Buon DanteDì a tutti (fiorentini e non)

Perché il 25 marzo è una giornata importante per Firenze e qualche idea per festeggiarla

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Domenico di Michelino su disegno di Alesso Baldovinetti: La Divina Commedia illumina Firenze. Firenze, Cattedrale di Santa Maria del Fiore.

[…] libertà va cercando, ch’è sì cara,

come sa chi per lei vita rifiuta.

Purgatorio, canto I, vv. 71-72.

FIRENZE- Da mesi non si parla d’altro: nel 2021 ricorre il settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta. Eppure oggi le celebrazioni assumono ancor di più carattere nazionale poiché si festeggia la giornata dantesca nell’anno dantesco.

Tra le iniziative culturali che si susseguono, segnaliamo la più eclatante, ovvero quella che ha previsto la messa in posa questa mattina di un maxi abete di 22 metri in Piazza della Signoria: si tratta di una piccola anticipazione della mostra “Alberi In-versi” in onore di Dante che gli Uffizi ospiteranno durante l’estate.

“Abete” di Giuseppe Penone, foto di Iacopo Evangelisti.

Ma perché per il DanteDì è stata scelta la data del 25 marzo? Perché, secondo alcuni studiosi, il viaggio nell’aldilà raccontato nella Divina Commedia ebbe inizio proprio nella notte tra il 24 e il 25 marzo del 1300 (altri esperti sostengono invece che Dante si sia perso nella selva oscura l’8 aprile dello stesso anno).

In ogni caso, il 25 marzo è stata anche la data del Capodanno fiorentino fino al 1750, quando i Lorena lo spostarono al 1 gennaio equiparandosi al resto d’Europa. Prima di allora, i fiorentini computavano l’inizio dell’anno solare secondo lo stile dell’Incarnazione, in ritardo di tre mesi rispetto alla Natività segnando un’unità in meno rispetto allo stile moderno.

Dunque, quale miglior modo per celebrare Dante e l’Annunciazione a Firenze se non andare in giro a caccia di opere d’arte che li rappresentino?

Il primo ritratto di Dante.

La raffigurazione del poeta nel corso della storia è un tema molto affascinante e dibattuto; qui ricordiamo che nel palazzo del Bargello, nella Cappella del Podestà, è conservato il più antico ritratto di Dante, affrescato dalla bottega di Giotto. Nel palazzo dell’Arte dei Giudici e dei Notai invece, ve ne è un altro attribuito all’artista fiorentino Jacopo di Cione.

Beato Angelico: Annunciazione. Firenze, Convento di San Marco.

Riguardo l’Annunciazione, sarà noto a tutti che si tratta di uno degli episodi della storia sacra più diffusi nell’arte medievale e moderna. A Firenze ce ne sono di meravigliose, in particolare quella del Beato Angelico nel Convento di San Marco e quella celeberrima di Simone Martini e Lippo Memmi per il Duomo di Siena del 1333, conservata agli Uffizi.

Eppure, in questo periodo in cui le norme anti-covid sono particolarmente stringenti, non ci è permesso vivere la città come vorremo: siamo stati privati della libertà di godere del nostro patrimonio artistico. Allora rimandiamo, solo momentaneamente, l’itinerario delle visite, e passiamo a un consiglio di lettura (oltre a quello mai scontato di rileggere, magari in compagnia, alcuni passi della Commedia e delle altre opere dantesche): Dante di Alessandro Barbero. Nel libro, l’eminentissimo storico e strabiliante divulgatore, ci racconta il Dante “uomo medievale”, genio sì, ma pur sempre profondamente calato nella sua epoca, aiutandoci a pensarlo un po’ più umano e un po’ più vicino a noi.


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