognuno di noi. Io intanto continuo la toeletta personale, tra bidet, barba e doccia, sempre mentre lui tenta la carta seduttiva della politica. Certo, riprende, non sarai eletto sindaco, forse nemmeno consigliere, ma un partito storico che bla bla tornerà a splendere ti renderà la sconfitta meno amara, bla bla avrai la tua amplificazione mediatica, bla bla lancerai annunci e ipse dixit a profusione. A parte il no scontato da parte mia e le grasse risate tra amici la considerazione è un’altra. Nel capoluogo tra un anno e mezzo si svolgeranno le elezioni e dopo l’esperienza rivoluzionaria di Coletta & Lbc chiunque già ascolta l’eco della chiamata alle armi per salvare la patria nerazzurra. La città imputa a questo sindaco e a questa giunta e a questa maggioranza inesperienza amministrativa (dimenticando che li aveva votati proprio perché slegati da logiche antiche e sprovvisti di cv pubblico), poi li accusa per il risultato finora non certo esaltante maturato, così il 94% dei latinensi oggi si immaginano migliori del primo cittadino, degli assessori e dei consiglieri comunali (alcuni davvero folkloristici e altri con sembianze da Casper, in verità), ma anche di alcuni professionisti scelti direttamente dal Palazzo. Ecco, questo sarà l’effetto Coletta che ci attenderà se non ci saranno risultati eclatanti a livello amministrativo in quest’ultimo giro d’appello per Lbc: chiunque si riterrà legittimato a candidarsi, coi partiti rinnovati e con liste civiche e liste civetta a supporto in una lotta senza quartiere. Ascoltando i rumors di oggi, solo di candidati a sindaco e di sindaci in pectore ce ne sono davvero molti, da Giovanna Miele ad Annalisa Muzio (viva le donne) ad Armando Valiani e Roberto Cecere, da Vincenzo Zaccheo ad Angelo Tripodi, da Gianluca Di Cocco a Matteo Coluzzi, da Gianmarco Proietti ad Alessandro Panigutti, da Maria Paola Briganti a Nicoletta Zuliani passando per la conferma di Damiano Coletta fino a Aristide Aristodemo.  Anch’io mi candiderò, lo ammetto, ma nella lista del gufo.


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